Enrico Franceschini: Olimpiadi 2012. Londra capitale del mondo

07 Luglio 2005
Qualcuno lo aveva capito con largo anticipo: "London calling", cantavano i Clash negli anni Ottanta, e dieci anni più tardi il titolo del loro brano più famoso finì sulla copertina di un grande settimanale americano, ‟Newsweek”, simboleggiando l´ascesa al potere in Gran Bretagna di un primo ministro giovane, moderno ed ex-capellone, Tony Blair. È dal 1997 che Londra "chiama", attirando su di sé l´attenzione e l´ammirazione del pianeta, con la sua rivoluzione politica ed economica all´insegna di un rinnovato socialismo in salsa liberista, con le sue mode, le sue tendenze, la sua energia. E anche il nomignolo successivo affibbiato al Regno Unito targato Blair, "Cool Britannia" (dove "cool" equivale all´"hot" degli anni Sessanta per definire qualcosa che ha successo), era fondato in buona parte sul fascino irresistibile della capitale. Da allora Londra ha continuato a scintillare, sostenuta dagli affari della City, la cittadella dell´industria finanziaria, dal boom immobiliare, da ondate di immigrati legali e clandestini che - a dispetto delle fobie ultraconservatrici - hanno sempre trovato un lavoro e braccia aperte, dai petrodollari dei "nuovi ricchi" russi che l´hanno eletta a seconda (o prima) patria, dall´alta moda di Naomi Campbell e Kate Moss, dal grande football di Arsenal e Chelsea, dalla dolce vita dei Vip del rock e del cinema, come Madonna (che ci si è già trasferita, lasciando New York) e Woody Allen (che per adesso ci gira i suoi film, ma potrebbe anche cercarci casa).
Al di là dei miliardi di investimenti promessi, dei faraonici progetti, del lobbismo di Blair e di Sebastian Coe, il fascino di Londra è stato probabilmente il fattore chiave per ottenere i Giochi del 2012, come ha detto giubilante il primo ministro britannico: ‟Il Comitato Olimpico ha riconosciuto che oggi è questa la vera capitale del mondo”. Da notare: è la prima volta che Blair lo ha detto così apertamente. Le statistiche le assegnavano già il titolo di migliore capitale d´Europa, la più multiculturale e multirazziale, con più opportunità di lavoro, metri quadrati di verde, cultura, musei, show-business. C´era già da qualche anno la sensazione che avesse superato perfino New York, ferita dalla tragedia dell´11 settembre, nel ruolo di prima "città globale", autentica capitale della terra. La decisione di assegnarle le Olimpiadi in effetti non fa altro che individuare e illuminare un fenomeno: come è stato con Barcellona per la nuova Spagna, per Seul la "tigre asiatica" democratizzata, per la futuristica Sydney e per la Pechino del "secolo cinese". È come se i membri del Cio, con i loro voti, non abbiano soltanto deciso dove svolgere le Olimpiadi del 2012 ma anche annunciato al mondo quello che il mondo aveva già sotto gli occhi, eleggendo la città regina del momento.
Il suo primato, beninteso, non deriva soltanto dai broker della City, dai buoni ristoranti (checché ne dica Chirac), dalle mode che dalla minigonna in poi esporta nei cinque continenti. Londra è anche stata la città europea in cui, dalla rivoluzione industriale in poi, continuano a sbarcare generazioni di poveri immigrati: approdando dal Tamigi, per coincidenza, nel quartiere degradato e derelitto in cui ora sorgerà il nuovo Parco Olimpico: l´East End, teatro di tanti romanzi di Dickens. Portare i Giochi a Londra costerà alla Gran Bretagna 13 miliardi di euro, ma si prevede che le Olimpiadi produrranno un profitto immediato di 140 milioni di euro, senza contare tutti gli altri benefici a lungo termine, in materia di turismo, occupazione, trasporti. Insomma: fra sette anni sarà ancora più bella e sfolgorante. "London calling": e il mondo, sedotto dal suo richiamo, non può fare altro che rispondere.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …