Riotta Gianni: La Feroce Verità della Guerra

03 Agosto 2006
Leader confusi, diplomatici impotenti, osservatori ingenui, chiunque si illudeva di una pace a breve tra Israele ed Hezbollah libanesi si scontra a Cana con quella che lo scrittore russo Vasilj Grossman chiamava ‟La feroce verità della guerra”. Tv e Internet ammoniscono: ‟Le riprese possono turbarvi” e non riesco a immaginare chi non sia straziato, nell’anima, dai corpi senza vita dei bambini di Cana, occhi sbarrati, manine impolverate, povere magliette che dovremmo vedere all’asilo, lacerate in sudario. La strage di innocenti, donne troppo povere per sfuggire con i figli alla guerra aerea, pesa sulla nostra coscienza. I cadaveri non sono ancora calati nella insanguinata terra libanese e già comincia la controffensiva psicologica. Il governo di Beirut, gli europei, l’Onu di Kofi Annan accusano Israele di non avere ascoltato gli inviti alla moderazione nel reagire alla tempesta di razzi che lo sceicco Nasrallah scatena sul Nord del Paese. Hezbollah, e la poderosa armata della propaganda fondamentalista sul web, arruolano quei volti strappati alla vita nella campagna di odio contro ‟gli ebrei e il Satana americano”. Israele riconosce il tragico errore sospendendo i bombardamenti per 48 ore, ma ricorda che Hezbollah intreccia miliziani e civili, rampe di missili e case, moschee e ospedali, rendendo impossibili raid senza vittime tra i non combattenti. La feroce verità della guerra è che Hezbollah vuole attirare Israele in dieci, cento, mille Cana, come predicava Guevara, maestro di guerriglia. Nasrallah lancia i suoi missili per innescare una replica che - ne è cosciente - farà poi strage cieca di cittadini inermi, diffondendo odio contro Gerusalemme e solidarietà per le sue gialle bandiere di vendetta. La diplomazia, ostaggio della guerra, dall’Onu, alla testarda signora Rice, agli europei, al ministro D’Alema (l’Italia si sta impegnando con generosità) è premiata dall’esile tregua di oggi e domani. Il premier israeliano Ehud Olmert ripete ‟servono almeno 15 giorni” per demolire le fortificazioni Hezbollah, erette in spregio della risoluzione 1559 dell’Onu. Nessuno sa come ingaggiare Iran e Siria, sponsor di Hezbollah, nel dialogo. Si proverà ora a convincere Gerusalemme a prolungare il cessate il fuoco per più di due giorni, riaprendo colloqui con il governo di Fouad Siniora, schiacciato dalle stragi su Hezbollah, con la Siria pronta però a rifornire di missili gli arsenali. Ma anche Olmert deve riflettere sulla feroce verità della guerra: i suoi blitz non bastano a disarmare Hezbollah. Malgrado le profezie del generale Giulio Douhet, il Clausewitz dell’aria, nessuna campagna, tranne quella contro Milosevic nel 1999, è stata vinta solo dall’aviazione. E scatenare la fanteria precipiterebbe l’intera regione nel caos. Siano due, o più, le giornate di tregua, è alla trattativa che si dovrà tornare, con Hezbollah rafforzata dalla violenza che ha scatenato ad arte. La feroce verità della guerra del luglio 2006 si chiama morte per i bambini libanesi, terrore per le città di Israele e fine di ogni precario equilibrio in Medio Oriente.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …