Una questione di onore. Mappe per amanti smarriti di Nadeem Aslam

23 Settembre 2004
Qualche minuto dopo l’inizio della nostra chiacchierata, Aslam sembra a disagio e mi chiede di spegnere il cellulare. Lo guarda come se non ne avesse mai visto uno prima: niente di strano per uno che negli ultimi undici anni ha fatto a meno di questo e di altri gadget che a noi appaiono irrinunciabili. ‟In pratica mi sono ritirato dal mondo”, spiega placidamente. ‟Ho ridotto all’osso la mia vita. Non ho posseduto un cellulare fino a quando non ho finito il libro e solo allora sono stato in grado di comprarmene uno. Comunque fino a quel momento non ce n’era stato bisogno. Ora sto cercando di affrontare il mondo – cose come Internet e la posta elettronica. Mi sento come Rip Van Winkle.”
Per un certo periodo la sensazione di spaesamento è stata forte. Aslam aveva solo ventisei anni quando si è imbarcato nel suo secondo romanzo, Mappe per amanti smarriti, convinto che ci sarebbero voluti due anni per terminarlo. ‟L’unico momento in cui mi sembra di essere davvero vivo è quando scrivo. Al termine di questo libro mi sono sentito come una gabbia senza canarino. Per un mese non ho avuto idea di cosa fare.”
Sebbene culturalmente musulmano, Aslam si definisce ‟non credente”. Suo padre, un comunista che in patria faceva il poeta e il produttore cinematografico, a Huddersfield ha lavorato come spazzino e operaio. A causa delle scarse risorse finanziarie, Aslam, dopo il trasferimento in Inghilterra, non è più tornato in Pakistan. Ma è stato allevato ‟con un occhio di riguardo per l’attività della mente”. Casa sua era piena di libri, con immagini ritagliate dai settimanali attaccate al muro. Il padre ha continuato a ripetergli di ‟vivere le proprie passioni” e di non preoccuparsi dei soldi. E così, quando ha ricevuto la borsa di studio del Royal Literary Fund, ne ha rifiutato una parte. ‟Ho detto loro che non me ne servivano così tanti.”
Aslam ha iniziato a scrivere il suo romanzo d’esordio, Season of the rainbirds, non avendo la minima conoscenza del mondo degli agenti e degli editori. Il suo manoscritto, inviato ad André Deutsch senza alcuna raccomandazione, venne accettato nel giro di dieci giorni. Il libro vinse due premi, e grazie a questi e ad altre borse, Aslam riuscì a sopravvivere, scrivendo Mappe per amanti smarriti tra Huddersfield, Edimburgo, Leicester e Reading – ovunque un amico gli prestasse un appartamento. Con le finestre oscurate da tendoni neri, stava senza uscire di casa anche per sei settimane. Qualche volta, invece di andare a letto, si addormentava sul pavimento. Quando usciva si sentiva disorientato. Si domandava ‟Perché sta nevicando? Nella città dove è ambientato il libro è estate”. Ma l’isolamento era fondamentale. ‟Penso sempre al silenzio e all’oscurità della radice che fa crescere il fiore.”
Il frutto di questo silenzio e di questa oscurità è un romanzo profondamente poetico e toccante. Mappe per amanti smarriti narra di un anno della comunità musulmana in una non meglio definita cittadina inglese. Il sessantacinquenne Shamas e sua moglie, la devota Kaukab, da cinque mesi non hanno notizie di Jugnu, fratello di Shamas, e della sua giovane amante Chanda. La comunità descritta affoga nei segreti e nella riservatezza.
‟Vengo da una famiglia operaia e ho sempre vissuto in posti come questo”, dice Aslam. I pettegolezzi aleggiano nella drogheria dei genitori di Chanda tra gli incensi e le lozioni per capelli all’ibisco; in posti come questo il peggio che si possa augurare al proprio nemico è ‟Che tuo figlio sposi una donna bianca”; qui capita che i pachistani dall’inglese incerto non rivolgano la parola a più di tre bianchi in un anno – e sono sempre tre di troppo.
Sebbene ambientato in una cittadina, Mappe per amanti smarriti – a differenza di Sette mari, tredici fiumi di Monica Ali – ha un che di bucolico. Segue il ritmo delle stagioni, riflettendo il tempo emotivo dei protagonisti. La natura offre un’intensa cornice a eventi tragici. Quando per la prima volta Chanda entra nel giardino di Jugnu, il melo non è ancora in fiore. ‟È proprio ciò che volevo”, dice Aslam. ‟Chanda non vedrà mai questi fiori diventare frutti. Gli alberi sembrano saperlo, tanto che a un certo punto le trattengono il velo e cercano di fermarla.”
Aslam descrive tutto fin nei più piccoli dettagli: la brina ‟rivestita da bagliori”, i boccioli di rosa che giacciono in mazzetti come ‟luccicanti gocce di creature fantastiche”, il bianco collare di una falena. Lo scomparso Jugnu era entomologo, così che attraverso la narrazione svolazzano qua e là Cinabri, Grandi Pavonie e Falene Fantasma.
Le falene costituiscono anche un legame con la letteratura islamica e con uno dei suoi temi centrali: la ricerca dell’amata. L’uomo in cerca dell’amata è come l’anima che cerca Dio. ‟All’interno della tradizione letteraria del subcontinente indiano vi sono diverse immagini”, spiega Aslam. ‟Una è quella della falena e della fiamma”. Ma i riferimenti alla letteratura islamica sono moltissimi, da Le mille e una notte alla poesia di Wamaq Saleem.
La storia resta comunque contemporanea, e trabocca di questioni culturali che riguardano i musulmani asiatici in Inghilterra: razzismo, matrimoni combinati e il divorzio – ‟Talaaq! Talaaq! Talaaq!” – che un momento di rabbia del marito è sufficiente a provocare. Aslam è particolarmente attento alla condizione delle donne. Nel romanzo trovano posto fatti di cronaca che le riguardano: l’esorcismo che lascia la ragazza ribelle agonizzante dopo essere stata picchiata a morte, le donne costrette ad abortire se sono in attesa di femmine. ‟In una provincia pachistana ogni trentotto ore viene uccisa una donna”, dice, sottolineando che tutti gli spaventosi episodi del libro si basano su fatti veri. Nel romanzo si parla anche di uno stupro ad opera di un religioso pedofilo, realmente avvenuto, dice, in una cittadina delle Midlands. ‟I tipi della moschea minacciarono con una pistola la famiglia che stava andando alla polizia.”
Pur mantenendo un atteggiamento fortemente critico, Aslam mostra anche grande compassione. La gente del posto chiama la cittadina Dasht-e-Tanhaii o il Deserto della Solitudine. Sradicati, ma riluttanti a integrarsi, i suoi abitanti sono vittime di un terribile senso di vuoto. Shamas, non credente, non è in grado di comunicare con la sua pia moglie: nello stesso tempo Kaukab si dispera perché i figli rifiutano i valori tradizionali. Il maggiore ha già alle spalle un matrimonio fallito con una donna bianca. Il minore non torna a casa da otto anni.
Ma Aslam è preoccupato di come reagirà la comunità musulmana al suo romanzo? Scuote la testa: ‟Gli scrittori hanno sempre avuto problemi con le persone che pensano di conoscere la verità”, e aggiunge ‟i miei libri non contengono messaggi. Scrivere è il mio modo di esplorare la vita e l’attività della mia coscienza”.

Mappe per amanti smarriti si svolge nel 1997. Sarebbe stato diverso ambientarlo quattro anni più tardi? ‟In un certo senso, il libro è sull’11 settembre,” dice Aslam, che ha visitato Ground Zero provando rabbia e frustrazione. ‟Mi sono domandato se nella mia vita personale e come scrittore sono stato abbastanza rigoroso da condannare i piccoli 11 settembre che accadono ogni giorno.” E aggiunge che ‟Jugnu e Chanda sono l’11 settembre di questo libro”.
Aslam prosegue: ‟La maggior parte dei musulmani vuole solo una vita normale, non vuole avere niente a che fare con i fondamentalisti. Ma questo sarebbe un lusso. Noi musulmani moderati dobbiamo impegnarci e opporci. Da bambino ero terrorizzato dal gioco dell’impiccato, dall’idea di provocare involontariamente la morte di qualcuno. Ora mi sembra che il gioco dell’impiccato venga giocato su scala mondiale, e che presto o tardi mi faranno delle domande e che se non darò la risposta giusta qualcuno ci andrà di mezzo.
‟L’America è l’unica grande potenza e come tale dovrebbe essere tenuta d’occhio. D’altra parte, l’Islam è una grande religione, e può macchiarsi di abusi.” E aggiunge: ‟Osama bin Laden e quelli come lui affermano di essere angosciati dalla penosa condizione in cui vivono i musulmani ovunque nel mondo. Bin Laden ha vissuto in Afghanistan, uno dei paesi musulmani più poveri. Quanti ospedali ha costruito? Quante scuole e università, strade e ferrovie? Come miliardario non avrebbe avuto grandi problemi a realizzarli. Invece, ha organizzato campi di addestramento per terroristi”.
Negli undici anni di stesura il contenuto emotivo del romanzo non è cambiato, anche se Aslam dice di aver affinato la sua tecnica. Scrive a mano, il che forse spiega il sapore meditativo di Mappe per amanti smarriti. ‟Talvolta una frase può richiedere un’intera pagina di cancellature”. Corregge in continuazione, tanto che ha impiegato cinque anni per completare il capitolo iniziale, mentre ha lavorato per sette mesi a una storia su Kaukab, per poi salvarne solo una frase.
Dopo i primi due anni, Aslam ha smesso di dedicarsi all’impianto generale del romanzo, e nei quattro successivi ha riempito più di cento pagine con le biografie dei personaggi principali. Dopo di che, dice sorridendo, ‟Ho capito davvero cos’era questa famiglia. A quel tempo stavo scrivendo da sei anni ed ero in grossi guai finanziari. Ma era una cosa che andava fatta”.
Aslam ha deciso di usare quante più metafore e similitudini possibile. ‟I personaggi paragonano continuamente l’Inghilterra al Pakistan, e lo fanno così spesso da dimenticare il luogo in cui vivono. Volevo che il lettore avvertisse questa frustrazione, volevo che, in un certo senso, l’Inghilterra gridasse: ‘Ci sono anch’io!’.”
Dopo essere riemerso dalla sua solitudine, ora Aslam si sta abituando al telefono senza fili della popolarità: durante un pranzo con l’editore americano, una falena, apparsa all’improvviso, gli è svolazzata attorno per un po’. Aslam l’ha interpretato come un buon segno. Ma, racconta, ‟Un paio di settimane fa, durante una festa, un tipo mi ha chiesto: ‟È vero che quando sei andato a New York, al pranzo con Sonny Mehta ti sei portato la tua falena addomesticata?”. E scoppia in una fragorosa risata.

Mappe per amanti smarriti di Nadeem Aslam

Siamo in un'innominata città inglese, uguale a molte altre in Europa, ai cui margini vive una comunità pachistana. Il romanzo si apre con la scomparsa di due amanti, Chanda e Jugnu e ben presto la polizia decide di arrestare i due fratelli di Chanda, indignati dalla loro relazione adulterina. La t…