Enrico Franceschini: In rete il testamento di Shakespeare
22 Giugno 2004
Hanno scritto alcuni dei brani più drammatici e romantici della letteratura mondiale: ma quando hanno preso in mano la penna per l'ultima volta non si sono fatti prendere dall' emozione. William Shakespeare liquida tutto in una scarna paginetta; Jane Austen, ancora più asciutta, in dodici righe. Chi volesse leggere la composizione finale del Bardo o dell'autrice di Orgoglio e pregiudizio, deve soltanto sedersi al personal computer, collegarsi a Internet, digitare il sito ‟www.documentsonline.pro.gov.uk” e aspettare qualche secondo: poi potrà consultare, ed eventualmente riprodurre sulla propria stampante, il testamento di due giganti della lingua inglese. Quello di Shakespeare, scritto un mese prima della morte, all'età di 52 anni, nell'aprile 1616, è una pergamena ingiallita dal tempo: lo scrittore lascia alla moglie Anne, con cui è stato sposato per trentatré anni, soltanto il suo "secondo miglior letto" e qualche altro pezzo d'arredamento, affida il grosso dei risparmi alla figlia maggiore, 300 sterline alla minore, qualche spicciolo ai "poveri" della sua città, Stratford-on-Avon, e una spada da cerimoniale all'amico d'infanzia Thomas Combe. Jane Austen, morta in povertà di disturbi ai reni nel 1817, lascia "tutto quanto" è in suo possesso, senza specificare di cosa si tratta, alla sorella Cassandra, tranne cinquanta sterline riservate al fratello Henry. Le ultime volontà di Shakespeare e della Austen approdano in rete per iniziativa dei National Archives, l'Archivio nazionale britannico, insieme a oltre un milione di testamenti di personaggi famosi e gente qualunque, registrati ufficialmente tra il 1384 e il 1858 nel Regno Unito. I documenti - consultabili al prezzo di tre sterline l'uno - non rivelano clamorosi segreti, essendo già disponibili da anni a studiosi e pubblico presso il quartier generale dell' archivio di stato. Qualcuno pensa che potrebbero contribuire all'interminabile dibattito sull'attribuzione delle opere di Shakespeare: "Esperti e accademici hanno studiato a lungo il suo testamento per capire se la grafia e la firma (di cui esistevano almeno sei tipi differenti, ndr.) coincidono con quelle dei manoscritti letterari", dice Karen Grannum, portavoce dei National Archives. "Mettere il testamento a disposizione di un pubblico infinitamente più ampio dovrebbe generare nuove riflessioni e pareri". E anche se non ci sono misteri da risolvere, il progetto è un'ennesima dimostrazione delle possibilità di Internet: per scopo didattico o per curiosità personale, senza muoversi da casa o dal proprio ufficio, chiunque può accedere a una miriade di documenti di valore storico che finora restavano a impolverire in un archivio. Il sito dell'archivio facilita il lavoro, offrendo una rassegna di cento testamenti di "Vip", che comprendono fra gli altri, a parte i due citati, un buon numero di re, regine, principi, il corsaro Francis Drake, il condottiero Oliver Cromwell e l'ammiraglio Horatio Nelson. Anche qui non mancano le curiosità: Nelson, vergando le sue volontà su un taccuino qualche ora prima di morire nella battaglia di Trafalgar, il 21 ottobre 1805, chiede alla Corona di prendersi cura della sua amante, lady Emma Hamilton, da cui ebbe una bambina nonostante lei fosse la moglie dell'ambasciatore inglese a Napoli (il suo desiderio non venne esaudito dalla famiglia reale). Il pirata Drake domandò invece che due delle sue navi preferite fossero affondate nel punto in cui la sua bara sarebbe stata scaricata in mare. C'è anche il testamento di un illustre prigioniero, morto in mano agli inglesi: Napoleone Bonaparte. L'Imperatore lascia tutto quello che ha "al popolo francese".
Enrico Franceschini
Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …