Fabrizio Tonello: Primarie 2008. Il repubblicano McCain vincerà contro il suo partito

07 Febbraio 2008
Tutto quest'anno favorisce i candidati democratici: l'economia, la guerra, la stanchezza dell'era Bush. Dalle primarie di oggi sembra però certo che uscirà come candidato repubblicano John McCain, l'unica personalità politica di quel partito a potersi decentemente presentare agli elettori con una reputazione d'integrità personale e d'indipendenza intellettuale. E questo, in autunno, peserà parecchio. Recentemente, la Gallup ha chiesto a 1.598 elettori per chi voterebbero se i candidati fossero il senatore McCain e Barack Obama: il 50 percento sceglierebbe McCain contro il 45 a Obama. Il senatore repubblicano dell'Arizona prevarrebbe anche contro Hillary Clinton 50 a 47. Al contrario, sia Hillary che Obama batterebbero facilmente il candidato degli evangelici Mike Huckabee oMitt Romney, l'altro concorrente di una certa consistenza alla nomination repubblicana.
I sondaggi fatti a dieci mesi dalle elezioni valgono quello che valgono ma è significativo che l'unico repubblicano competitivo contro i due possibili candidati democratici sia McCain, un personaggio anomalo nel partito. Occorre ricordare, infatti, che i repubblicani sono diventati negli ultimi 25 anni non un partito conservatore ma un partito estremista di destra, una deriva accentuatasi dopo l'11 settembre. L'amministrazione Bush ha rotto con il tradizionale rispetto per la Rule of Law, sostenendo apertamente il ripudio della Convenzione di Ginevra, l'uso della tortura, il rifiuto di ogni politica ambientalista.
Se McCain è favorevole a continuare l'impegno militare in Iraq a tempo indeterminato, non si può dire invece che su altri temi si sia schierato con la Casa Bianca: per esempio è stato assai più energico di molti democratici nel denunciare la pratica dello Waterboarding (la simulazione dell'annegamento di un detenuto) come una forma di tortura inaccettabile per gli Stati Uniti. Si è schierato a favore di misure per limitare le emissioni di anidride carbonica, un'eresia per i grandi sacerdoti dell'ortodossia repubblicana, che considerano l'effetto serra un imbroglio dei democratici e un tentativo dell'Onu di imporre il ‟socialismo” negli Stati Uniti.
Per soprammercato, McCain si è anche battuto per una riforma del finanziamento delle campagne elettorali, collaborando con il senatore democratico Russell Feingold nel tentativo di arginare il dominio del denaro sul processo politico. I repubblicani, sempre avvantaggiati da un facile accesso ai grandi donatori, hanno considerato la legge poco meno di un tradimento. Anche il tema dell'immigrazione, su cui molti repubblicani hanno posizioni scioviniste, divide McCain dal nucleo duro del partito, fortemente ostile agli immigrati clandestini, ai quali il senatore vorrebbe invece concedere una sanatoria, sia pure a certe condizioni. ‟Se volete una specie di liberal democratico come presidente, allora votate per lui” ha detto Romney chiudendo la campagna elettorale in Florida.
McCain, quindi, non piace a nessuna delle lobby vicine al partito: né agli evangelici (non ha mai fatto della lotta contro l'aborto una sua priorità), né ai difensori della famiglia, né ai fanatici dei tagli fiscali. È solo la sua posizione in politica estera, contro i democratici ‟disfattisti”, che lo colloca nello schieramento conservatore.
Rush Limbaugh, il più popolare ed estremista dei conduttori di talk-show radiofonici ha detto: ‟McCain non è un repubblicano” e ha annunciato che non andrà a votare se a novembre sarà lui il rappresentante del partito. I leader di organizzazioni importanti come Focus on the Family o il Club for Growth sono ugualmente freddi nei suoi confronti. Per McCain, quindi, è più facile prevalere in un'elezione generale, dove molti elettori centristi o indipendenti apprezzano le sue posizioni, che nelle primarie, dove tendono a votare persone più politicamente caratterizzate e più militanti.
Non a caso, le vittorie ottenute fin qui sono state tutte di stretta misura: il 37% dei consensi in New Hampshire (contro il 32% a Romney), il 33% in South Carolina (contro il 30%), il 36% in Florida (contro il 31%). È solo perché i delegati repubblicani vengono assegnati con ilmeccanismo ‟il primoprende tutto”, invece che proporzionale, che McCain apare oggi candidato imbattibile, ma fino a ora i consensi che ha ottenuto sono stati solo marginalmente più numerosi di quelli ottenuti dal mormone Romney.
Tutti gli analisti prevedono però che l'establishment del partito, e anche molte associazioni radicali, alla fine lo sosterranno per opportunismo politico: è l'unico candidato che a novembre ha una chance di battere i democratici. Eroe di guerra, ‟falco” in politica estera, McCain in fondo è un candidato accettabile, benché lontano dalle preferenze del partito.
Può essere davvero un pericolo per Hillary e per Obama? Dipende da molti fattori ma soprattutto da come finirà la corsa alla nomination tra i democratici: se la competizione fra i due continuerà sostanzialmente alla pari e lascerà divisioni nel partito, il vincitore sarà indebolito proprio nella fase che conta, quella delle elezioni vere e proprie, in autunno. I democratici hanno un sostegno largamente maggioritario fra i giovani ma non è detto che basti: negli Stati Uniti gli anziani sopra i 65 anni votano in percentuali superiori al resto della popolazione e, in particolare, agli adulti fra i 18 e i 29 anni.Mentre alla Camera e al Senato i democratici dovrebbero restare in maggioranza senza difficoltà, e probabilmente ampliare i loro consensi, per Hillary e Obama il test sarà difficilissimo.

Fabrizio Tonello

Fabrizio Tonello (1951) insegna Scienza dell'Opinione Pubblica presso l'università di Padova. Ha insegnato anche nel Dipartimento di Scienze della Comunicazione presso l'università di Bologna e nella Scuola Internazionale Superiore di …