Fabrizio Tonello: New Orleans. Usa senza Protezione

12 Settembre 2005
Perché stupirsi se a New Orleans arrivano i paracadutisti della 101 divisione aereotrasportata (quella che atterrò per prima in Normandia nella notte del 6 giugno 1944)? La ragione e abbastanza semplice: la protezione civile americana è sempre stata considerata uno strumento per far fronte alla guerra nucleare e all'anarchia che ne seguirebbe piuttosto che un organismo in grado di mettere rimedio a incendi, alluvioni, terremoti e altre catastrofi naturali. Ancora ieri i giornali americani mettevano in rilievo che la Fema, Federal emergency management agency, è diretta da un avvocaticchio dell'Oklahoma, compagno di università del suo predecessore, che era un galoppino di Bush. Degli otto dirigenti al vertice dell'ente, ben cinque non hanno alcuna esperienza di protezione civile e vengono dalla politica. Poiché la fema non èmai stata considerata molto importante, Bush ci ha mandato quelli che non sapeva dove altro mettere: un ex vicegovernatore del Nebraska e un funzionario della camera di commercio. Ma la crassa incompetenza dimostrata dai politici è solo un aspetto del problema. Di altrettanta importanza è il fatto che la Fema nacque nel 1979 per volontà del presidente democratico Jimmy Carter, riunendo al suo interno un centinaio di agenzie federali dalle competenze disparate: alcune di esse si occupavano di inondazioni, altre di metereologia, altre ancora di assicurazioni. Il pezzo principale (anche in termini di fondi) era però quello proveniente dal Pentagono, la cosiddetta Civil Defense, cioè il dipartimento incaricato di insegnare ai cittadini cosa fare in caso di guerra nucleare con l'Unione sovietica.
Oggi viene soltanto da ridere alla vista dei filmini mostrati nelle elementari durante gli anni Cinquanta, filmini che spiegavano agli scolaretti come buttarsi sotto il banco e tenere gli occhi chiusi ‟se vedevano una grande luce bianca” fuori dalla finestra. Il mercato dei rifugi antiatomici ‟fai da te” era fiorente e si discuteva molto se fosse eticamente corretto rifiutare l'accesso agli sconosciuti per evitare di dover dividere preziose riserve di cibo e acqua con qualcuno non appartenente alla famiglia. Tutto questo, in realtà non era affatto comico e per un quarto di secolo gli americani vissero nell'ansia. Malgrado la distensione avviata da Nixon, i programmi di difesa civile non furono affatto abbandonati e, al contrario, Reagan ipotizzò di fare della Fema il nucleo di un ‟governo segreto” che avrebbe dovuto transitare gli Stati uniti al di là di una guerra nucleare, concepita in certi momenti come non solo possibile ma probabile. All'interno dell'amministrazione Reagan erano i soliti Oliver North e soci a compilare piani in cui la ‟protezione civile” diventava il pretesto per instaurare la legge marziale, sospendere i diritti civili, internare i sospetti, o i riottosi, negli stadi (l'idea dell'Astrodome viene da lì) e far controllare il paese dall'esercito fino al ritorno della ‟normalità”.
Tutto questo rimase, fortunatamente, allo stato di fantasie grazie allo scoppio, nel 1986, dello scandalo delle forniture d'armi all'Iran, ma certo la Fema non poteva occuparsi di fare piani contro i tifoni, o per rafforzare gli argini di New Orleans, mentre si occupava di preparare gli Stati uniti per un conflitto atomico.In tutta la storia dellagenzia, l'unico funzionario competente e con una visione non militarsca dei problemi fu James Witt, nominato da Clinton nel 1993. Anche Witt, tuttavia, potè fare ben poco di fronte al groviglio di competenze, alla cultura militaresca e alla cronica mancanza di fondi che affliggevano l'agenzia. Problemi che, dopo l'11 settembre, non potevano che peggiorare: la Fema viene incorporata nel nuovo Department of Homeland Security, nel marzo 2003, e si dedica a ipotizzare attacchi chimici biologici o nucleari da parte di terroristi islamici.
Il ben più concreto pericolo di tifoni (che ogni anno in questa stagione devastano il golfo del Messico) viene ignorato. Così quando Katrina arriva, Bush non può fare che le due cose che gli riescono meglio: farsi fotografare mentre ‟prega” e mandare i paracadutisti. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Fabrizio Tonello

Fabrizio Tonello (1951) insegna Scienza dell'Opinione Pubblica presso l'università di Padova. Ha insegnato anche nel Dipartimento di Scienze della Comunicazione presso l'università di Bologna e nella Scuola Internazionale Superiore di …