Enrico Franceschini: Il sangue di Hirst provoca Londra
12 Settembre 2003
Odore di sangue nell´aria, pareti imbrattate di sangue, sangue che sgocciola
sul pavimento e si attacca alla suola delle scarpe. Sembra il luogo di un
delitto. Invece è l´apertura della nuova mostra di Damien Hirst, l´artista
più «maledetto» e più osannato della «pop» arte inglese. Dopo un´assenza
durata otto anni dalle gallerie londinesi, Hirst torna in scena con una
personale intitolata Romanticismo nell´era dell´incertezza, il cui soggetto in
realtà non sembra né il romanticismo né l´incertezza, bensì la religione.
L´artista ha deciso infatti di rappresentare Gesù, i dodici apostoli, i
quattro evangelisti, l´ascensione di Cristo, il tradimento di Giuda, il martiro
dei santi, e altri personaggi o avvenimenti della cristianità. Li rappresenta,
naturalmente, a modo suo: scandaloso, provocatorio, blasfemo. Geniale o
vergognoso, a seconda dei critici e dei gusti.
Qualche esempio. I quattro evangelisti sono sanguinolente teste di mucca (autentica) in formaldeide, su cui sono stati infilzati coltelli, forbici, scalpelli, bisturi chirurgici. Anche Giuda è una testa di vacca, ma con il muso girato verso il muro e gli occhi bendati. Il martirio di san Matteo è una vetrinetta riempita con un teschio, un crocefisso, fiaschi e bottiglie, da cui zampilla in continuazione un appicicoso liquido rossastro (vero sangue, di animale). L´ascensione di Cristo è una vetrinetta analoga, ma vuota, su cui campeggia una colomba impagliata. Dappertutto ci sono ossa, mucchi di mosche putrefatte, fialette, forcipi. E sangue, tanto sangue.
La stampa britannica non si scandalizza per questo spettacolo da macelleria o da obitorio, che certamente in un paese come l´Italia susciterebbe orrore tra molti cattolici e l´ira del Vaticano. Il critico del Guardian osserva che certe statue del Cristo in croce, certi quadri che si trovano nelle chiese, sono altrettanto grandguignoleschi. Il problema, soggiunge, è piuttosto capire che cosa intendesse Damien Hirst con una mostra così scioccante. E´ una critica della religione, è una dichiarazione di fede, è una presa in giro, è uno stratagemma per stupire e basta, senza alcun messaggio rivoluzionario: i pareri degli inglesi sono discordi. Qualcuno accusa Hirst di non avere più nulla di nuovo da dire, e di limitarsi a ripetere la sua propensione per l´horror e lo shock, fini a se stessi. Intanto, però, il quotidiano Independent spara una delle sue «teste di mucca» in prima pagina. Non solo gli artisti eccentrici amano scioccare il pubblico.
Qualche esempio. I quattro evangelisti sono sanguinolente teste di mucca (autentica) in formaldeide, su cui sono stati infilzati coltelli, forbici, scalpelli, bisturi chirurgici. Anche Giuda è una testa di vacca, ma con il muso girato verso il muro e gli occhi bendati. Il martirio di san Matteo è una vetrinetta riempita con un teschio, un crocefisso, fiaschi e bottiglie, da cui zampilla in continuazione un appicicoso liquido rossastro (vero sangue, di animale). L´ascensione di Cristo è una vetrinetta analoga, ma vuota, su cui campeggia una colomba impagliata. Dappertutto ci sono ossa, mucchi di mosche putrefatte, fialette, forcipi. E sangue, tanto sangue.
La stampa britannica non si scandalizza per questo spettacolo da macelleria o da obitorio, che certamente in un paese come l´Italia susciterebbe orrore tra molti cattolici e l´ira del Vaticano. Il critico del Guardian osserva che certe statue del Cristo in croce, certi quadri che si trovano nelle chiese, sono altrettanto grandguignoleschi. Il problema, soggiunge, è piuttosto capire che cosa intendesse Damien Hirst con una mostra così scioccante. E´ una critica della religione, è una dichiarazione di fede, è una presa in giro, è uno stratagemma per stupire e basta, senza alcun messaggio rivoluzionario: i pareri degli inglesi sono discordi. Qualcuno accusa Hirst di non avere più nulla di nuovo da dire, e di limitarsi a ripetere la sua propensione per l´horror e lo shock, fini a se stessi. Intanto, però, il quotidiano Independent spara una delle sue «teste di mucca» in prima pagina. Non solo gli artisti eccentrici amano scioccare il pubblico.
Enrico Franceschini
Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …