Enrico Franceschini: Blair. "Sì all´Europa, no all´euro”

13 Maggio 2005
Rieletto tre volte di seguito primo ministro, Tony Blair rincorre una quarta vittoria alle urne prima di andare in pensione: ‟Mi batterò per il sì nel referendum sulla costituzione europea”, dice il leader laburista, indifferente al fatto che attualmente i sondaggi danno all´incirca un 60 per cento di ‟no” in Gran Bretagna. Ma quanto all´introduzione dell´euro nel Regno Unito, che era la sua priorità di otto anni or sono quando entrò a Downing street, ‟non ci sono ancora le condizioni necessarie”, afferma Blair. L´Europa, alla vigilia del referendum in Francia, domina la sua prima conferenza stampa all´indomani delle elezioni che lo hanno riconfermato al potere. E per quanto ‟azzoppato” da un voto che, a causa delle opache verità sulla guerra in Iraq, ha ridotto la maggioranza del Labour ai Comuni da 161 a 67 seggi, il premier appare in gran forma, pieno di progetti ambiziosi per il suo terzo mandato, che sarà l´ultimo, come lui stesso ha annunciato.

Primo ministro, se la Francia boccia la costituzione europea nel referendum del 29 maggio, ci sarà lo stesso un referendum in Gran Bretagna e quando?
Non so come andrà il voto in Francia, ma il referendum sulla costituzione europea noi lo faremo in ogni caso, anche se non abbiamo ancora deciso la data. È una promessa non solo mia, ma del governo.

E lei farà campagna elettorale affinché la costituzione sia approvata?
Mi batterò per il sì, naturalmente. Come ho sempre sostenuto, la costituzione è un documento che facilita il lavoro dell´Europa a 25 Paesi, senza in alcun modo limitare la sovranità della Gran Bretagna, ed è nel nostro interesse che venga approvata.

Veramente il presidente Chirac sostiene che la costituzione stabilisce un nuovo modello sociale europeo.
Non voglio entrare nel merito del voto in Francia. C´è un grande dibattito su cosa debba essere il modello sociale europeo oggi. Io credo che un modello sociale basato sui controlli come modo migliore di proteggere l´occupazione, un´economia chiusa come modo migliore di proteggere la sopravvivenza di imprese ed industrie, siano idee sorpassate. Idee che, semplicemente, non funzionerebbero nel mondo moderno.

Eppure il Parlamento europeo ha vietato proprio ieri la settimana lavorativa di 48 ore e oltre, una clausola che si riferisce specificatamente al Regno Unito. Accetterà questa norma?
No, a mio avviso è sbagliata, serve assoluta flessibilità sul lavoro per mantenere la competitività europea. E sono convinto che nell´Unione Europea esista una minoranza di Paesi in grado di bloccare un provvedimento simile.

Otto anni fa lei voleva adottare l´euro in Gran Bretagna: ha rinunciato a farlo nel suo terzo e ultimo mandato?
Io dicevo che, se c´erano le condizioni, se era utile e nell´interesse della Gran Bretagna, bisognava adottare l´euro. Tuttavia al momento, in base ai criteri che noi abbiamo fissato per adottarlo, le condizioni non ci sono. Le cose possono cambiare in futuro. Vedremo.

In campagna elettorale diceva che intendeva fare un "mandato completo", ieri parlando ai deputati laburisti ha detto che vuole avere il tempo di organizzare una "ordinata transizione" da lei al suo successore, colui che si candiderà alla premiership alle elezioni del 2009. Significa che intende dimettersi tra due o tre anni per lasciare il posto al ministro delle Finanze Gordon Brown?
Non intendo tornare su questo tema. Preferisco concentrarmi sul lavoro da fare nel terzo mandato: il completamento delle riforme dei servizi pubblici, la lotta contro crimine e comportamenti antisociali, dare sempre più opportunità a tutti, in modo che il cambiamento che abbiamo avviato diventi permanente.

E pensa di fare tutto ciò con una maggioranza di 67 seggi?
È sbagliato pensare che 67 seggi sono pochi: se guardiamo al passato, sono più che sufficienti per governare.

Un grande shopping-center ha vietato l´ingresso ai ragazzi che indossano felpe col cappuccio perché sarebbero un modello antisociale. È d´accordo?
Dobbiamo ristabilire il rispetto della legge e dell´ordine nella nostra società, cosicché la gente possa camminare per strada senza avere paura.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …