Marc Cooper: Nude e organizzate
Uno spettro si aggira per Las Vegas: le spogliarelliste organizzate. Una
visione da incubo dietro la quale si nasconde un ex operaio di 49 anni diventato
ballerina spogliarellista. I titoli di giornale su di lei non hanno però nulla
a che fare con il cambiamento di sesso. Andrea Hackett, con i capelli striati di
biondo e spettacolari unghie smaltate, è balzata al centro dell’attenzione
della città perché sta cercando con ogni mezzo di organizzare le migliaia di
spogliarelliste e ballerine di Las Vegas.
E per farlo si è lanciata in un combattimento corpo a corpo con le autorità
locali, e indirettamente con gli onnipotenti interessi del gioco organizzato che
dominano la vita politica della città. "Volevano la guerra", dice
tirando fuori un mazzo di tabelle organizzative e di note strategiche, "e
io gliela sto facendo".
Questo colorito caso di lotta di classe è cominciato la scorsa estate, quando i
consiglieri comunali della contea di Clark hanno votato 5 a 1 per regolare
pesantemente gli spettacoli di spogliarello e di lap dance che ogni anno portano
milioni di turisti e di convegnisti, e moltissimi dei loro dollari, nei
trentasei club per soli uomini di Las Vegas, dando lavoro a 15mila ballerine
(nessuno può dirlo con certezza, ma si calcola che qualcosa come un milione di
spettacoli di lap dance vengano eseguiti ogni anno nei club di Las Vegas, ad
almeno venticinque dollari l’uno). I consiglieri comunali, tutti casa e
chiesa, hanno messo le mani sull’affare scusate il gioco di parole e
hanno definito cosa sarà legale e cosa illegale nella lap dance. Per farla
breve, una ballerina non potrà più sedersi sull’area genitale del cliente
cioè in grembo, in inglese lap, da cui il nome lap dance e questo
renderà praticamente inutile l’essenza stessa dello spettacolo. Le ballerine
non potranno più chiedere mance. I clienti potranno offrirgliele, ma sarà
esplicitamente vietato compiere il consueto gesto di infilare le banconote nel
tanga della ballerina. "È una dichiarazione di guerra", sbuffa la
Hackett irritata, "in pratica stanno vietando la lap dance".
Cambio di sesso
Prima dell’operazione per il cambio di sesso nel 1995, la Hackett è stata
per diciassette anni meccanico e sindacalista alla Boeing di Seattle. Un’esperienza
organizzativa che adesso si rivela preziosa: "Sono consapevole di essere l’unica
ballerina spogliarellista di Las Vegas che è stata a Woodstock e ha bruciato la
cartolina precetto. E come se non bastasse sono anche socialista".
Pochi giorni dopo l’approvazione del regolamento, la Hackett ha fondato la Las
Vegas Dancers Alliance (Lvda), una sorta di sindacato delle ballerine della
città. Alla fine dell’estate aveva già reclutato quasi mille iscritte.
Adesso ci sono "rappresentanti di club" una specie di sindacaliste
clandestine in circa due terzi dei locali e il reclutamento va avanti al
ritmo di circa venticinque nuove iscritte alla settimana. Oltre a tenere
regolarmente riunioni nella biblioteca locale, l’organizzazione della Hackett
ha pubblicato una "Guida al voto per le ballerine" in occasione delle
elezioni del novembre 2002 e ha organizzato la prima campagna per la
registrazione nelle liste elettorali di spogliarelliste e ballerine di lap
dance. "Abbiamo portato al voto almeno cinquecento ragazze", dice con
orgoglio.
La Lvda si è affiliata informalmente con circa cinquanta altre associazioni,
compresi il Sierra Club e la sezione del nord Nevada dell’associazione
nazionale per la difesa delle persone di colore (Naacp), che insieme formano la
Progressive Leadership Alliance of Nevada (Plan). La Hackett ha anche stretto
forti legami con la locale sede dell’American Civil Liberties Union (Aclu),
storica organizzazione per la difesa dei diritti civili. "Andrea ha l’energia
e le capacità di dieci organizzatori", dice Paul Brown, direttore per il
sud Nevada del Plan. Nelle scorse settimane, la Hackett ha anche incontrato i
funzionari statali dell’Afl-Cio, la maggiore organizzazione sindacale
americana, e altri attivisti in vista di una affiliazione.
L’organizzatore di uno dei più grandi sindacati industriali internazionali,
dopo averla incontrata, ha detto di voler seriamente cercare una forma di
collaborazione: "Ci piacerebbe molto che alla fine queste ballerine
entrassero nel nostro sindacato, e cercheremo di aiutarle in ogni modo". La
Hackett e altri osservatori politici locali sono d’accordo sul fatto che il
giro di vite sulla lap dance possa essere messo in relazione con la crisi
economica avvertita dai grandi casinò e alberghi di Las Vegas fin dal 2000. Gli
affari sono diminuiti solo del 2-4 per cento, ma è comunque una doccia fredda
per un’industria viziata da vent’anni di crescita e di guadagni
ininterrotti. Per aumentare l’afflusso di turisti, molti casinò si sono
convertiti a spettacoli più espliciti, ma i regolamenti statali proibiscono
ancora di mischiare il gioco d’azzardo con gli spettacoli di spogliarello o di
lap dance. Nelle scorse settimane in tutte le televisioni americane è partita
una nuova, ricchissima campagna pubblicitaria, sessualmente molto allusiva, da
parte di alberghi e case da gioco di Las Vegas. Allo stesso tempo, le
gigantesche insegne luminose piazzate sui grandiosi alberghi di Las Vegas sono
sempre più piene di riferimenti sessuali.
I locali di lap dance che si trovano vicino ai grandi alberghi commettono il
peccato capitale di sottrarre clienti agli alberghi, ai casinò e ai ristoranti
più costosi. Alcuni di questi club sono inoltre un affare molto vantaggioso di
per sé. Il Sapphire Gentleman’s Club, appena aperto, è un investimento da 25
milioni di dollari e ha un serbatoio di circa seimila ballerine. In breve,
sembra che i casinò stiano usando la propria influenza politica per contrastare
la competizione dei locali di lap dance. "È la vita che ci aspetta nell’economia
del dopo 11 settembre" dice la Hackett, con parole che sembrano quelle di
un economista sindacale. "Stiamo parlando di grandi cartelli che spostano i
flussi di entrate e profitti dal gioco d’azzardo ad altri settori".
Terreno fertile
Tradizionalmente, i proprietari delle corporation di Las Vegas fanno il
60-70 per cento dei profitti con le sale da gioco, e il resto con alberghi,
ristoranti e locali di intrattenimento. Ma al recente American Gaming Summit, il
vertice del business legato al gioco, il top manager della potentissima Mgm
Mirage si è vantato di come la sua azienda sia riuscita a invertire questa
proporzione.
Non tutti sono d’accordo con la Hackett sul fatto che i grandi casinò siano
la sola forza che ha provocato la soppressione della lap dance. "Non c’è
dubbio che alla fine si tratti di interessi economici", dice Gary Peck,
direttore esecutivo dell’Aclu del Nevada. Peck ritiene però che le pressioni
possano essere venute anche da alcuni locali da ballo più grandi e
politicamente potenti nel tentativo di schiacciare quelli più piccoli. Secondo
Peck, inoltre, alcuni dei consiglieri comunali che sostengono l’ordinanza
hanno una visione del sesso non molto sana. "Mi è davvero difficile
entrare nella testa di quella gente", dice con una risata, "ma posso
dirvi con certezza che sono ossessionati dal sesso!". A proposito dell’alleanza
con la Hackett, Peck dice: "Si occupa di donne lavoratrici il cui lavoro è
protetto dal Primo emendamento. Ed è qui che coincidono i nostri interessi e le
nostre preoccupazioni".
Nel frattempo la Hackett ha trovato un terreno organizzativo fertile tra le
ballerine, poiché anche loro sentono la stretta economica degli ultimi due
anni. Ai bei tempi della bolla della new economy, le ballerine migliori potevano
contare su almeno quaranta o cinquanta spettacoli per notte a 25 dollari l’uno,
oggi sono fortunate se ne fanno dieci. "Vi sembreranno comunque un sacco di
soldi", dice la Hackett, "ma in realtà siamo sfruttate da
tutti". Le ballerine di Las Vegas sono trattate come libere professioniste
dai proprietari dei club, il che comporta non solo che non sono assunte
regolarmente, e quindi non ricevono indennità o assicurazioni, ma che devono
anche pagare almeno 70 dollari a notte al proprietario solo per aver diritto a
esibirsi. Poi ci sono le mazzette ai buttafuori, ai dj e qualche volta persino
ai parcheggiatori. Infine tutto il denaro che viene generato dalle ballerine
deve essere diviso con i proprietari dei locali, a volte al 50 per cento.
Il fatto che le ballerine siano lavoratrici autonome potrebbe alla fine
vanificare gli sforzi di sindacalizzazione, ma in ogni caso la Lvda potrà
esercitare una certa influenza in quanto "organizzazione
professionale", sul modello del Sindacato nazionale scrittori. L’organizzazione
sta anche per firmare un accordo con una compagnia assicuratrice affinché le
ballerine iscritte possano comprare prestazioni sanitarie a tariffe collettive.
Quando l’accordo sarà concluso, le iscrizioni alla Lvda potrebbero aumentare
vertiginosamente.
La Lvda può già reclamare alcune vittorie parziali. Un forte lavoro di
pressione, alcune riunioni pubbliche e marce nel centro della città, e poi un
mucchio di pubblicità locale e perfino internazionale, hanno costretto le
autorità a un parziale ritiro delle limitazioni sulla lap dance adottate nell’estate
del 2002. Alcune settimane fa i funzionari della contea di Clark hanno emendato
l’ordinanza per far sì che sia di nuovo consentito infilare mance nei tanga.
Il gruppo della Hackett ha anche convinto i funzionari comunali e della contea a
mettere da parte le proposte che puntavano a imporre una tassa per le singole
ballerine. Nonostante questo, per le ballerine c’è stato un netto aumento di
arresti e multe da quando le nuove norme sono entrate in vigore. "La legge
non ha fatto altro che trasformarci in criminali", sostiene la Hackett. È
per questo che sta portando avanti un nuovo progetto: un provvedimento a livello
di contea, chiamato "Proposta di legge per la protezione del ballo",
che dovrà imporre regole standard per il settore e ribaltare gli aspetti più
restrittivi della recente legislazione. "Chiamatela il Natale delle
ballerine". Per far sì che queste proposte siano sottoposte al voto, nei
prossimi mesi dovranno essere raccolte migliaia di firme. La Hackett è
fiduciosa. "Abbiamo già gruppi di volontari per raccogliere le
firme", afferma con una punta di malizia, "e sono tutte
hardbodies", dice usando il termine che nel settore indica le ballerine
più giovani, in genere tra i 18 e i 21 anni. "Dimmi, tesoro, pensi che
qualcuno per le strade di Las Vegas dirà di no a queste ragazze?". La
campagna di raccolta firme è in corso in questo momento. Ma anche prima che
cominciasse, la Hackett e il suo gruppo ristretto di circa cinquanta attiviste
stava già lavorando giorno e notte facendo volantinaggio nei club per reclutare
nuovi iscritti, cercando nuove affiliazioni sindacali e progettando la campagna
per il progetto di legge.
Di notte la Hackett fa ancora la ballerina al club Deja Vu Showgirls. Di giorno
dà gli ultimi ritocchi a quello che chiama il proprio corso educativo sulla
"politica del ballo", che ha lo scopo, afferma, di offrire una
educazione politica rapida alla spogliarellista diciannovenne media, priva di
nozioni politiche. La Hackett ha già scritto un manualetto di base.
Il manuale
Scorrendo il libretto appare chiaro come i sostenitori del pudore nel
consiglio comunale e gli interessi dei casinò che stanno alle loro spalle
abbiano trovato un oppositore formidabile. La Hackett conclude dicendo di
sperare che il suo lavoro possa "aiutare a rafforzare i grandi alleati
naturali della sinistra americana e cominciare a curare le ferite inflitte dai
nostri nemici naturali della destra americana. I primi concetti di base da
ricordare sono: ci sono molti meno ricchi che poveri; i ricchi in genere
vogliono che le cose rimangano come sono; i poveri, per loro natura, vogliono
che le cose cambino, possibilmente in meglio".
Marc Cooper
Marc Cooper, californiano di origine, espulso dall’università per la sua militanza pacifista, si trasferì a vent’anni a Santiago del Cile dove inizialmente trovò lavoro come traduttore di Salvador Allende. È …