Dopo uno storico passo avanti, con l´approvazione della road map, Ariel Sharon ingrana la retromarcia. Per cominciare, il primo ministro si è parzialmente rimangiato le dichiarazioni con cui aveva fatto infuriare la destra denunciando "l´occupazione" dei territori palestinesi: una parola mai usata dai conservatori, che la ritenevano un tabù. Ieri Sharon ha detto di avere ricevuto una precisazione "legale" dal procuratore generale, secondo cui il termine corretto per i territori non è "occupati", bensì "disputati", ovvero contesi. I "falchi" del Likud, che minacciavano una fronda contro il premier, tirano un cauto sospiro di sollievo. In secondo luogo, la stampa israeliana ha pubblicato le obiezioni - finora segrete - allegate dal governo Sharon al voto con cui ha accettato la road map. E´ una lista di severe condizioni all´applicazione del piano di pace, in base alle quali nessun progresso sarà possibile, tra l´altro, senza: 1) una totale cessazione della violenza; 2) la distruzione di tutti i gruppi terroristici palestinesi; 3) la rinuncia a priori al "diritto al ritorno" dei profughi; 4) l´elezione di una nuova leadership al posto di Arafat. Le riserve presentate da Israele, commenta il quotidiano di sinistra Haaretz "trasformano la road map da iniziativa diplomatica in diktat, l´obiettivo non è più un accordo di pace ma l´imposizione di una resa ai palestinesi".
Un´altra cattiva notizia è che l´incontro tra Sharon e il primo ministro palestinese Abu Mazen continua a essere rinviato: non si farà nemmeno stamane, ma (forse) domani. E intanto, sia pure a fuoco basso, prosegue la violenza: un ragazzo palestinese di 16 anni ucciso a Gaza dall´esercito, perché tirava pietre contro i soldati; due donne israeliane ferite da un razzo tirato dai feddayn da Gaza; spari contro un convoglio di diplomatici stranieri incappato in un posto di blocco israeliano. Una migliore notizia è l´arrivo al Cairo di una "squadra" di agenti della Cia, il servizio segreto americano, che dovrebbero presto raggiungere Gaza per addestrare i servizi di sicurezza palestinesi nella lotta al terrorismo. Una prova di più del crescente coinvolgimento americano per riportare la pace nella regione.
A questo proposito, varie fonti confermano i due summit mediorientali in programma la settimana prossima: il 4 giugno Bush si riunirà a Sharm El Sheikh, in Egitto, con i leader dei paesi arabi moderati; e il 5 ad Aqaba, in Giordania, con Sharon, Abu Mazen e il "padrone di casa", re Abdallah (anche se manca ancora l´annuncio ufficiale della Casa Bianca). Intanto, ieri sera è giunto in Israele il presidente del Senato italiano Marcello Pera, per una visita di tre giorni in cui incontrerà Sharon e altri alti esponenti del mondo politico. E alla fine della settimana prossima (il 7) a Gerusalemme è atteso il presidente del Consiglio Berlusconi. "L´Italia - afferma la radio israeliana - è oggi il miglior amico del nostro paese in Europa".
Enrico Franceschini

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e attualmente Londra. Nel 1994 ha ricevuto il Premio Europa per le sue corrispondenze sul golpe di Mosca. Per Feltrinelli ha pubblicato La donna della Piazza Rossa (1994), Russia. Istruzioni per l’uso (1998), Fuori stagione (2006), Avevo vent’anni. Storia di un collettivo studentesco. 1977-2007 (2007), Voglio l’America (2009), L’uomo della Città Vecchia (2013) e Scoop (2017).

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