Fabrizio Tonello: Presidenziali USA. Sarah Palin, antiabortista doc, la carta di McCain alla vicepresidenza

08 Settembre 2008
La tempistica dell'annuncio è stata perfetta: annunciando la scelta di Sarah Palin come candidato alla vicepresidenza ieri mattina, McCain ha brutalmente interrotto il «ciclo di notizia» dominato dal discorso di Obama a Denver 12 ore prima e costretto giornali e tv a occuparsi della sorpresa. Palin, infatti, è la prima donna governatore dell'Alaska e la prima donna candidata alla vicepresidenza per il partito repubblicano da quando questo è stato fondato nel 1854. Le voci davano per certo che la scelta del vice di McCain dovesse essere un governatore, che nella cultura politica americana indica qualcuno con esperienza di gestione, ma i favoriti erano altri, dato che Palin è molto acerba, essendo stata eletta solo nel 2006 a capo di uno stato che ha appena 683.000 abitanti.
Nata nell'Idaho, altro stato repubblicano doc, 44 anni, madre di 5 figli tra cui uno disabile, iscritta alla National Rifle Association, maratoneta e appassionata di caccia, la numero due di McCain è arrivata seconda al concorso miss Alaska nel 1984 ma è soprattutto una cristiana devota, è contro l'aborto e quindi manda un importante messaggio a un gruppo di elettori poco entusiasti del senatore dell'Arizona.
Come la scelta di Biden da parte di Obama, quella di Sarah Palin da parte di McCain è un tentativo di «completare» la candidatura alla presidenza con un vicepresidente che porti in dote qualcosa che manca al leader. Se Biden serve a rintuzzare le accuse di inesperienza in politica estera, Palin, sostanzialmente più giovane di McCain, rassicura gli elettori rispetto all'eta del candidato che proprio ieri ha compiuto 72 anni (e manifesta vuoti di memoria). La Governatrice dell'Alaska garantisce inoltre al ticket repubblicano una posizione forte sui temi che stanno a cuore ai conservatori: è contro le spese facili e per il pareggio del bilancio, contro l'aborto e i matrimoni gay, a favore della pena di morte e del diritto a portare armi. Nei retropensieri degli strateghi repubblicani è anche una donna, in teoria capace di catturare i sentimenti delle donne democratiche deluse dal fallimento della candidatura di Hillary Clinton. Il nome di Palin, tuttavia, difficilmente avrà un impatto sul loro voto: la sua posizione sull'aborto e sul welfare ne fa qualcuno che può consolidare la base femminile repubblicana ma non attirare voti dal campo democratico. Il rapporto di forze tra i due partiti si è ormai consolidato da anni attorno a quota 55-45 a vantaggio dei democratici e difficilmente può essere alterato da una candidatura alla vicepresidenza. Fino a poche ore prima dell'annuncio, molti commentatori erano scettici sulla possibile scelta di Palin per la sua inesperienza, che mina l'argomento centrale della propaganda contro Obama condotta fin qui: «È pronto a governare?». Oggi, questo argomento diventa un boomerang perché la scelta di un governatore al primo mandato, senza esperienza a Washington né a livello internazionale, e per di più proveniente dall'Alaska che non è precisamente il cuore dell'America, sarà certamente oggetto di commenti ironici da parte dei democratici.
Tuttavia è una scelta che non va sottovalutata perché anche gli spot televisivi di Obama hanno fin qui preso di mira un bersaglio un po' facile e cioè l'affinità politica tra McCain e Bush. In realtà McCain non è Bush, se non in politica estera: per quanto riguarda la politica fiscale, l'ambiente, il potere del denaro sulla politica, il senatore è sempre stato lontano dalle posizioni della Casa Bianca (anche se Biden ha avuto buon gioco nel ricordare che oggi McCain sostiene delle posizioni contrarie alla sua storia politica per mantenere l'appoggio del partito). La scelta di Palin, una donna che non ha esitato a scontrarsi duramente con l'establishment repubblicano dell'Alaska e che ha fatto campagna per la trasparenza nel governo) permette a McCain di rafforzare la sua immagine di integrità e indipendenza presso il cruciale segmento di elettori incerti.
Non c'è dubbio che, nel tradizionale dibattito fra candidati vicepresidenti, la giovinezza e la «lontananza da Washington» (tema sempre popolare nella politica Usa) saranno dalla parte di Palin e non di Biden, che è stato senatore per la gran parte della sua vita da adulto, essendo stato eletto per la prima volta nel 1972. Questo potrebbe minare il messaggio di Obama, tutto concentrato sul «cambiamento» e sull'opposizione alla «vecchia politica».
L'interesse per i vicepresidenti, tuttavia, dura al massimo un paio di giorni: gli elettori votano per i due candidati principali e per i loro programmi. Anche se la narrazione offerta dai media si concentra sulle caratteristiche personali degli aspiranti alla presidenza, il 55% degli americani si dice convinto che il problema principale, quello che determinerà il voto, sono le proposte dei candidati. In questo, malgrado la campagna di Obama sia stata fin qui un po' sonnolenta, il discorso di Denver, molto «programmatico» ha molto rafforzato l'appeal dei democratici.

Fabrizio Tonello

Fabrizio Tonello (1951) insegna Scienza dell'Opinione Pubblica presso l'università di Padova. Ha insegnato anche nel Dipartimento di Scienze della Comunicazione presso l'università di Bologna e nella Scuola Internazionale Superiore di …