Marco D'Eramo: Obama e la finanza Usa. Troppo tardi, troppo poco

19 Giugno 2009
Come uscirà il capitalismo da questa crisi? Da destra, da sinistra, dal basso, dall'alto? Le nuove regole del sistema finanziario che il presidente degli Stati uniti Barack Obama ha delineato mercoledì non offrono una risposta chiara.
Non solo perché queste regole dovranno essere discusse, approvate, emendate (o stravolte) dal Congresso, sotto la pressione delle potenti lobbies finanziarie, e quindi l'esito lo si vedrà solo ad autunno inoltrato.
Ma perché il team economico della Casa bianca, dal consigliere speciale Larry Summers al ministro del Tesoro Timothy Geithner, non sembra avere idee chiare su che cosa debba essere nuovo il ‟nuovo capitalismo”. Quest'incertezza è visibile già nelle reazioni. Le Borse hanno risposto con tanta, troppa moderazione: un modesto calo all'annuncio del piano e poi una modesta ripresa, come se l'evento fosse modestamente rilevante. Gli organi di stampa del capitalismo mondiale, dal Financial Times al Wall Street Journal, si sono spesi in una moderata approvazione, quasi fiduciosi che il Congresso edulcori le eventuali asperità del piano. Ma già ieri i regolatori svizzeri chiedevano misure di controllo sulle proprie banche ben più severe di quelle proposte da Obama.
Dal canto suo, la sinistra ha sfoderato le prevedibili critiche. Meno prevedibile che a farsene portavoce sia un pilastro dell'establishment finanziario come il New York Times che ha subito tirato fuori la sproporzionata influenza dei lobbisti di Wall street sulla stesura del piano: ‟Solo nelle ultime due settimane, l'amministrazione ha ascoltato i massimi dirigenti di Goldman Sachs, MetLife, Allstate, JPMorgan Chase, Credit Suisse, Citigroup, Barclays, UBS, Deutsche Bank, Morgan Stanley, Travelers, Prudential e Wells Fargo”. Ieri poi, sempre sul quotidiano newyorkese è uscita un'impietosa stroncatura da parte di Simon Johnson, ex capo economista del Fondo monetario internazionale.
Certo, Obama doveva fare qualcosa, non poteva esimersi dal formulare nuove regole, per almeno due ragioni: la prima, interna, per placare un'opinione pubblica furente nei confronti dei banchieri arricchitisi mentre rovinavano la gente qualunque e salvatisi grazie alle tasse pagate dalla stessa gente. La seconda, esterna, per cercare di far riacquistare alla finanza anglosassone una credibilità minata dalla crisi.
Ma il lancio della riforma giunge tardi, quando per le banche il peggio è passato (almeno secondo la vulgata corrente), tanto che hanno già cominciato a restituire i soldi anticipati loro dallo stato Usa: tanta rapidità nella restituzione consente ai loro manager di non sottostare ai tetti salariati imposti dal governo. Quindi la riforma è proposta quando sono smussati gli strumenti a disposizione del governo per neutralizzare l'inevitabile guerriglia legislativa da parte delle lobbies.
Ma il problema più serio è che la riforma enunciata da Obama non sembra all'altezza della globalità della crisi: se anche non verrà stravolta, reintrodurrà - al massimo - strumenti di controllo e supervisione strettamente nazionali, quando è chiaro che per regolamentare una finanza globale servono strumenti globali. È facile profezia prevedere che avverrà per la finanza quel che vige per il diritto internazionale: gli Stati uniti hanno rifiutato la Corte internazionale dell'Aja per timore che statunitensi possano essere accusati di crimini di guerra. Nello stesso modo, rifiuteranno una Corte dell'Aja finanziaria che giudichi i reati speculativi commessi dai raiders Usa. Ma senza un tale strumento, il ‟nuovo capitalismo” continuerà a giocare a rimpiattino planetario con le regole, gioco che da mezzo secolo tanto appassiona la speculazione mondiale.
P.S. Anche all'indomani del G20 di Londra, inizio aprile, tutti i grandi quotidiani parlarono di ‟svolta”, di ‟nuove regole del capitalismo mondiale”. Chi le ricorda?

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …