Riccardo Staglianò: Fido, sorpasso in famiglia. Più cani e gatti che bimbi

28 Dicembre 2004
Nel già ricco campionario di ansie da prestazione natalizia ce n’è una nuova, sempre più sentita: "Cosa regaliamo a Fido?". Perché gli animali domestici sono ormai membri a parte intera di molte famiglie, alla stregua - e a volte al posto - dei bambini, e sotto l’albero qualcosa per loro sembra non poter mancare. D’altronde il sorpasso dei quadrupedi sui piccoli bipedi è ormai un dato assodato. In Giappone, registrava nei giorni scorsi il quotidiano ‟Nihon Keizai Shimbun”, è avvenuto per la prima volta nel 2003: 19,22 milioni di cani e gatti contro 17,9 di minori di 15 anni. Ma la tendenza riguarda tutto il mondo industrializzato e i dati Istat segnano, in Italia, un divario ancora più forte con 14,5 milioni di esemplari canini e felini che stracciano gli 8 milioni e 700 mila nella fascia che va dai neonati all’inizio delle superiori. Considerato poi che le proiezioni demografiche per i prossimi anni ridurranno ulteriormente questo segmento, la sproporzione sembra destinata ad acuirsi e le famiglie ad assumere una fisionomia ibrida, umano-animale. "Gli voglio bene come a un figlio" è ormai espressione del lessico comune, a Tokyo come a Roma, parlando di un cucciolo. Che offre un affetto disinteressato e, a differenza degli adolescenti, non si inferocisce con i genitori che hanno da ridire sui suoi orari di rientro notturno. "Il problema non sono tanto gli animali, quanto la mancanza di altre relazioni" spiega la sociologa Chiara Saraceno, "c’è una voglia di tenerezza e di attaccamento che gli animali in parte surrogano, in parte integrano. Di certo sono meno esigenti dei figli, chiedono meno reciprocità e finiscono per essere un investimento affettivo meno costoso". L’autrice di Mutamenti della famiglia e politiche sociali in Italia mette in relazione il fenomeno con l’invecchiamento della popolazione: "Molti anziani non hanno nessuno e l’animale fa compagnia. Anche molti medici suggeriscono di tenerlo". Senza dimenticare che, nel dominio della tecnologia, la loro diffusione risponde anche a un generale bisogno di ritorno alle origini. "Non sono solo creature su cui riversiamo i nostri affetti - commenta l’etologo Giorgio Celli - ma anche una metafora della natura che sta scomparendo intorno a noi e con cui cerchiamo disperatamente di rientrare in contatto, come testimoniano le file chilometriche nel fine settimana per raggiungere un boschetto fuori città". Che si prendano o meno in casa come succedanei dei bambini che non si ha il coraggio di fare, cani e gatti sembrano costare quasi altrettanto. Stando a rilevamenti della Lega anti vivisezione nel 2003 gli italiani hanno speso 4751 milioni di euro per mantenerli, e la voce "veterinario" era la più grossa (1601 milioni). Un’apprensione del tutto umana, come il caso giapponese conferma: "Il 50 per cento dei cani che vediamo sono obesi: vivono sotto lo stesso tetto e mangiano le stesse cose degli uomini" racconta al Nihon Keizai Hiroshi Ishii, presidente di una clinica specializzata. Un’antropomorfizzazione di cui si poteva fare a meno: "Quando l’attaccamento agli animali si traduce in consumismo - chiosa Saraceno - si trasforma in una proiezione peggiore di quella dei genitori sui bambini. Come loro non sono affatto più felici, da neonati, di indossare un vestito griffato, lo stesso vale per gatti con una cuccia di marca. è solo grottesco". Relazioni che costano poco in moneta d’affetto e tantissimo in termini economici. E che a volte rimpiazzano anche i fidanzati, non solo i figli: "Quando si ha paura di farsi coinvolgere troppo nelle relazioni tra umani, l’attaccamento verso l’animale può essere una scorciatoia efficace. Meno soddisfazioni, forse, ma di certo meno problemi". Resta, fra gli altri, il paradosso della spesa: "Adesso nessun gatto mangia più gli scarti - conclude la professoressa torinese - mentre ci sono vecchiette povere che al supermercato comprano cibo per gatti". A Natale, nel dubbio, si può fare un regalo a loro.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …