Irene Bignardi: Addio Di Palma, maestro della luce

29 Luglio 2004
Se n'è andato un genio della luce, una persona di squisita gentilezza, un uomo bellissimo. Si chiamava Carlo Di Palma, era un mago dei colori, un innamorato del cinema, un inventore di atmosfere. Grande come quei grandi direttori della fotografia che solo l'Italia ha saputo produrre, per qualche miracolo e qualche alchimia. Grande anche per la sua semplicità e l'eterno incanto che metteva nelle sue parole e nelle sue scoperte, legato com'era forse, chissà, alle sue origini semplici - figlio di una fioraia, nipote di un tassista - e quindi incapace di un gesto di snobismo a cui pure gli avrebbe dato diritto il suo status di protagonista del mondo del cinema, e sempre aperto invece all'entusiasmo e all'ammirazione. Un uomo pieno di talento e di gentilezza che ha debuttato ragazzino nel cinema nella squadra di un altro grande, Gianni di Venanzo, e che per puro caso si è trovato a lavorare quattordicenne sul set di Ossessione. Fin da giovanissimo Di Palma aveva cominciato a sperimentare un modo tutto suo di fotografare, con un parco lampade ridotto, con i quarzi e "photoflood". E già ai tempi di La lunga notte del '43 di Florestano Vancini (1960) e di Tiro al piccione di Giuliano Montaldo (1961) aveva rivelato un talento e una tecnica tutta sua. Ma la prova dell'assoluta originalità della sua fotografia e della sua capacità di battersi in maniera creativa per il cinema di un grande autore avvenne con Deserto rosso (1964): un film per cui, assieme a Michelangelo Antonioni, Carlo Di Palma inventò una modulazione tutta nuova e totalmente anticonvenzionale del colore, poetico e astratto, che costò mesi e mesi di prove e di sperimentazioni. La collaborazione con Antonioni sarebbe continuata con Blow Up (1966) e poi con Identificazione di una donna (1982), mentre Di Palma nel 1972 debuttava anche come regista con Teresa la ladra, protagonista Monica Vitti, a cui era allora legato sentimentalmente. La carriera di Di Palma regista continuò con Qui comincia l'avventura (1975) e con Mimì Bluette... fiore del mio giardino (1976), mentre continuava il suo lavoro di direttore della fotografia con Monicelli (L'armata Brancaleone, La ragazza con la pistola), Bertolucci (La tragedia di un uomo ridicolo) e poi con Woody Allen. Ai film dell'amico Woody Allen, Carlo Di Palma ha portato una luce tutta italiana e il colore caldissimo e intenso della più felice stagione del suo cinema, da Hannah e le sue sorelle (1986), a Radio Days (1987), da Settembre (1987) a Pallottole su Broadway (1994) e Tutti dicono I love you (1996). Si divertivano tanto insieme che, dice Allen, grazie a Carlo lui non aveva più bisogno di andare in analisi. Poi il diradarsi degli impegni per la malattia, in cui gli è stata sempre vicina sua moglie Adriana Chiesa. E il ricordo che lascia, di un grande che sapeva essere sempre gentile.

Irene Bignardi

Irene Bignardi (1943) ha lavorato per il servizio cultura de “la Repubblica” fin dalla sua fondazione, e per lo stesso quotidiano è stata critica cinematografica; ha diretto il MystFest, ha …