Enrico Franceschini: Il pescatore che sfida Trump

23 Novembre 2007
Michael Forbes non ricorda nemmeno alla lontana Mel Gibson, il Bravehart cinematografico, campione dell´antico indipendentismo scozzese, o Sean Connery, che di quell´indipendenza è il più noto difensore odierno. Eppure questo anonimo pescatore di salmoni è diventato una celebrità, perché sta resistendo alle offerte del miliardario Trump che vuole fare del suo terreno un campo da golf. E lui non cede: ‟Custodirò questo luogo finché vivrò”. Non sempre gli eroi hanno il fisico giusto per la parte. Con la pelata luccicante, lo stomaco prominente e i segni dell´artrite, Michael Forbes non ricorda nemmeno alla lontana Mel Gibson, il Bravehart cinematografico, campione dell´antico indipendentismo scozzese, o Sean Connery, che di quell´indipendenza è il più noto difensore odierno. Eppure questo anonimo pescatore di salmoni è diventato una celebrità, intervistato da televisioni e giornali di mezzo mondo, additato come un paladino della Scozia in siti e blog, destinatario di decine di lettere alla settimana, inviate da donne che lo trovano non solo impavido ma pure carino. Come Patricia Bragg, americana della Florida, che scrive: "Tenga duro, mister Forbes. Lei ha qualcosa che chiunque sognerebbe, un pezzetto di paradiso. E ha un aspetto meraviglioso nelle foto in cui indossa il kilt". Su quanto stia bene in gonnellino, non tutti concordano. Ma sul fatto che Forbes sia un classico esempio della famosa ostinazione scozzese, non ci sono dubbi. Per quarant´anni ha vissuto poveramente in una piccola fattoria affacciata al mare del Nord, a venti chilometri da Aberdeen: nove ettari di terreno, su cui è parcheggiata anche la roulotte in cui abita la madre 83enne. Unico mezzo di sostentamento, la pesca del salmone. Oche e galline, che starnazzano sull´aia gelata, gli permettono di variare ogni tanto il menù in tavola. Un´esistenza di completa solitudine, finchè un giorno è venuto a bussare alla sua porta un miliardario americano, Donald Trump, costruttore immobiliare, proprietario di alberghi e casinò, protagonista di reality show televisivi, seduttore seriale di donne con una trentina di anni in meno. Dal pescatore, il miliardario voleva la terra. L´ultimo pezzettino di terra che manca al suo faraonico progetto: il campo da golf più lussuoso del pianeta, con incorporato hotel a cinque stelle, più mille appartamenti e cinquecento villone per Vip. Un investimento da oltre un miliardo di sterline, pari a un miliardo e mezzo di euro, bloccato da un problema: la piccola fattoria del pescatore si trova esattamente al centro di dove dovrebbe sorgere questo grandioso complesso turistico, tra la seconda e la terza buca, in pieno campo da golf. Il superpalazzinaro venuto dagli Usa gli ha offerto 300 mila sterline per venderla, poi 350 mila, quindi 400 mila (600 mila euro). Il pescatore, ogni volta, ha risposto di no. ‟Per me questo posto non ha prezzo” dice. ‟Non lo venderò mai. Tutta la mia famiglia viene da questa terra, mio nonno pescava qui, mio padre pescava qui, adesso sono rimasto solo io, sono l´ultimo dei Forbes e custodirò questo luogo finchè campo”.
Sembra una favola, o un film, e può darsi che lo diventi: c´è già l´interessamento di un produttore di Hollywood. E ne fa venire in mente un altro: Local hero, deliziosa pellicola del 1983, in cui un magnate del petrolio americano (Burt Lancaster) vuole acquistare un villaggio di pescatori in Scozia per riempirlo di impianti petroliferi, ma poi si innamora del villaggio e dei suoi rustici abitanti, rinunciando al progetto. Donald Trump non pare fatto così. Visto che con i soldi non è riuscito a far sloggiare Forbes, ora ci prova mettendogli contro le autorità locali. Ispettori del ministero dell´agricoltura hanno visitato la fattoria del pescatore per presunte "crudeltà contro gli animali": oche e galline, in realtà, stanno benissimo. La polizia gli ha fatto una visitina per possesso improprio di arma da fuoco: è saltato fuori che non ne possiede alcuna. Televisioni e stampa di Aberdeen lo accusano di inquinare l´ambiente, colpa su cui testimonia Trump in persona: ‟La sua proprietà cade a pezzi”, ha dichiarato il miliardario, ‟è in condizioni disgustose, ci sono trattori e taniche di benzina arrugginite dappertutto”. Replica il pescatore: ‟Se avessi i soldi di Trump, la mia catapecchia sarebbe una reggia. Ma i soldi non m´interessano. Trump può tenerseli o infilarli dove gli pare”. Lasciamo all´immaginazione la volgarità con cui conclude la frase.
L´accusa di inquinamento non potrebbe essere più paradossale: sono mesi che le associazioni ambientaliste lottano contro il progetto di Trump, sostenendo che arrecherà un danno irreparabile all´eco-sistema della selvaggia costa scozzese. ‟Una delle ultime aree incontaminate del mondo occidentale verrà invasa da ruspe e turisti”, protesta la Royal Society for the Protection of Birds in Scotland. Ciononostante, ieri le autorità locali hanno dato il via libera ai lavori. La decisione era scontata, così come l´appoggio dato finora dalla gente del posto a Trump nel braccio di ferro con il pescatore. Aberdeen, capitale britannica del petrolio, entrò in crisi al crollo del prezzo dell´oro nero a metà anni ‘80: quindicimila dipendenti di società petrolifere Usa tornarono in patria nel giro di tre mesi, si svuotarono gli alberghi, i ristoranti chiudevano uno dopo l´altro. Oggi, con il petrolio che sfiora i 100 dollari a barile, è tornato l´ottimismo: BP e Chevron costruiscono in città nuovi grattacieli, gli hotel scoppiano di clienti, i prezzi degli immobili sono alle stelle, il centro è pieno di boutique. L´arrivo di Donald Trump e dei suoi progetti miliardari fa sperare ai maggiorenti locali di guadagnare ancora più soldi, stavolta con un business diverso dal petrolio, che prima o poi finirà: il turismo. Anziché parlare di vile denaro, lui preferisce metterla sul piano affettivo: ‟Ci tengo a investire qui perché di qui viene la mia famiglia, è la riscoperta delle radici”, intona il palazzinaro, la cui mamma nacque effettivamente da queste parti. Ma un´altra madre, quella 83enne di Michael Forbes, ha appeso un cartello al finestrino della sua roulotte con sopra scritto "Paradise": e i testardi discendenti di Bravehart non intendono muoversi dal loro piccolo paradiso. Se vorranno giocare a golf, fra la seconda e la terza buca, i ricchi turisti di Trump dovranno girare attorno ai trattori e alle taniche arrugginite del pescatore di salmoni.

Enrico Franceschini

Enrico Franceschini (Bologna, 1956), giornalista e scrittore, è da più di trent'anni corrispondente dall’estero per “la Repubblica”, per cui ha ricoperto le sedi di New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e …