Enrico Franceschini: L’uragano affonda il cargo. Bomba ecologica nella Manica

22 Gennaio 2007
È stato l’ultimo colpo del ciclone Kyrill, perlomeno in Gran Bretagna: una nave cargo, piena di materiale tossico e di carburante, arenata nel canale della Manica, dove rischia di capovolgersi causando un disastro ecologico. La Guardia costiera del Regno Unito spera di evitare il peggio, ma la giornata decisiva per valutare gli sviluppi della situazione sarà probabilmente stamane, quando squadre di specialisti in operazioni marittime di soccorso cercheranno di trainare l’imbarcazione quasi fino a riva e di svuotarla quindi dal suo pericoloso carico.
L’odissea della "Msc Napoli", una grande nave portacontainer di proprietà britannica, a dispetto del nome italiano, è cominciata giovedì, quando l’Inghilterra, come buona parte dell’Europa centro - settentrionale, è stata investita dall’uragano Kyrill. In rotta dal Belgio verso il Portogallo, la nave è stata sorpresa dalla burrasca mentre si trovava nella Manica, all’altezza di Sidmouth, lungo la costa orientale del Devon. L’acqua ha completamente inondato la sala macchina, rendendola ingovernabile. Di conseguenza i ventisei membri dell’equipaggio, vedendosela brutta, hanno abbandonato la Napoli al suo destino, gettandosi in mare con le scialuppe di salvataggio: alcune ore dopo sono stati letteralmente ripescati da elicotteri della Guardia Costiera, che li hanno condotti a terra. A quel punto è partito l’allarme: nel timore di una catastrofe ambientale, rimorchiatori britannici e mezzi speciali hanno tirato la nave il più possibile verso riva, fino a farla incagliare in una secca a poche centinaia di metri dalla costa inglese, dove però si è rovesciata su un fianco.
Davanti al pericolo che si rovesciasse, o addirittura si spezzasse in due a causa di profonde crepe lungo lo scafo, i soccorritori hanno innalzato attorno al cargo delle barriere anti-inquinamento: ma per via dell’inclinazione di trenta gradi sono cominciati a cadere in mare alcuni dei containers che si trovavano sul ponte, e allora la protezione è stata almeno temporaneamente ritirata per evitare che venisse danneggiata.
In tutto, la Guardia Costiera calcola che circa 200 dei 2.394 container trasportati dalla Napoli siano caduti in mare.
Soltanto un paio di essi, secondo gli esperti, conterrebbero materiali tossici, come fertilizzanti agricoli, prodotti chimici industriali e altri agenti nocivi: la maggior parte dei container a rischio, infatti, erano stati sistemati nella stiva della nave, non sul ponte, appunto per ragioni di sicurezza. Ma un secondo problema ha aumentato i rischi per l’ambiente: una fuoriuscita di duecento tonnellate di carburante, che si è rapidamente spinto verso riva, minacciando la fauna locale, pesci e uccelli marittimi. Il serbatoio della Napoli contiene in tutto tremila tonnellate di petrolio, che provocherebbero un disastro di grandi proporzioni nel canale se dovessero finire tutte in mare. I soccorritori sperano che ciò non accadrà: quest’oggi intendono trainare la nave ancora più verso la costa, pompare fuori tutto il carburante, recuperare i container caduti in mare o portati dalla corrente a riva (dove è stato ingiunto alla cittadinanza di non toccarli) e poi tutti gli altri rimasti a bordo.
C’è da notare che la "Napoli" non è una nave fortunata. Nel 2001 la medesima imbarcazione, allora chiamata con un nome diverso, Normandia, si incagliò in una barriera corallina nello stretto di Malacca, tra la penisola del Malay e Sumatra, mentre procedeva al massimo della velocità e a pieno carico. Rimase arenata sui coralli per settimane, prima di venire rimorchiata in porto per intense riparazioni, che richiesero la fusione di tremila tonnellate di metallo sullo scafo.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …