Darwin Pastorin: Le vie di Porto Alegre

29 Gennaio 2003
Sono i giorni di Porto Alegre, di un Social Forum che è un inno alla speranza, alla tolleranza, a un futuro di pace e non di guerra. Il presidente brasiliano Lula è stato accolto dal popolo new-global con un entusiasmo da stadio: il suo è il volto di un Sudamerica che vuole liberarsi dalle catene di tutte le schiavitù, cancellare l'incubo della fame, la povertà, la disperazione, il dramma dei bambini di strada. C'è un vento nuovo, finalmente. E Porto Alegre è diventa la casa di un rinnovato, dolcissimo sogno.
Porto Alegre è la capitale del Rio Grande do Sul. Siamo in terra gaucha, lontana dagli abbagli di Rio o dalla cultura popolare del Nordeste. La mentalità è europea e parecchi sono i retaggi, ad esempio, teutonici. Il calcio vive, soprattutto, su due squadre: l'Internacional e il Gremio, formazioni nobili, ma non carismatiche come quelle carioca o pauliste. Due giocatori venuti in Italia dall'Internacional hanno fatto epoca. Il primo, indubbiamente, è stato Paulo Roberto Falcao. Scartato dal Milan, alla riapertura delle frontiere dell'80, fu il grosso colpo della Roma di Dino Viola e Nils Liedholm. Rappresentò l'eleganza, un Di Stefano riveduto e corretto per visione di gioco e proprietà tecniche. Vinse uno scudetto e divenne un idolo, tuttora rimpianto. L'altro è Carlos Dunga, mediano d'acciaio e capitano della Seleçao campione del mondo nel '94 a Pasadena. Arrivò nel nostro campionato nel 1987 e giocò nel Pisa, nella Fiorentina e nel Pescara. Posso vantarmi di essere stato il primo a scoprirlo. Accadde nel 1984, nel corso di una tournèe brasiliana dell'Udinese di Zico ed Edinho in Brasile. Prima tappa a Porto Alegre, stadio José Pinteiro Borda. Il match finisce 0-0, a dare spettacolo è un giovane talento: Carlos Dunga. Da trenta metri colpisce la traversa, corre ovunque, senza mai prendere fiato. Lo scrivo. Non mi ha stupito rividerlo nell'Eldorado del calcio, acquistato da Romeo Anconetani, bracconiere di apprendisti campioni.
Conservo ancora delle foto di quei giorni a Porto Alegre. In una, sono con Zico. Sorridiamo: eravamo entrambi decisamente più spensierati. E anche il pallone era diverso. Aveva un cuore, una consapevolezza, contorni nitidi. Viaggiavi con la squadra e con la squadra dividevi le conoscenze e il pane. Porto Alegre mi sembrava un po' grigia, decadente: oggi raccoglie il calore di un'utopia da realizzare.

Darwin Pastorin

Darwin Pastorin, italobrasiliano, è nato a San Paolo del Brasile nel 1955. Ha lavorato vent’anni a “Tuttosport”, nel 1998 diventa direttore della redazione sportiva di Tele+, è editorialista di “il …