Gianni Riotta: Bizzarre lezioni contro l'Italia

04 Ottobre 2004
"Cicala! Beata te...!" canta Federico García Lorca in una sua struggente poesia: sì, beate le cicale che friniscono, senza costrizioni, dalle ore della liberazione di Simona Pari e Simona Torretta, incuranti della confusione che ingenerano nell'autunno precoce. Il quotidiano popolare americano ‟New York Post”, della scuderia del magnate conservatore Rupert Murdoch, parla di "vergogna" per il pagamento di un milione di dollari (830.000 euro), in riscatto per le ragazze italiane. Il ‟Post” illustra la pagina con la lista della spesa, con quei soldi i terroristi possono comprare 83.330 mitra Ak 47, 60 milioni di pallottole, 16.660 lanciarazzi, 1.000 mortai, 250.000 chili di esplosivo. Oppure pagare il salario ai guerriglieri in 33.330 agguati "contro le forze americane". La stampa scandalistica non va mai per il sottile e trascura dunque che anche le truppe italiane, di stanza in Iraq, sono bersaglio di blitz e stragi sanguinose. Più bizzarra l'adesione alla linea dura da parte del ministro degli Esteri spagnolo, il colto Miguel Angel Moratinos, che promuove un "fronte della civiltà, dall'Occidente all'Islam". Moratinos ammonisce severo: "Il ricatto dei terroristi non deve trionfare. Nessuno deve negoziare con i terroristi". Troppo facile, perfino irrispettoso, riconoscere a Moratinos la coerenza assoluta del premier Zapatero. Dopo la strage di Madrid, infatti, Zapatero non trattò con Al Qaeda, si limitò a togliere le tende unilateralmente dall'Iraq e riportare a casa le truppe, nell'imbarazzo dei soldati spagnoli al fronte. Zapatero ruppe l'impegno assunto di promuovere una risoluzione all'Onu nel giugno 2003, per garantire un vero sforzo unitario di pace. Lasciati soli i partner alle Nazioni Unite, cedette all'offensiva di Al Qaeda e chiuse l'intervento a Bagdad. Politicamente legittimo, ma non esattamente il pulpito migliore per impartire oggi agli italiani lezioni di cuore saldo. La verità che continua a sfuggire alle cicale, beate loro!, è che il diverso destino tra le due Simone e il povero Baldoni sta nella natura dei rapitori. Quando un ostaggio cade in mano ai predoni, o a ex militanti di Saddam Hussein (molti con antichi rapporti con gli apparati di sicurezza occidentali), la trattativa è possibile e si può salvare la vita a un innocente. Se il sequestro è gestito da fondamentalisti, l'esecuzione è pressoché certa. Il sorriso delle Simone non cancella la morte di Quattrocchi e Baldoni, lo strazio degli sgozzati, i dodici lavoratori nepalesi immolati all'odio. Il nemico terrorista si batte dividendolo, trattando con alcuni e piegando con la forza gli irriducibili. "Non sempre i mujaheddin possono perdere tempo in battaglia. In certe occasioni, chiunque non sia dei nostri è un nemico", predicava il mufti di Al Qaeda, Abu Anas al-Shami. E la fatwa, l'editto dell'ayatollah Sadeq Khalkhali conferma: "Ci possono essere innocenti tra coloro che sequestriamo o uccidiamo. Non importa, Allah li condurrà in Paradiso. Noi facciamo il nostro lavoro, Lui il suo". Non possiamo accettare la stessa logica macabra. Tra gli steroidi della fermezza alla Rambo del ‟New York Post” e la fermezza alla Almodóvar, sull'orlo della crisi di nervi, di Moratinos, è più ragionevole la scelta di salvare la vita ai sequestrati senza aspettare l'aldilà, e non concedere intanto tregua ai killer. Ha ricordato, con umiltà e dignità, il premier inglese Blair al suo scettico partito: "Capisco perché tanti hanno ancora una forte critica sulla scelta di andare in guerra, ma qualunque siano le posizioni, ora dobbiamo tenere duro e prevalere. Il terrorismo globale avrebbe uno slancio formidabile dal nostro fallimento". Morale vera, non parole ebbre da cicala.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …