Riccardo Staglianò: Buon compleanno web

07 Novembre 2005
Le invenzioni di successo hanno spesso molti padri. Il telefono ne vanta due, Meucci e Bell, Internet assai di più. C'è chi ha messo a punto il protocollo di comunicazione fondamentale (Vinton Cerf e Bob Khan), chi ha concepito l'e-mail (Ray Tomlinson) e molti altri che hanno costruito altri pezzi importanti di quell'enorme nebulosa che è la rete. Ma da un certo punto in poi internet (una presenza così familiare che non ha più senso riservarle la deferenza della maiuscola) è diventata sinonimo di world wide web, il grande ipertesto che collega come una ragnatela - e con altrettanta naturalezza e semplicità - computer di tutto il mondo. Quel compleanno, che in questi giorni si festeggia, e quel genitore, sono diventati la data e il nome più memorabili nell'articolata genealogia di una delle scoperte più rivoluzionarie del secolo.
Il 13 novembre 1990 Tim Berners-Lee realizzò la prima pagina web "appoggiandola" sui server del Cern di Ginevra. Il giovane fisico inglese studiava da oltre un anno un modo per creare un'infrastruttura informatica che consentisse di condividere informazioni sparse per il mondo. La difficoltà principale era quella di trovare una lingua unica con la quale le diverse macchine potessero comunicare tra loro.
La soluzione fu l'hyper text transfer protocol, quell'http che appare nell'indirizzo di tutti i siti che da lì in poi sarebbero stati creati. Gli ingredienti tecnologici esistevano già, il loro assemblaggio però risultò geniale. "Fu una combinazione estremamente improbabile", ha ricordato nei giorni scorsi James Boyle, professore alla Duke Law School in un editoriale sul ‟Financial Times” intitolato "la rivoluzione irripetibile". Irripetibile perché si scelse di puntare su "protocolli aperti, ovvero standard e linguaggi che non appartenevano a nessuno" e sui quali, dunque, nessuno poteva esigere il pagamento di un canone. Papà Berners-Lee, coetaneo di Bill Gates ma con una visione del mondo diversa quanto alla socializzazione della tecnologia, dette l'esempio non commercializzando l'invenzione che gli sarebbe potuta valere miliardi di dollari in royalties. E su questa duplice premessa di gratuità d'uso e di partecipazione di chiunque volesse alla costruzione dei siti la rete crebbe secondo una progressione geometrica.
Che non era più riserva di caccia di professori e "smanettoni" ci se ne accorse nel '93 quando arrivò Mosaic, il primo browser che consentiva una navigazione semplice con tanto di immagini.
Ma fu il '95 l'anno in cui successe di tutto. Ad aprile RealPlayer, il programma per ascoltare l'audio in diretta. A luglio Amazon, che comincia con i libri e diventa il più grande negozio virtuale del mondo. Ad agosto Netscape si quota in Borsa e tiene a battesimo la new economy. Ad agosto Cnn lancia il proprio servizio web. A settembre è la volta di eBay, il primo sito di aste telematiche. Non c'è settimana che i giornali non registrino un nuovo arrivato nella grande arena telematica.
Il web diventa sempre più l'amnio digitale in cui le nuove generazioni hanno imparato a sguazzare. Ma anche gli adulti, con vite sempre più frenetiche e individualizzate, si rivolgono alla rete per ottimizzare l'incontro tra domanda e offerta. Compresa quella di sentimenti. Così quest'anno quaranta milioni di americani (1 su 6) si sono collegati a siti come Match. com o uDate per cercare l'anima gemella che non sanno più dove andare a cercare nel mondo "normale".
E per interrogativi di ogni genere si consulta Google, la nuova superpotenza cyber che indicizza ormai oltre 8 miliardi di pagine web e ha un valore finanziario maggiore di General Motors, Ford e Chrysler messe insieme.
Sir Berners-Lee, cinquant'anni a giugno, è stato fatto baronetto dalla regina Elisabetta e dirige il World Wide Web Consortium, che sovrintende allo sviluppo della sua creatura. Qualche anno fa scrisse un libro, "Tessere la rete", in cui non c'era alcun rimpianto per aver scelto la strada no-profit. L'unico cruccio, piuttosto, riguardava un dettaglio di programmazione: "A volte vorrei proprio non aver messo quel doppio slash negli indirizzi, perché è un po' ingombrante". Tra i due punti e la triplice w, pare, una barra sola era più che sufficiente. Ma sono sottigliezze talmudiche davanti all'invenzione che ci ha cambiato la vita.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …