Fabrizio Tonello: Presidenziali USA. Le otto case di McCain. Quella “bianca” però rischia di perderla

08 Settembre 2008
In questi giorni se Steve Schmidt, il cinico specialista di campagne elettorali che dirige quella di McCain, non fosse calvo, lo potremmo vedere mentre si strappa i capelli: il peggior nemico con cui ha a che fare è proprio il suo boss, il candidato repubbblicano più inetto dai tempi di Gerald Ford, anno di grazia 1976. Ma come? Schmidt è riuscito a dare disciplina alla propaganda del partito, a creare una serie di spot pubblicitari di buona qualità che descrivono Obama come un vanesio, una celebrità, un privilegiato che viaggia per il mondo mentre gli americani a casa faticano a pagare il pieno di benzina e, così facendo, in un mese è riuscito a recuperare quei 3 punti nei sondaggi che ora gli permettono di affermare che i due candidati sono in parità nelle intenzioni di voto. Nel giro di una settimana, McCain ha fatto una gaffe disastrosa sul tema del numero di case che possiede e una ancor più disastrosa scelta per la vicepresidenza se è vero, come afferma Time, che il privilegiato sarà Mitt Romney.
Alla richiesta di un giornalista sul numero di case possedute, McCain ha balbettato qualcosa del tipo «Devo chiedere ai miei collaboratori», il che è ridicolo e politicamente autodistruttivo: non perché questo riveli il milionario che è (grazie all'ereditiera che ha sposato) ma perché mostra un vecchietto rispettabile ma un po' confuso e bizzoso,che vuol fare il presidente degli Stati Uniti in un momento il cui il paese ha bisogno di leader energici e competenti. E poiché tutta la strategia di Schmidt consiste nel descrivere Obama come un milionario privo di esperienza e vanesio, McCain con poche battute l'ha distrutta, perché è lui a rischiare di apparire davvero out of touch, insensibile ai problemi dell'americano medio. Nel giro di 12 ore i democratici avevano già diffuso uno spot tv dove non solo si dava la risposta esatta sul numero di case possedute - otto - ma si mostrava anche una foto della Casa Bianca con la didascalia: «Questa è una casa dove gli americani non possono permettersi di mandare McCain ad abitare».
Il secondo motivo per cui Schmidt vorrebbe probabilmente rinchiudere il suo candidato in cantina e tenercelo fino ad elezioni avvenute, in modo che non faccia danni, è la scelta di Romney, non ancora ufficializzata ma data per sicura dai ben informati. Romney è totalmente privo di carisma, è figlio di un politico ma di suo ha solo un'esperienza come governatore del Massachusetts e infine è mormone, il che non necessariamente entusiasma i fondamentalisti evangelici di cui McCain ha bisogno. Non solo: è un altro milionario, il che rafforza l'immagine di un partito repubblicano ipocrita e indifferente ai problemi dell'uomo della strada in un anno di crisi economica. Durante le primarie, l'ex governatore dell'Arkansas Mike Huckabee trovò la battuta assassina: «Romney assomiglia al tipo che vi ha licenziati».
McCain ha avuto un po' di successo con le sue proposte di riaprire le coste alla ricerca di petrolio off-shore (una maggioranza di americani si dichiara favorevole) e vuole rafforzare questo aspetto della sua campagna elettorale con un imprenditore come Romney: il rispetto per il business è sempre alto negli Usa, anche negli anni di recessione. Soprattutto, deve far dimenticare un'altra gaffe, quella di quando dichiarò «L'economia non è proprio il mio forte» dimenticando che, nell'era delle telecamere digitali e di You Tube, qualsiasi battuta imprudente tornerà moltiplicata per un milione di volte a danneggiare chi l'ha pronunciata.
Schmidt è un soldatino disciplinato e farà del suo meglio, fino al 4 novembre, per far vincere i repubblicani con qualsiasi mezzo. L'altra notte, il messaggino ai sostenitori con cui Obama annunciava la scelta di Biden come vicepresidente è arrivato alle 3 del mattino e alle 6 era già in onda un filmato della campagna di McCain contro di lui. Il risentimento dei sostenitori di Hillary Clinton, le difficoltà di Obama ad articolare un programma economico che risponda alle richieste dell'americano medio, lo spettro dell'aumento delle tasse se tornano al governo i democratici e un po' di razzismo nascosto potrebbero, insieme, ancora affondare la corazzata Obama, o almeno questo è quanto sperano i conservatori. La strada fino alle urne è però ancora lunga e Steve Schmidt ha già altri incubi che non lo fanno dormire: i tre dibattiti fra McCain e Obama, quando l'anziano senatore dell'Arizona rischierà di fare altre gaffe in diretta davanti a 80 milioni di americani. E a quelle gaffe non ci sarà rimedio.

Fabrizio Tonello

Fabrizio Tonello (1951) insegna Scienza dell'Opinione Pubblica presso l'università di Padova. Ha insegnato anche nel Dipartimento di Scienze della Comunicazione presso l'università di Bologna e nella Scuola Internazionale Superiore di …