Gianni Riotta: “No a maggioranze allargate”. Un colloquio con Romano Prodi

21 Luglio 2006
L'antipasto del presidente è semplice, una fetta di pane fresco con poche gocce di aceto balsamico di Scandiano. Guarda la Colonna Traiana che riempie la finestra, ‟Quelle erano guerre senza proporzione. Roma si metteva in marcia e poteva distruggere un popolo intero. Il mondo è cambiato, ma dolore, morale, restano questioni centrali”. Il presidente del Consiglio Romano Prodi fa colazione con il suo staff ed esamina le questioni del giorno, la storia che è ancora cronaca, non fissata nella pietra come nella Colonna dell'imperatore Traiano e su cui ogni leader politico spera di intervenire.
‟La fiducia sull'Afghanistan? Non so se sarà necessario chiederla. Leggo sui giornali di scricchiolii ma sa cosa?, io consideravo il passaggio sulle cellule staminali al Senato più complesso del voto sulla missione a Kabul. C'era da regolare le decisioni italiane in sede europea e ce l'abbiamo fatta. Rotture? Ne leggo, ma invece voglio ringraziare i nostri parlamentari. Tutti. Perché l'opposizione sta facendo ostruzionismo, un filibustering che noi non abbiamo mai praticato. Hanno il pieno diritto di seguire questa linea di condotta, beninteso, "this is democracy" la democrazia è così, diceva scherzando George Bush quando ci siamo visti a San Pietroburgo. Eppure noi continuiamo tranquillamente. Ci sono stati quattro casi di coscienza sull'Afghanistan, è vero. Ma siamo ancora qui mi pare. Avessimo vinto le elezioni con più agio sarebbe stato più facile, ma così è più thrilling, c'è più avventura. Vuole la verità? È più sexy!”. Prodi ha una camicia a righe e una cravatta celeste, i suoi collaboratori ne seguono la conversazione, come sempre pacata, scandita, con la tradizionale ansia di chi lavora con i leader: dirà troppo? dirà troppo poco? Il presidente li coinvolge nella conversazione, ne ascolta i suggerimenti, e poi continua, secondo il suo filo. ‟Faticheremo certo, ma se qualcuno si illude che interromperemo le riforme presto prenderà atto di sbagliarsi. Ho letto oggi l'articolo di fondo sul Corriere del professor Mario Monti e...”.
Presidente, prima di andare ai tassisti, restiamo ancora nel mondo: Israele sotto attacco degli Hezbollah, i raid contro il Libano, morti civili, profughi. Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema, alla Camera, ha detto che ‟le ipotesi di coinvolgimento” di Iran e Siria ‟nell'attuale crisi sono per noi difficili da verificare”. Nella sua intervista al Corriere, il primo ministro libanese Fuad Siniora sostiene che ‟non è un mistero per nessuno che l'Hezbollah risponde alle agende politiche di Teheran e Damasco”. Lei che opinione s'è fatta? ‟È giudizio condiviso che siriani e iraniani siano attivamente impegnati nel sostegno di Hezbollah, sia con finanziamenti, che con la fornitura di armi, missili soprattutto. Ordigni a volte rudimentali, ma purtroppo in quell'area le distanze sono ridotte con effetti micidiali. Che politica impiegare per recidere questo rapporto non è chiaro. Ho parlato a lungo con Olmert, Siniora, con il leader siriano Assad e Larijani a Teheran. Sono colloqui franchi. La diplomazia non deve diventare ipocrisia. Ho chiesto a Larijani come intendono rapportarsi con l'Occidente, ho chiesto conto dei discorsi del presidente Ahmadinejad e della volontà dell'Iran di prender tempo nella trattativa internazionale per il disarmo nucleare. Oggi ho ricevuto il figlio di Hariri, l'ex premier libanese la cui morte in un attentato ha riaperto la crisi. Se Iran e Siria, come pensiamo, agiscono dietro le quinte come reagire? Ho riferito a ogni leader le conversazioni fatte con gli altri, ho informato tutti che l'Italia avrebbe svolto questo ruolo di facilitatore non di mediatore, nell'assoluta trasparenza. Oggi Siniora è la vittima di uno scontro che non riesce a gestire in modo sufficientemente autonomo. Israele non si fermerà adesso, ma è necessario che al cessate il fuoco siamo tutti pronti a fare il nostro dovere. L'amministrazione del presidente George W. Bush 2006 non è quella del presidente Bush 2001. I giornali hanno scritto che, a Pietroburgo, Bush mi ha detto "Mi sarei sorpreso se non ti fossi ritirato dall'Iraq". Invece mi ha detto "Sarei stato disappointed", deluso, perché, a suo giudizio avrei mancato alla parola data agli elettori. Anzi ha aggiunto, sorridendo, "Caro Romano sull'idea di richiamare le truppe da Bagdad hai vinto le elezioni e quindi non potevi tirarti indietro!". Ora il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e il premier laburista inglese Tony Blair hanno avanzato una proposta di intermediazione che può essere determinante e che le parti in conflitto non hanno ancora accettato, ma neppure respinto. Se Condoleezza Rice, un segretario di stato pragmatico, non ideologico, avrà successo nella missione che si accinge a compiere in Medio Oriente, una tregua sarà possibile. Bush mi ha chiesto, conosci Assad? E gli ho detto, sì, e conoscevo anche suo padre. E lui: anche mio padre l'ha incontrato, un osso duro!”.
Davanti alle immagini della guerra in Medio Oriente, c'è in Prodi una doppia reazione, l'angoscia per il da farsi e per lo stop che il conflitto lungo 60 anni pone a tutti gli altri dossier mondiali: ‟Dovremmo parlare di Asia, di Europa, del rapporto perfetto che abbiamo con la Merkel a Berlino, e che nemmeno quel gol di Grosso al 118' della semifinale non ha spezzato. Dovremmo parlare di voli diretti Roma-Pechino, di turismo dalla Cina, e di Banca del Mediterraneo. Invece tutto fermo”. Il mondo è grande e terribile, presidente. Ma anche governare i tassì non è semplice. Chi ha vinto, a proposito, il governo o i tassisti? ‟Se lei legge i comunicati i tassisti, senza dubbio. Se però legge le norme approvate ha vinto il governo. Entro sei mesi i sindaci avranno il potere e la responsabilità di migliorare un servizio, facendo risparmiare i cittadini. I turisti vengono spesso taglieggiati dalle tariffe selvagge e questo danneggia l'immagine del paese”. E se invece farmacisti, già in sciopero, avvocati e notai imparano la lezione degli ultras che bloccare tutto paga perché Roma fa marcia indietro? ‟Allora: sono d'accordo con l'editoriale di Mario Monti. Alzo la posta, non alzo le mani. E stavolta non permetterò che si usino i media per anticipare soluzioni e far precipitare provvedimenti. Siamo chiari: se il mio governo rallenta l'azione riformista andrà a casa. Se la mantiene, con senso di responsabilità, riceverà il plauso dell'opinione pubblica. Io sono un ciclista, la bici è il mio simbolo. A buona andatura si resta saldi in sella, rallentando troppo si cade. Basta avere buoni freni in curva, ho imparato il ciclismo di velocità in pista dal grande Patrick Sercu, mi ha insegnato il surplace, quando si attende lo scatto dell'avversario, in equilibrio alla partenza. Bene, io credo che star fermi fa venire i crampi. Occorre scattare e provare a vincere. Il surplace non paga”.
Il suo avversario, l'ex premier Silvio Berlusconi, sta facendo il suo surplace esidice convinto che lei andrà fuori pista alla Finanziaria. ‟Berlusconi ha detto che non ce l'avremmo fatta ad eleggere i presidenti della Camera e del Senato, che non ce l'avremmo fatta ad eleggere Giorgio Napolitano al Quirinale, che avremmo perso le elezioni locali e poi il referendum. Non ha detto solo che avremmo perduto il Mondiale di calcio e abbiamo vinto pure quello. La Finanziaria sarà approvata, come la missione in Afghanistan. Berlusconi dirà che qualcosa d'altro andrà male. Alla fine, prima o poi, ci prende, magari perdiamo il Tour de France”.
Come ha trovato il discorso di Berlusconi alla Camera sull'Afghanistan? ‟Istituzionale”. E c'è chi ha interpretato una dichiarazione del sottosegretario alla presidenza Enrico Letta come un invito a maggioranze allargate, mentre l'ex deputato Passigli di maggioranze variabili. Sarà così? Prodi corruccia la fronte, ‟È sbagliato, è brutto dire sbagliato, lo so, ma voglio chiarire che la mia maggioranza risponde a un disegno politico e se il mio governo perde si va a votare. Sono stato chiaro? Ma non è terribile che voi giornalisti perdiate tutto questo tempo con i retroscena, senza occuparvi di quel che accade sulla scena, dove mi pare non manchino gli argomenti. Il Nord, per esempio: ne parlate abbastanza? Non credo. Io verrò a Milano, per incontrare i presidenti Formigoni e Penati e il sindaco Moratti. L'Ocse ha appena pubblicato il suo rapporto su Milano metropoli, ne parlerete? Il governo si riunirà, simbolicamente, a Milano in autunno. Ma la stampa incalza politici, imprenditori, prova a stanare la società dallo status quo? ‟.
