Gianni Riotta: Libere Simona&Simona. La tolleranza, la forza e i nemici dell’Occidente

29 Settembre 2004
Il sito Internet di Enzo Baldoni è bloccato a venerdì 26 agosto, su una malinconica foto del free lance che scherza con un invalido in carrozzina. Schiacciate un tasto e il video salta a Simona Pari e Simona Torretta che si sfilano il cappuccio nero, maschera orrenda da auto da fé medievale, torture ad Abu Graib, burqa di oppressione per milioni di donne. Un italiano massacrato dall’odio, due italiane all’inferno e ritorno. Una storia di dolore, e immaginate che dolore rinnovato ieri a casa Baldoni mentre la letizia invadeva le case delle "due Simone" e il paese intero, dal Quirinale di Ciampi, a Berlusconi che celebra per una volta con l’opposizione, a Gianni Letta, paziente mediatore che conta i sei ostaggi salvati e si incupisce per i due perduti, E’ una giornata di gioia dice il premier, e ha ragione. Ma l’alternarsi sui computer del sorriso svanito di Baldoni e dei sorrisi bellissimi di Simona&Simona insegna, tra pena e felicità, tanto della guerra al terrorismo, e fa riflettere. Le due vicende non sono diverse per malasorte o intrigo. Baldoni era caduto in mano agli strateghi del caos, che usano il terrore non come un mezzo per ottenere risultati politici, ma come un fine, per seminare paura. Simona&Simona sono state rapite da predoni in cerca di riscatto o miliziani del Baath, gente che vuole fondi (secondo fonti arabe un riscatto è stato pagato, fino a 750.000 euro) per lucro o per la guerriglia.
La lezione è che dire "terroristi" serve solo a fare confusione e a perdere la battaglia contro il terrore. Gianni Picco, l’ex sottosegretario dell’Onu che rischiò la vita in Libano per liberare gli ostaggi catturati dagli Hezbollah, spiega che negli ultimi 25 anni gli sciiti hanno liberato la gran parte dei prigionieri, mentre i fondamentalisti in stile al Qaeda li hanno quasi sempre giustiziati. Osama bin Laden, Abu Musab al Zarqawi e i gruppi della jihad non discuteranno mai, il loro obiettivo, spiega lo studioso Gilles Kepel, è imporre la legge della fede, il loro nemico i musulmani disposti alla tolleranza. La fitna, la guerra civile, divide la humma, la comunità islamica, non lo scontro di civiltà. Che gli islamici di Italia e Francia si siano mobilitati contro le decapitazioni degli "infedeli" Pari e Torretta e dei due giornalisti parigini è sconfitta strategica per Osama, ovunque si nasconda.
L’occidente deve imparare, con umiltà, a riconoscere il nemico.
Affrontare con la guerra gli irriducibili, ma usare politica e diplomazia con chi è disposto al negoziato. La gioia per il ritorno di Simona&Simona può far estinguere gli odii appiccati nel 2003. Illudersi di vincere la lunga campagna contro il fondamentalismo solo schierando carri armati è follia, illudersi che basti un sorriso è miraggio. Simona Pari e Simona Torretta sono libere, libere di tornare al loro impegno, alle loro opinioni, alla loro vita, con l’applauso di tutti noi. Pensare che la scrittrice celebre Naomi Klein, autrice di No logo, aveva spiegato che a rapirle erano state la Cia e il premier Allawi, che la Casa Bianca e Palazzo Chigi non si stavano impegnando per la liberazione e che "se il rapimento finirà nel sangue, Washington, Roma e i loro lacchè iracheni useranno la tragedia per giustificare la brutale occupazione... e forse questo è il piano dall’inizio". Quanta ipocrisia, violenza e propaganda in una sola frase, quanta irresponsabilità! Libere Simona&Simona possiamo ripetere che la stupidità di chi vede ovunque complotti, contro l’occidente o contro l’oriente, partorirà tempeste, che sono tempi di ragione e sacrifici, che i nostri leader sono chiamati a un compito arduo, usare tolleranza e forza, e che noi, l’opinione pubblica, la gente normale, dobbiamo stare in guardia contro la falsa coscienza, l’arroganza, il razzismo. Che il richiamo alla meditazione contro l’inerzia e le bugie si possa esercitare nella letizia per le due ragazze ritrovate è raro momento di felicità.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …