Gianni Rossi Barilli: Foto di gruppo in piazza

16 Settembre 2002
Solo posti in piedi, anzi neppure quelli, in piazza San Giovanni e dintorni. Raramente l'espressione "bagno di folla" ha trovato un senso più letterale (sudore compreso). Folla, oltretutto, in movimento non solo politico ma anche strettamente fisico alla ricerca di un punto più comodo da cui seguire il programma principale della "festa di protesta" che si sta svolgendo sul palco. Appiccicati come sardine, d'accordo, ma senza perdere la calma, la simpatia reciproca, quel tanto di buona creanza che ci si può permettere nella calca e nemmeno il senso dell'umorismo. Come dice un signore dall'accento romano, "adesso non possiamo nemmeno essere incazzati perché siamo in tanti". Anzi tantissimi.
Piazza stracolma e varietà di partecipanti praticamente mai vista, dagli zero ai novant'anni (senza scherzi), dalla borsa di Prada alla capigliatura rasta, dall'impegno in sezione alla campagna umanitaria e anche oltre (l'animalismo, per intenderci), dal radical chic al compagno tutto d'un pezzo. Varietà di sguardi, colori e collocazioni professionali o esistenziali. Però con qualche saldo denominatore comune.
Nella marea di "ci sono anch'io" (o "c'ero anch'io", come dice una fascetta arancione color del movimento che tende già a storicizzare l'evento e spopola assolutamente) si percepisce la stessa ferma (ma non invasata) indignazione per le malefatte dei "berluscloni" che ormai hanno ampiamente passato il segno, la stessa gioia di tornare a dire che la politica è cosa di tutti, la stessa speranza che le cose comincino da domani, una volta tanto, a cambiare in meglio.
Riunito in questa foto di gruppo c'è il paese dei non furbi e dei non proni per convenienza o per vocazione. Di quelli che pensano che il significato della parola giustizia non sia una variabile dipendente dalla parcella che ci si può permettere di pagare al proprio avvocato o dalla latitudine geografica nella quale vivono o da cui provengono le personealle quali si deve applicare.
Per il resto massima libertà e molte differenze. Mentre Nanni Moretti, dal palco, si dichiara convinto che presenti in piazza ci siano persone che non erano mai andate a una manifestazione, un ragazzo con lentiggini e qualche segno di acne giovanile urla: "come me". Poco più indietro, un anziano signore che esibisce con orgoglio un fazzoletto con la scritta Anpi non può sicuramente dire altrettanto.
C'è chi arrriva in gruppo con striscioni e bandiere che hanno già visto molte battaglie e chi viaggia in coppia oppure anche da solo, come una signora che viene da Milano e prega di non essere intervistata perché è timida, ma accetta di rivelare almeno che ha voluto esserci anche se non ha trovato compagnia.
La non schiacciante visibilità di insegne di partito, di circolo o di associazione, poi, incoraggia la creatività nell'autoproduzione di cartelli in tema con i contenuti della festa di protesta. L'argomento Berlusconi è ovviamente molto gettonato. Un cartello si domanda per esempio che nome prenderebbe se diventasse papa e risponde: "Pio tutto". Un altro, rimane sul terreno religioso e mostra una foto del cavaliere con fumetto che spiega: "Dio c'è: sono io". Un altro ancora cita Patty Pravo e illustra un "pensiero stupendo" con Berlusconi dietro le sbarre. Un autore che ha voluto fare le cose davvero in grande ed è perciò costretto a rimanere fuori dalla piazza per ragioni di spazio lo ha invece disegnato in caricatura mentre elenca numerosi motivi per ricusare un giudice, tra i quali: "perché è interista (il giudice), perché ha il naso di Fassino, perché gli piace Sciuscià". Un ennesimo cartello dedicato al primo ministro gli fa dichiarare che come giudice ai suoi processi vuole l'arbitro Moreno (quello che ha eliminato l'Italia dai mondiali di calcio). C'è addirittura l'autodenuncia scritta di un elettore pentito: "Ho votato Berlusconi e son scontento" (ma ambienti vicini a Forza Italia suggeriscono che si tratta solo di propaganda comunista).
A proposito di comunisti, e per giunta non pentiti, c'è un piccolo assembramento di cartelli che minaccia "Addavenì baffone" affiancando il monito d'antiquariato alla foto del "commissario Prodi". A Massimo D'Alema giunge invece un fraterno consiglio: "Almeno cambia editore", visto che quello attuale è nientemeno che Mondadori. E a Moretti, magari anche per scongiurare il tanto paventato cambiamento di mestiere, una pressante richiesta: "Nanni, e faccelo un film giallo!".
Il Piemonte, intanto (così si legge), "ringrazia Antonio di Pietro" e si sente anche dire che Federico Orlando dell'associazione articolo 21 "è uno tostissimo".
Innumerevoli i riferimenti, seri e faceti, alla legge uguale per tutti e alla Costituzione, che un gruppetto di volenterosi ha il coraggio di portare simbolicamente in giro, in mezzo alla folla indescrivibile, dentro una bara di notevoli dimensioni. L'articolo 3 della carta fondamentale, che guarda caso prescrive l'uguaglianza tra i cittadini, è anche, citato per intero, un hit sulle magliette quanto il santino di Che Guevara.
Nella marea umana, con il passare delle ore, si cominciano ad avvertire comprensibili segnali di stanchezza fisica, ma gli applausi continuano generosi a rispondere alle sollecitazioni del palco. Qualche battibecco qua e là nasce tutt'al più sulla colonna sonora della manifestazione, su cui oggi è più facile consentirsi divisioni. Ma alla fine "Viva l'Italia" di De Gregori non si discute.

Gianni Rossi Barilli

Gianni Rossi Barilli, nato a Milano nel 1963, giornalista, partecipa da vent’anni alle iniziative del movimento omosessuale, come militante, scrivendo, discutendo e anche litigando. Ha lavorato a “il manifesto” dal …