Enrico Franceschini: "È solo l’inizio". La minaccia del kamikaze

07 Luglio 2006
Esattamente un anno dopo, il kamikaze è tornato. Uno dei quattro giovani musulmani britannici che il sette luglio scorso si fecero saltare in aria nella metropolitana e su un autobus a Londra, causando sessanta morti e settecento feriti, è riapparso ieri in un videomessaggio di Al Qaeda, trasmesso dalla rete televisiva araba Al Jazeera e quindi anche dalla Bbc.
Agitando l’indice come un precettore, il volto incorniciato da una kefya biancorossa, Shehzad Tanweer parla dall’oltretomba, come se avesse potuto assistere anche lui all’effetto del suo fanatico gesto: ‟Ciò che avete visto adesso è soltanto l’inizio di una serie di attacchi che continueranno e si intensificheranno fino a quando non ritirerete le vostre truppe dall’Afghanistan e dall’Iraq, finché non interromperete gli aiuti a Israele”, afferma il terrorista nel messaggio, col suo ben riconoscibile accento dello Yorkshire, apparentemente rivolto all’America, alla Gran Bretagna e ai paesi loro alleati nelle iniziative a Kabul e a Bagdad.
Così, mentre il Regno Unito si prepara a commemorare l’attentato con due minuti di silenzio, cerimonie religiose multiconfessionali ed eventi pubblici, anche Al Qaeda celebra alla sua maniera il primo anniversario del "7/7", come lo chiamano i media inglesi. Una videocassetta di rivendicazione era circolata nei giorni successivi all’attacco, in cui veniva ripreso un altro membro del quartetto di kamikaze, Mohammed Khan, ma a quanto pare Al Qaeda aveva in serbo una seconda registrazione da utilizzare per l’anniversario della strage. Nel video fatto pervenire ieri ad Al Jazeera compare anche Ayman al-Zawahiri, il numero due della rete del terrore, che elogia il ventunenne terrorista suicida:
‟Aveva studiato educazione fisica all’università e aveva una passione per la boxe”, dice di Tanweer. ‟Proveniva da una famiglia agiata, ma i suoi abiti e il suo atteggiamento rimanevano modesti”. Nella videocassetta appare poi brevemente Osama bin Laden: non si sente la voce, ma Al Jazeera sostiene che il capo di Al Qaeda esalta l’attentato nella capitale britannica.
Le minacce contenute nel messaggio confermano le previsioni della polizia, secondo cui il rischio di nuovi attacchi, anche con armi non convenzionali, rimane alto e addirittura viene considerato inevitabile.
Scotland Yard ha reso noto di avere sventato quattro complotti terroristici dopo quello del luglio scorso, una settantina di persone sono agli arresti per terrorismo e stamane le forze dell’ordine moltiplicheranno la sorveglianza in occasione delle cerimonie di commemorazione. A mezzogiorno tutto il paese si fermerà per due minuti, verranno deposte corone di fiori ai caduti e targhe ricordo, ci saranno preghiere recitate da tutte le confessioni religiose all’abbazia di Westminster, ma non mancano le polemiche: sull’entità dei risarcimenti ai feriti, molti dei quali orrendamente mutilati, giudicati troppo bassi; e sull’incapacità dei servizi segreti britannici di prevenire l’attacco, nonostante lo spionaggio avesse pedinato due dei quattro autori dell’attentato, lasciandoli perdere perché giudicati non abbastanza pericolosi. Per combattere il terrorismo servono più uomini e più mezzi, replica Scotland Yard, e neanche quello può garantire che non ci saranno altri attacchi. Ma la paura ha soltanto incrinato, senza distruggerla, l’armonia multietnica di questo paese, come dimostra l’incontro che sarà trasmesso oggi dalla Bbc tra il fidanzato di una delle sessanta vittime dell’attentato e il padre di Mahmud Hussain, uno dei quattro attentatori, che commenta: ‟Finora nessuno mi ha mostrato prove della sua colpevolezza, ma se avessi saputo che mio figlio preparava una cosa del genere gli avrei spezzato le gambe”.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …