Michele Serra: L'amaca di martedì 2 giugno 2009

22 Giugno 2009
È già stato detto che questi sono tempi difficili per la satira. È un linguaggio che procede per paradossi. Ma la realtà italiana glieli brucia tutti, uno per uno. La surclassa. La anticipa. Le leva il terreno sotto i piedi. Esempio. Nella mia rubrica di satira sull’Espresso, solo un paio di settimane fa, avevo immaginato il terzo matrimonio del nostro premier con una suonatrice di nacchere. Classica iperbole, vecchio ferro del mestiere, evidente forzatura per parodiare la realtà. Poi ieri, ascoltando un giornale radio, scopro che su uno dei voli di Stato destinati a trasportare l’entourage del premier pare ci fosse una ballerina di flamenco. Non so se sia anche suonatrice di nacchere (le due antiche e nobili discipline sono spesso contigue). Ma ci sono rimasto veramente male: nemmeno il tempo di allestire una piccola farsa di fantasia, e quella si avvera. A pensarci bene, gran parte del nostro percorso collettivo degli ultimi vent’anni è una catena di paradossi realizzati. «Stai a vedere che nomina ministro una velina». E la nomina. «Sarebbe capace di ricevere un capo di Stato vestito da nostromo»,e lo riceve vestito da nostromo. «Gli manca solo una suonatrice di nacchere», e compare una ballerina di flamenco. Morale: è meglio non immaginare più niente. Come lo immagini, Berlusconi lo realizza. Evitare, soprattutto, di pronunciare la battuta «prima o poi si proclama Imperatore del Mondo».

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…