Il lungo addio del King del blues. L’ultimo tour di B.B. King

16 Luglio 2004
Ha vinto Grammys (4), ricevuto onorificenze, premi del Kennedy Center e lauree ad honorem (4). È stato ambasciatore di pace in Africa e vedette del Ceasar's Palace di Las Vegas, ma è rimasto, a (quasi) ottant'anni suonati, lo stesso Blues Boy degli esordi (ecco che significa la doppia B puntata). Lo stesso ragazzo che volle farsi re, delle 12 battute.
E' B.B. King, classe 1925, sinonimo vivente di Mississippi Blues. Affamato corteggiatore di donne e manicaretti (a questo proposito si può leggere l'autobiografia Il Blues intorno a me). Ghiotto divoratore di B.B.Q. (barbecue). Uomo gentile e lavoratore instancabile. Lui, sempre con l'inseparabile ‟Lucille” (la sua Gibson) chitarra parlante, al fianco. Sempre in tour, con un calendario da far invidia persino alle superstar"(più dì trecento date l'anno, per anni e 'anni e anni...) del rock. Sempre in prima fila, nelle battaglie per i diritti civili e per la riforma delle carceri.
Allievo dell'immenso Bukka White, da lui eredita i rudimenti deIla tradizione vocale e strumentale. Il primo disco, Three O'Clock Blues, lo incide a soli 24 anni, ma il primo successo The Thrill is Gone lo ottiene quando di anni ne ha già 50. Membro immortale della ‟Blues Foundation HaIl of Fame” e della ‟Rock and Roll Hall of Fame”, oggi è maestro indiscusso dell'archetipo sonoro afroamericano. Tre accordi, moltiplicati per sessant'anni di vita on the road, più un cuore grande così, più un inguaribile buonumore, più tante di quelle canzoni da perdere la testa. Uguale: B.B.King.
‟LuciIle” piange, ride, canta, guaisce, allieta i detenuti (numerosi sono i concerti che King ha tenuto neIle carceri e che sono diventati pure disco), tiene banco. Jamma con Slow Hand Clapton o
The Edge degli U2, Zucchero o Keith Richards, tra il passare inesorabile degli anni e dei fusi orari. E B.B. canta, con l'inconfondibile voce pastosa, di santi e demoni, di gioie e dolori. AIlegria, tristezza. Amore che nasce, amore che muore, disincanto. Insomma, blues. Ma ottant'annì restano sempre parecchi, troppi per un travellin' musician. Così King decide (purtroppo) di appendere ‟Lucille” al chiodo e di intraprendere l'ultimo tour europeo, scegliendo proprio Milano come prima tappa per gli ultimi concerti in Europa. Lo accompagnerà una
band che sprizza blues da tut-ti i pori: James Golden (tromba e direzione musicale), Stanley Abernathy (tromba), Melvin Jackson (sassofono), Walter King (sassofono), Charlie Tennis (chitarra), Reggie Richards (basso), Leon Warren (chitarra), James Toney (tastiere) e Calep Emphrey (batteria).
Da bambino suonava per i braccianti deIle coltivazioni nelle baracche del sabato sera, oggi, a buon diritto, nei migliori teatri e nelle migliori sale del mondo. Assistere a un concerto di B.B.King è un po' come prendere la macchina del tempo e ascoltare il suono di emozioni dimenticate. Questo modo di fare musica, queste note suonate così, questa inarrivabile semplicità, è un'arte rara. Non un acquazzone estivo, ma qualcosa da conservare nell'angolo buono deIla memoria e raccontare poi ai nipotini.

B.B. King

Riley B. King, il Re del Blues, chitarrista e cantante rhythm’n’blues di fama mondiale, è nato nel 1925, ha esordito come Peptikon Boy, poi Beale Street Blues Boy, poi solo …