Gianni Riotta: Condi, la dolce pianista che non arretra mai

22 Novembre 2004
Quando i razzisti fecero saltare in aria la chiesa di Birmingham in Alabama, tra le scolarette morte poteva esserci Condoleezza Rice. Come loro portava la divisa scolastica al ginocchio, come loro aveva i fiocchi nei capelli e recitava a memoria i Salmi davanti al padre, l’austero reverendo Rice. La comunità dove Condi cresceva era perseguitata ma unita, case su case dove ogni bambina poteva trovare rifugio, un’ala di pollo fritta, un budino di riso, i complimenti dei vicini. Il sogno dentro ogni famiglia era semplice, trasformare l’incubo del razzismo in una decente vita quotidiana. Il reverendo Martin Luther King voleva i bambini alle dimostrazioni, altri pastori, e tra loro forse lo stesso reverendo Rice, obiettavano che era troppo rischioso, gli uomini dello sceriffo Bull O’Connor erano spietati, con i loro idranti, i loro cani lupo, i nerbi di bue usati come fruste. La sola idea che Condoleezza, "con dolcezza" è il termine musicale da cui i genitori le diedero nome, potesse star male o essere ferita era anatema in casa. Le lezioni di piano, il grande strumento a coda della sala da concerti, la tunica lunga dei saggi, questo doveva essere il futuro, in un’America dove i "negri" erano diventati finalmente "afroamericani" e si poteva vivere se non in armonia in pace, come sotto gli olmi e i platani del quartiere, tra gli scoiattoli e le note di Condi. Non ci furono invece le serate da concerto nel futuro di Condoleezza Rice, niente Beethoven, niente Mozart o Chopin, niente rivalità con Maurizio Pollini. Piuttosto lunghi meeting con Colin Powell a discutere di tagliagole iracheni, nottate con il presidente a spiegargli i rischi dell’opzione nucleare in Nord Corea, sedute con i capi della Cia a rileggere fumose informazioni in urdu o in farsi sull’andirivieni di spie tra Iran, Iraq, Afghanistan e Pakistan. Condoleezza Rice, nuovo segretario di Stato del presidente George W. Bush, succede a un altro afroamericano, l’ex generale Colin Powell e non potrebbe essere più diversa. Il generale venuto su nel Bronx, esposto al razzismo aperto del Sud, emancipato in guerra in Vietnam e poi nei corridoi di Washington. Condi figlia della vittoria strategica del reverendo King che non si laurea al modesto City College di New York di Powell ma riesce addirittura a insegnare e amministrare la migliore università del Paese, Stanford. Quando un paio di poliziotti razzisti ferma Powell giovanotto al Sud, a un posto di blocco, per colpa della sua Volkswagen zeppa di adesivi contro il candidato conservatore di destra Goldwater, il giovane tenente abbozza e se ne va chiedendo scusa. Quando una commessa di gioielleria insulta la giovane professoressa Rice temendo che sia una ladruncola e riponendo nel cassetto i preziosi anelli che stava guardano, la Rice la apostrofa senza timidezza: "Io guadagno tre volte quel che guadagna lei signorina!". Non deducete da queste diverse esistenze, da questi opposti background, lezioni di strategia militare e geopolitica. Se la Rice è diversa da Powell non si deve solo al passato, ma anche al presente e al futuro. Il generale maturato nella guerra fredda elogia la guerra di posizione, contenendo l’Urss gli Stati Uniti hanno trionfato. La Rice, che aveva studiato all’università con il padre dell’altro segretario di Stato donna, la democratica Madeleine Albright, aveva persuaso il candidato Bush, nel 2000, che lo status quo seguito alla caduta del Muro di Berlino permetteva agli Usa una posizione di rendita. In un suo saggio della primavera di quell’anno la Rice attaccava senza freni la politica estera del presidente Bill Clinton scrivendo che il Paese non doveva affannarsi a creare democrazie all’estero, concentrandosi piuttosto nel giorno per giorno con i vicini di casa, Messico e Canada. Il commercio, non la guerra era la strada dell’avvenire. E infatti il messicano presidente Fox incontra come primo leader straniero il neoeletto Bush. Tutta questa fragile teoria si incendia l’11 settembre 2001. La bambina del Sud, la concertista mancata, la studentessa con tutti gli esami passati a suon di lode, la professoressa brillante e invidiata da tanti atenei deve adesso decidere come combattere il nemico misterioso che la Repubblica si trova ad affrontare. La sua cultura di missili balistici, di silos nucleari a nulla serve nella guerra asimmetrica contro Al Qaeda. Rice cambia. Abbandona la prudenza del suo mentore, il generale Brent Scowcroft, la cautela del generale Powell che la considera una figlia, e si associa ai duri, il vicepresidente Cheney, il capo del Pentagono Rumsfeld, i neoconservatori con cui discute ogni giorno. Guerra di movimento, audacia, attacco all’Iraq. Per Bush è una sorella, con lei passa lunghe ore a discutere davanti al caminetto, la moglie Laura e papà e mamma Bush sono fieri di avere sempre in casa Condi: "Se lei mi spiega il mondo io lo capisco", dice Bush padre. Adesso Rice dovrà spiegare gli americani al mondo e sarà assai duro, molto peggio che in classe a Stanford o nei concerti da ragazzina. La guerriglia in Iraq, il Medio Oriente dove la fine di Arafat apre spazi e crea caos, la Nord Corea nucleare, l’Iran che gioca alle tre carte tra europei e americani persuaso che solo con una bomba atomica si possa mettere al sicuro dalla fine di Saddam Hussein, l’Europa riottosa, la Russia amica contro il terrorismo ma ormai a un passo dal tornare totalitaria come al tempo dei suoi studi giovanili, la Cina rivale economica e padrona di tante strade del commercio. L’agenda di Condi è irta di problemi quanto la sua vita privata è spoglia di impegni, un solo innamorato fisso, un giocatore di football che doveva portarla ai fiori d’arancio, salvo il fallimento delle nozze pochi giorni prima del sì. Da allora nulla di serio, se non la passione per lo sport e le serate a competere con il presidente Bush a chi ricorda meglio le statistiche di baseball e football. Fredda, elegante, capace ancora di suonare con Yo Yo e di impressionare il premier israeliano Sharon per le gonne corte, "Condi ha gambe tanto belle che se entra in una riunione io perdo il filo", Condoleezza non ha nessuno sulla sua strada, ma la strada è minata. Non ha le carte che vorrebbe, le divisioni militari Usa sono ormai contate, gli alleati malmostosi, i rivali della capitale pronti a farle la festa se il suo piano fallisse. Lei vuol mediare tra i duri in nome del pragmatismo agguerrito, dare anche una mano all’Onu, a patto che si faccia chiarezza sullo scandalo delle mazzette pagate ai gerarchi di Saddam. Non vuol fare nessun passo indietro, fiera e orgogliosa come l’ha cresciuta il padre. Ogni passo avanti le costerà tantissimo. Una nuova strategia ora non significa un articolo su Foreign Affairs, ma lacrime e sangue in Iraq. La grinta di Condi è formidabile, ma deve dimostrare anche compassione e ragione. Dove è arrivata, tanto lontano dagli alberi ombrosi di Birmingham, essere duri paga a breve, ma solo una vera scelta di costruzione della democrazia assicura pace e vittoria. E questo sui libri che Condi ha studiato non c’è scritto. È scritto nella Bibbia che conosce a memoria e vedremo presto quale testo il nuovo segretario di Stato utilizzerà nel suo massacrante lavoro.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …