Marco D'Eramo: È morta una stella

15 Maggio 2007
Non se n'è andata con discrezione, ma nel più sontuoso fulgore che gli umani abbiano mai registrato nell'intero universo, anche se il suo nome non era proprio poetico. Si chiamava SN 2006gy. Era stata scoperta nel settembre scorso a una distanza di circa 240 milioni di anni luce dalla terra (2,3 milioni di miliardi di chilometri), lontana dalla nostra galassia. Era una supernova, cioè una stella che collassa su se stessa ed emana una luce vivissima. SN 2006gy è esplosa per 70 giorni, a la forza della sua esplosione è stata centinaia di volte maggiore di quella di una tipica supernova, lasciando ritenere che avesse una massa pari a 150 soli. Naturalmente la sua deflagrazione è avvenuta 240 milioni di anni fa (milione più milione meno), ma la luce ce ne ha portato la notizia solo ora: così muore una stella.
Già mille anni fa, nel 1006, i cinesi avevano osservato un'esplosione tanto luminosa da permettere di leggere durante la notte. Galileo usò le supernove scoperte nel 1576 da Tycho Brahe e nel 1604 da Keplero per dimostrare che le stelle non sono immutabili. Nella nostra galassia, a solo (!!) 7.500 anni luce dalla terra, l'enorme Eta Carinae espelle materiale gassoso proprio come faceva SN 2600gy: vuol dire che potrebbe esplodere a ogni momento (nel giro di qualche milione di anni).
Le supernove spazzano via qualunque pianeta nelle vicinanze. Questo drammatico morire degli astri costituisce però l'unico meccanismo con cui nel cosmo vengono creati elementi pesanti, indispensabili all'evolversi della vita, che si formano nell'atmosfera delle supernove grazie all'enorme energia a disposizione. Cataclismi cosmici, dalle dimensioni inimmaginabili, che dal nero abisso del tempo e dello spazio vengono a ricordarci la nostra ineludibile finitudine.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …