Enrico Franceschini: Identificati i quattro kamikaze. "Così hanno colpito Londra"
13 Luglio 2005
Sono bastati cinque giorni di indagini a Scotland Yard per identificare i terroristi che hanno attaccato la capitale. Purtroppo, la polizia non ha potuto arrestarli: sono morti nelle esplosioni. Erano in quattro, come le bombe. Erano kamikaze islamici, musulmani britannici, terroristi ‟fatti in casa”. Sono arrivati a Londra insieme, in treno. Si sono separati alla stazione di King´s Cross: lo prova un´immagine ripresa dalle telecamere a circuito chiuso della metropolitana, venti minuti prima che gli attentati sconvolgessero la città. Tre sono saliti su treni diversi, il quarto ha preso un autobus, quindi si sono suicidati in mezzo ai passeggeri. La svolta nell´inchiesta è venuta con un raid alle prime ore del mattino, quando le forze dell´ordine hanno perquisito le abitazioni di tre membri della cellula terroristica, a Leeds, nell´Inghilterra del nord. Gli agenti hanno evacuato seicento persone dalla zona, perché in una delle abitazioni hanno trovato un ordigno, più tardi distrutto con un´esplosione controllata. A Leeds, la polizia ha effettuato un arresto: un parente dei terroristi, secondo le indiscrezioni. Più tardi, a Luton, una cittadina nei pressi di Londra, la polizia ha rinvenuto un´automobile collegata all´attentato e ha fatto saltare anche questa, dopo avere evacuato la stazione ferroviaria vicino a cui era parcheggiata. Il veicolo, si è così scoperto, conteneva esplosivo.
Una giornata di sviluppi decisivi, in cui non sono mancati nuovi falsi allarmi: alle otto di sera, a Londra, un oggetto sospetto ha provocato la temporanea evacuazione della camera dei Comuni, il parlamento sormontato dal Big Ben. La preoccupazione delle autorità, secondo cui i terroristi di giovedì scorso, se non fossero stati presi, avrebbero ‟colpito ancora”, sembra sfumata.
In compenso, ce n´è un´altra: se è difficile trovare un pacco pieno di tritolo sotto i sedili di un bus o nel metrò, è impossibile - riconosce Scotland Yard - fermare un terrorista suicida imbottito di esplosivo, determinato a mescolarsi tra la folla. Forse anche per questo la polizia non afferma ancora ufficialmente che i quattro erano kamikaze - ma lo indicano fonti raccolte dalla Bbc. Gli inquirenti non rivelano neppure i nomi dei quattro (ma uno viene identificato dai vicini di casa come Shahzad Tanweer) o dell´arrestato.
Sulla base di centinaia di interrogatori, informazioni riservate e tracce trovate sul luogo delle esplosioni, ha detto in una conferenza stampa Peter Clarke, capo della sezione anti-terrorismo di Scotland Yard, ‟siamo giunti piuttosto presto a sospettare quattro uomini, tre dei quali provenienti da Leeds, nello West Yorkshire”. Un quarto uomo si è unito a loro sul treno che li ha portati a Londra, alla stazione di King´s Cross. Alle 10 del mattino, i familiari di uno degli uomini di Leeds hanno chiamato la polizia per avere notizie del loro congiunto, evidentemente sapendo che era andato a Londra e temendo che fosse rimasto vittima dell´attentato: segno che ignoravano le sue attività eversive e che la cellula era composta di ‟dormienti”, insospettabili che attendono tranquillamente il momento di agire.
L´indagine ha fatto rinvenire documenti ed effetti personali appartenenti ai quattro attentatori, nel metrò e sul bus. Un dettaglio misterioso: è insolito che kamikaze portino con sé documenti in grado di identificarli, permettendo alla polizia di risalire a familiari ed eventuali complici. Gli esperti di medicina legale hanno concluso che ‟quasi certamente” uno dei quattro è morto alla stazione Aldgate del metrò. Per giungere a conclusioni analoghe sugli altri, afferma Clarke, occorrono ulteriori indagini (sebbene fonti della polizia dicano che non ci sono più dubbi).
Una giornata di sviluppi decisivi, in cui non sono mancati nuovi falsi allarmi: alle otto di sera, a Londra, un oggetto sospetto ha provocato la temporanea evacuazione della camera dei Comuni, il parlamento sormontato dal Big Ben. La preoccupazione delle autorità, secondo cui i terroristi di giovedì scorso, se non fossero stati presi, avrebbero ‟colpito ancora”, sembra sfumata.
In compenso, ce n´è un´altra: se è difficile trovare un pacco pieno di tritolo sotto i sedili di un bus o nel metrò, è impossibile - riconosce Scotland Yard - fermare un terrorista suicida imbottito di esplosivo, determinato a mescolarsi tra la folla. Forse anche per questo la polizia non afferma ancora ufficialmente che i quattro erano kamikaze - ma lo indicano fonti raccolte dalla Bbc. Gli inquirenti non rivelano neppure i nomi dei quattro (ma uno viene identificato dai vicini di casa come Shahzad Tanweer) o dell´arrestato.
Sulla base di centinaia di interrogatori, informazioni riservate e tracce trovate sul luogo delle esplosioni, ha detto in una conferenza stampa Peter Clarke, capo della sezione anti-terrorismo di Scotland Yard, ‟siamo giunti piuttosto presto a sospettare quattro uomini, tre dei quali provenienti da Leeds, nello West Yorkshire”. Un quarto uomo si è unito a loro sul treno che li ha portati a Londra, alla stazione di King´s Cross. Alle 10 del mattino, i familiari di uno degli uomini di Leeds hanno chiamato la polizia per avere notizie del loro congiunto, evidentemente sapendo che era andato a Londra e temendo che fosse rimasto vittima dell´attentato: segno che ignoravano le sue attività eversive e che la cellula era composta di ‟dormienti”, insospettabili che attendono tranquillamente il momento di agire.
L´indagine ha fatto rinvenire documenti ed effetti personali appartenenti ai quattro attentatori, nel metrò e sul bus. Un dettaglio misterioso: è insolito che kamikaze portino con sé documenti in grado di identificarli, permettendo alla polizia di risalire a familiari ed eventuali complici. Gli esperti di medicina legale hanno concluso che ‟quasi certamente” uno dei quattro è morto alla stazione Aldgate del metrò. Per giungere a conclusioni analoghe sugli altri, afferma Clarke, occorrono ulteriori indagini (sebbene fonti della polizia dicano che non ci sono più dubbi).
Enrico Franceschini
Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …