Riccardo Staglianò: Iraq.Servizi segreti e trattative, così l'inglese è stato liberato

18 Giugno 2004
Senza colpo ferire. Per la liberazione dell'ostaggio inglese Gary Teeley da parte delle forze speciali italiane non è stato sparato un singolo proiettile. "Intelligence e dialogo" riassume il portavoce del nostro contingente in Iraq, il tenente colonnello Giuseppe Perrone. E nella sua natura incruenta si legge tutta la soddisfazione del militare per l'operazione che si è meritata entusiastici titoli di prima pagina sulla stampa britannica. "Nella prima mattinata di domenica - ha raccontato a Repubblica il portavoce - forze speciali dei contingenti ‟Comsubin” della Marina e ‟Col Moschin” dell'Esercito hanno fatto irruzione in un edificio che un lungo lavoro di intelligence ci aveva fatto identificare come una delle sedi cittadine del partito di Al Sadr. Cercavamo armi e munizioni che potevano essere riutilizzate dagli uomini che, nei giorni precedenti, avevano provocato i disordini e gli scontri armati a Nassiriya". Nell'appartamento non era rimasto nessuno e i militari vi sono entrati dopo aver fatto saltare la porta di ferro con l'esplosivo. "E lì abbiamo trovato degli elementi documentali - spiega Perrone, con una laconicità imposta dal fatto che altre operazioni sono in corso, che altri blitz potrebbero scattare in queste ore - che ci hanno consentito di individuare dove era tenuto l'ostaggio inglese". A questo punto i soldati hanno allertato anche l'Autorità irachena e insieme si sono diretti verso il nuovo covo-prigione che è stato circondato. "Sono loro che hanno iniziato una delicata trattativa con i miliziani - prosegue il portavoce - sino a quando hanno ceduto. Il prigioniero è stato liberato e i carcerieri si sono dileguati". Sono stati lasciati andare, come parte dello scambio. Teeley, trentasettenne padre di cinque figli e consulente per una grossa azienda di lavaggio a secco che ha come cliente anche l'Amministrazione Usa in Iraq, era l'unica persona rimasta all'interno del rifugio. Seduto per terra con i piedi legati, era in quella posizione da cinque giorni. "L'abbiamo accompagnato all'ospedale da campo italiano a Camp Mittica, nella base di Tallil - dice Perrone - dove il medico lo ha trovato in buone condizioni di salute ma assai provato psicologicamente". Scampato il pericolo è arrivato il momento dei ringraziamenti, a tutto vantaggio dei fotografi che hanno immortalato il prigioniero liberato mentre stringeva con forte emozione le mani al colonnello generale Gian Marco Chiarini, il capo dei suoi "salvatori". Poi il convalescente ha riposato un po' e ieri mattina un elicottero lo ha trasportato a Bassora, sede del comando inglese della coalizione per quanto riguarda il sud dell'Iraq. "Non giova a nessuno cercare lo scontro - insiste Perrone, descrivendo la strategia dell'‘Italian joint task force Iraq’ - meno che meno alla popolazione che già sta pagando un prezzo pesante per questa guerra". L'intelligence, prima di tutto: "La città la conosciamo ormai a menadito, poi abbiamo buoni rapporti con fonti locali. Tutto questo ci mette in grado di avere il pieno controllo di Nassiriya, alla nostra maniera, senza usare le armi ad ogni difficoltà". Una chiosa che sembra voler marcare una differenza con chi, le armi, tende a usarle troppo alla svelta. Ma il tenente colonnello non ammetterebbe polemiche del genere neanche sotto tortura: "Quello che posso dirle è che nessuno, nella cittadinanza, ha mai avuto problemi con i nostri soldati. E sono anche convinto che i responsabili degli scontri della settimana scorsa siano agitatori venuti da fuori". Il dialogo è il suo mantra. Una strada, questa, non sempre frequentata dagli uomini in divisa ma che sa portare a risultati formidabili. Tanto più quando, come sapevano bene i carcerieri di Gary Teeley, a rendere più convincenti gli argomenti dei negoziatori iracheni c'erano tutt'attorno truppe italiane pazienti ma armate di tutto punto, pronte a intervenire se il filo della trattativa si fosse spezzato.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …