Corrado Ruggeri: Via Tomacelli a Roma. L'ex sorella povera

14 Giugno 2006
Non sono ambizioni sbagliate. Anche se qualcuno griderà all’errore. Rubare spazio alle auto è sempre cosa positiva e creare una strada del made in Italy che sia proseguimento ideale di via Condotti è un’idea tanto semplice quanto geniale. La trasformazione annunciata di via Tomacelli è un progetto ambizioso perché scommette sul recupero di una strada che è rimasta a lungo sorella povera delle vicine vie più blasonate, pur essendo in posizione strategica, tra il Corso e il Tevere. E perché intorno ad essa si crea un contesto complessivo ricco di storia, archeologia, architettura contemporanea e offerta commerciale di prestigio: pedonalizzare e caratterizzare le presenze con il meglio dei marchi italiani (Ferrari, Poltrona Frau, Fendi, Armani, c’è anche la redazione romana del ‟Corriere della Sera”) è una novità importante per Roma e la sua economia. Perché è l’idea stessa di dinamicità che promuove una città agli occhi di chi ci vive e nella considerazione di chi intende visitarla. Le scelte possono anche non essere condivise, possono aprire dibattiti e far maturare posizioni contrapposte: ma se realizzate, dopo essere state annunciate, danno dimostrazione di vivacità intellettuale e amministrativa. Se c’è una pessima tradizione ereditata da Roma è il deteriore immobilismo spacciato per sacra custodia di ciò che la Storia le ha consegnato. Come se imperasse la paura di disperdere un glorioso passato e le sue vestigia facendo qualsiasi intervento, anche il più semplice, il più indolore, il più lievemente innovativo. Guardiamo a Meier e all’Ara Pacis, in un contesto territoriale che si collega alle novità di via Tomacelli. Dentro le valutazioni negative che alcuni hanno dato - del tutto rispettabili finché espresse soltanto con la forza della ragione e senza uova o pomodori - c’è stato anche il timore di contaminare l’arte romana e di lasciarla quasi smarrire, ma solo per uno sguardo disattento, con la sovrapposizione di idee e realizzazioni contemporanee. Non può più essere così. Il mondo corre. Bene alla rivisitazione di via Tomacelli, di via Veneto, del centro storico, delle periferie. Bene a una città che ha voglia di cambiare. Non è una posizione necessariamente identificabile come ‟veltronismo” - anche se c’è qualche virus positivo distribuito dal sindaco in tanto fermento intellettuale - associato a un certo ‟montezemolismo”, visto che il presidente della Ferrari è anche interessato nella società che gestisce Poltrona Frau. Piuttosto è la scoperta - tardiva - di come Roma abbia bisogno di cogliere la forza del suo coraggio e di tramutarla in gesti decisi, anche urbanistici, per essere protagonista del suo sviluppo. Roma ha ritrovato molto orgoglio, come città, come capitale e come metropoli internazionale. Le serve ora la determinazione - accompagnata dalla possibilità economica - di crescere ancora. I grandi successi, molto spesso, si ottengono cominciando dalle piccole cose.

Corrado Ruggeri

Corrado Ruggeri (Roma, 1957-2023) è stato giornalista del “Corriere della Sera”, viaggiatore per passione e per lavoro. Ha scritto reportage da tutto il mondo per varie riviste specializzate ed è …