Giuseppe Montesano: Il marziano parla lumbard

02 Febbraio 2004
Sto cercando di capire perché qualsiasi pulsante premo viene fuori sempre lo stesso canale, quando la cosa che appare sullo schermo mi fa salire un brivido lungo la schiena: mio Dio, ci hanno invaso i marziani! Un essere verde pistacchio agita frenetico i tentacoli viscidi, e urla emettendo bavette fosforescenti. "Noi facciamo quello che ci pare! Sì, spostiamo mezzo Parlamento a Nord, e allora? Abbiamo vinto, e chi vince ha sempre ragione!".
L’extraterrestre ride con il gorgoglio di un lavandino sturato, e si gratta contento un orecchio con i lunghi tentacoli verdi. E certo che spostano il Parlamento a Nord! Chi è che produce i soldi, eh? I marziani! E chi ha più fabbriche con le esenzioni fiscali? I marziani! E chi è che abita a due passi dalla Swizzera e ci mette al sicuro il salvadanaio dei figli? I marziani! "E allora è giusto che siano i marziani a comandare!".
Per un attimo spero che il giornalista che presenta si ribelli, ma il giornalista annuisce zelante, ridendo. "Be’, sono le regole democratiche, in un paese libero è normale che...". Ma cosa è normale! Non si accorge di niente? È possibile che non si renda conto che il marziano con l’accento brianzolo prima o poi si papperà a cena anche lui, fritto o in salmì? Ma il giornalista continua, impassibile. "Bisogna abituarsi al pensiero marziano, perché noi miseri umani a certe sottigliezze non ci arriviamo! La civiltà marziana è troppo evoluta...". Si volta verso alcuni ospiti umani e chiede conferma: è vero o no? Gli umani annuiscono pronti, e un intellettuale riesce anche a scodinzolare con il lembo della giacca, uggiolando: "Le novità spaventano sempre, ma poi ci si fa l’abitudine. Il pensiero marziano è nuovo, mescola il tutto e il niente e...". ma l’intellettuale non riesce a continuare, perché l’extraterrestre ha una crisi. "Fame, fame, fame!" ripete l’essere verde, e solo quando il giornalista gli lancia in bocca cinque panettoni con tutto lo scatolo di cartone, si placa.
Nel rumore di risucchio della masticazione del marziano verde pistacchio, si sente la voce strascicata di un marziano color fango: "Va tutto bene, terrestri, non vi agitate! E che problema c’è? L’importante è fare bene le spartenze...". E il marziano color fango spiega che l’altra metà del Parlamento va spostata a Sud, nell’Isola Ridente: solo così gli umani vivranno in un Paese unito. Gli umani annuiscono, non si capisce bene se felici o terrorizzati, l’intellettuale comincia a balbettare, dice che solo così la patria sarà finalmente riconciliata, ma un orribile mugolio esce dalla bocca del marziano verde bloccando tutti. "Non esiste proprio! E che, siete usciti scemi? Sì, mo’ prendiamo mezzo Parlamento e lo spostiamo in Africa! Mai...". Alla parola "Africa" il marziano color fango impallidisce per la rabbia, e biascicando in lingua extraterrestre qualcosa come "le corna che tieni" e "tua sorella", si avventa sul marziano verde.
"Come vedete, le regole democratiche sono sempre rispettate, anche quando la discussione si fa un po’ vivace..." dice il giornalista schivando una tentacolata in faccia, mentre l’intellettuale si aggrappa al microfono gridando che è venuto il momento di voltare pagina: "Viva i marziani! Io adoro i marziani, di tutti i colori! Io adoro voltare gabbana! Io adoro la quarta repubblica, e la quinta, e la ses...". Ma una improvvisa tentacolata lo appiccica al muro come una mosca, zittendolo. Gli altri umani si sono rifugiati sotto le poltroncine belando e piagnucolando che loro sono d’accordo con chiunque vinca, che per loro va tutto benissimo basta che si fanno la solita vacanza a Ferragosto, che se devono pagare qualcosa di soldi per stare tranquilli loro non si tirano indietro. E a questo punto io che posso fare? Fisso lo schermo senza riuscire a spegnere, pregando tra me che sia un film di fantascienza, e non la realtà. Mi sfrego energicamente gli occhi, ma niente: tutto resta uguale! Solo che ora i marziani si stanno abbracciando, per festeggiare la pace fatta prendono a calci gli umani come palloni, e ritagliando con le forbici una cartina geografica del Paese cominciano a dividersi i pezzi: uno a me uno a te, uno a te uno a me...

Giuseppe Montesano

Giuseppe Montesano è nato a Napoli. Ha pubblicato due romanzi: A capofitto e Nel corpo di Napoli (Premio Napoli, Superpremio Vittorini, Premio La Torre, Premio Scommesse sul Futuro, finalista Premio …