Presidente, il rapporto tra informazione e potere è delicato ovunque, da Bush e il New York Times, a Blair e la Bbc. In Italia siamo davanti alla vicenda del rapimento di Abu Omar. Si parla di segreto di stato. Che cosa accadrà? ‟Il segreto di stato è uno dei momenti più importanti del potere e dell'etica del governo. Non sono vicende di cui si parli a cuor leggero. Quel che voglio dire è che dobbiamo stare attenti a distinguere i singoli eventi dai processi storici. Non si possono mettere a rischio istituzioni le cui decisioni sono molto complesse, distruggere apparati dello stato che proteggono i cittadini. Io detesto, sempre, la demagogia. Farò dunque ogni sforzo perché la magistratura, che ha un compito di straordinaria importanza, possa svolgere serenamente il suo mandato, ma devo tener presente aspetti di sicurezza e integrità dello stato”. Non è invece un segreto per nessuno che la gravidanza di questo benedetto partito democratico dura da oltre undici anni, malgrado il regalo di milioni di elettori alle primarie. Ieri il segretario dei Ds Piero Fassino ha proposto al leader della Margherita Francesco Rutelli di aderire al partito socialista europeo e se stavolta i ‟retroscenisti” dicono che non sembra una volata alla Sercu, non sbagliano. ‟Il partito democratico è la più grande occasione storica per l'unificazione delle forze riformiste che il nostro paese abbia mai conosciuto. Da un secolo, i riformisti italiani sono divisi e questo esito ha pesato sul nostro progresso. C'è chi pensa che basti fondere i grandi apparati dei due partiti, Margherita e Ds, e certo è una partenza. Ma è più importante fondere e intrecciare le culture politiche, farle comunicare. È la volontà delle primarie. I cittadini ci sorprendono sempre, non sono cinici, hanno passione, quella che talvolta manca nella classe dirigente. In Europa io ho visto, da presidente della Commissione, entrare nel partito popolare molte culture politiche diverse, anche troppo diverse tra loro. Un processo simile avverrà forse nel Partito socialista. Può darsi che un giorno finirà con il chiamarsi Partito socialista democratico europeo o qualcosa di simile. In ogni caso è assolutamente prematuro parlare, oggi, di questi problemi. Saranno maturi alla fine del processo di unificazione. Può darsi che talvolta, più in periferia che al centro, scatti la sindrome del vecchio film Una poltrona per due, ma non bloccherà la storia. Gli interessi sono importanti, ci mancherebbe, e perfino la lotta per le poltrone conta. Ma la passione dei riformisti deve prevalere”.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha debuttato con energia, dall'appello sulla sicurezza nei cantieri a quello sulle missioni di pace. ‟Non ne dubitavo. Percepisce gli avvenimenti con pazienza e speranza. Si definisce un pignolo, ma al parlamento europeo, lui, un veterano, seguiva i lavori con la costanza di un debuttante. E quando non era d'accordo con la Commissione scriveva, criticava, si faceva sentire. Certo che i suoi ideali di riformismo sono quelli che auspico per il partito democratico”. Guardando il nostro paese non si vede troppa passione, presidente. Poca crescita, poco sviluppo, niente innovazione, pochi figli. ‟È il nostro male centrale. Lo scetticismo che si fa cinismo. La delusione di chi è sempre abituato a perdere. Per questo Fabio Grosso, il difensore della Nazionale, è diventato un simbolo. Ma attenti: rimproveriamo alla politica questo torpore, che è radicato anche nell'economia, tra le imprese, nelle banche che troppo spesso rinviano scelte indispensabili per paura di confrontarsi con i cambiamenti del mondo. Quel che mi piace della Spagna è come il governo e le aziende decidano con rapidità. Da noi, sulle fusioni bancarie, si medita da anni. Un mio amico mi ha raccontato un proverbio marinaio "Quando sei al largo, se non decidi tu, il mare decide per te". Vale per i nostri imprenditori e il mercato globale”.
Almeno attorno al Mondiale un po' di passione s'è vista, in campo e fuori. Poi ci siamo risvegliati con il calcio degli scandali. ‟Spero che alla fine non sia solo il mio Bologna a pagare. Sono contento che non ci sia stata amnistia, che la Coppa del Mondo non abbia cancellato uno scandalo che ha umiliato milioni di sportivi. Pulizia e gioia, una buona ricetta. La giustizia deve decidere sul bene e sul male, nello sport e fuori. Rossi e Borrelli hanno per vice due donne, il ministro dello sport è una donna: saranno loro a rinnovare il calcio. Ma, qualunque sia la sentenza finale, non tollereremo scene come quella degli ultras alla stazione di Firenze, che hanno tagliato in due il paese, per ore. Sia chiaro. Ognuno dovrà agire con responsabilità”. S'è fatto tardi, il caffé è freddo nelle tazzine, l'agenda del premier incalza. Niente vacanze, quest'anno? ‟Niente vacanze?” sgrana gli occhi Prodi, ‟l'anno passato ho speso le ferie sul programma, sono due anni che lavoro. Ho una bicicletta nuova, telaio in titanio, forcella in carbonio. Può scommetterci che la userò. Spero di andare un po' al cinema, anche se con la scorta è imbarazzante. Adoro Almodovar, sa parlare di politica con le sue commedie, in Tutto su mia madre si vedono gli ospedali spagnoli, gente che sgobba duro ma con allegria. E soprattutto mostra con orgoglio il proprio ambiente di lavoro. Un'identità nazionale formidabile. Libri da leggere non ne ho ancora messi in valigia, ma da qualche tempo riguardo Pascal. Abbiamo bisogno di un po' del suo spirito di geometria, e del suo spirito di finezza, no?”.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …