"La letteratura di genere? Non esiste!"
«Ritengo il concetto base di Zoom Filtri – dice Sergio Alan D. Altieri, anima della nuova collana digitale di genere – al tempo stesso straordinariamente innovativo e magnificamente trasgressivo.» E aggiunge: «Agli aspiranti scrittori dico: scrivete solo e solamente quello che sentite dentro di voi. Non cercate mode recenti, o trend conclamati, o facili risultati.»
La tua formazione è ingegneristica. Da dove nasce la tua passione per la narrativa – e per la narrativa fantastica in particolare – apparentemente così lontana dall'esattezza scientifica?
Anzitutto, un profondo ringraziamento per avermi in squadra e per permettermi di contribuire a questo primario progetto letterario ed editoriale. Venendo in linea retta alla tua domanda, ho cominciato a divorare Urania, Galaxy, il Giallo Mondadori e Segretissimo fino da ragazzino. Ipotizzo fosse il "demone dell'immaginario" già all'opera. Con il passare del tempo, dalla lettura sono passato alla scrittura, sempre però cercando di imparare il più possibile dalla lettura. L'esattezza scientifica, anche se onestamente trovo la definizione un po' troppo paludata, vale a dire la mia formazione tecnica, mi è stata e mi è tuttora di enorme aiuto soprattutto nella strutturazione delle storie e nella comprensione dei meccanismi della narrazione.
Quali pregi deve avere un libro per farti innamorare?
Solido conflitto primario, personaggi con i quali interagire, precisione nell'esecuzione, finale congruente con il conflitto. È sul finale che mi ritrovo a essere estremamente esigente: una storia che parte con la 500 Miglia di Indianapolis non può, né a mio parere deve, concludersi con la scampagnata fuori porta.
Come nascono le idee fondanti dei tuoi libri? Dove trovi il primo seme di ispirazione?
Spiegare da dove nascono idee e concetti è sempre un azzardo. La mia prima risposta a istinto è "da tutto". Nel senso di tutto quello che abbiamo attorno a noi: società, demografia, guerra, collasso, tragedia, contraddizione. Nelle mie storie, vado sempre alla ricerca di un concetto che sia accessibile e comprensibile anche se non necessariamente condivisibile. Ritengo importante affrontare tematiche ad ampio spettro, e analizzare come l'umano reagisce di fronte a esse, finendo fin troppo spesso a varcare il confine dell'inumano, o addirittura non-umano.
Quali sono le tue figure di riferimento e i tuoi mentori?
I narratori di oggi esistono perché sono esistiti i giganti del passato. I miei, di giganti, rimangono Raymond Chandler, Howard Phillips Lovecraft, Edgar Allan Poe, Jack London, Giovanni Verga. Veri e propri profeti delle situazioni estreme. Al tempo stesso, continuo a nutrire straordinaria ammirazione per l'opera di autori quali Frederick Forsyth, Stephen King e James Ellroy.
Ci racconti qualcosa di più riguardo il tuo coinvolgimento nella nuova collana Zoom Filtri?
È per me fondamentale ringraziare Fabio Di Pietro, direttore del dipartimento digitale Feltrinelli, per avermi voluto al suo fianco in Zoom Filtri. In "tempi non sospetti", Fabio e io abbiamo condiviso ben più di un progetto editoriale, trovando da subito una grandissima affinità di prospettive su autori e opere. Ritengo il concetto base di Zoom Filtri – un unico contenitore per autori italiani e stranieri, classici e contemporanei, il lavoro di tutti unificato dal denominatore comune della letteratura "di genere" – al tempo stesso straordinariamente innovativo e magnificamente trasgressivo. Questa fondazione, connessa alla rapidità tecnologica dell'E-book, rendono Zoom Filtri un progetto al massimo livello.
Per celebrare la nascita di Zoom Filtri, Feltrinelli lancia l'iniziativa Senza Filtri e concede a chiunque di inviare il proprio dattiloscritto inedito. Che consigli puoi (e vuoi) dare agli aspiranti scrittori?
Dare consigli è sempre un azzardo. Mi limito a un unico punto di vista: scrivete solo e solamente quello che sentite dentro di voi. Non cercate mode recenti, o trend conclamati, o facili risultati. Nulla è certo in narrativa tranne una cosa: l'etica dell'autore.
Secondo te la letteratura "di genere" in Italia è valorizzata? O l'etichetta "genere" danneggia più di quanto non valorizzi?
L'espressione "di genere", che è più giusto collocare tra virgolette, è quanto di più discutibile si possa immaginare e/o usare, anche se io stesso sono costretto a usarla, sempre però tra virgolette. In Italia, caso forse unico, continua a esistere un eccesso di auto-citazione e auto-referenzialità riguardo a ciò che è letteratura a contrasto di ciò che invece è narrativa. Questo è una sempiterna riedizione del dibattito di ciò che è cultura a fronte ciò che non lo è. C'è la letteratura, punto e basta. Può essere buona o cattiva, ma sempre letteratura è. Il resto sono sofismi fasulli da fasulli dibattiti televisivi da domenica pomeriggio.
Sergio Altieri
Sergio “Alan” D. Altieri (1952-2017), laurea in Ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, è autore, traduttore, sceneggiatore e editor. Esordisce nel 1981 con Città Oscura (Dall’Oglio), vasto thriller d’azione, a cui farà …