Francesco La Licata: Uniti si può battere la mafia

25 Giugno 2002

I bambini, la memoria di Giovanni e Francesca Falcone, di Paolo Borsellino e dei poliziotti delle scorte massacrati. La presenza del Capo dello Stato, chiamato a gran voce come garante di un impegno antimafia che. Questo il senso di «Cammini di speranza», una cerimonia fortemente voluta dal «Centro Borsellino» e dalla «Fondazione Falcone», un momento di forte commozione nel ricordo dei caduti di una guerra che continua a penalizzare fortemente la Sicilia. Protagonisti i giovani, ragazzi e bambini, che hanno messo in piedi uno spettacolo, tante parole belle scandite dalla musica, interamente dedicato al ricordi di quegli eroi. Ma dal palcoscenico del teatro Massimo, strapieno fin sul loggione, è nato una sorta di dialogo-promessa tra i giovani siciliani e Carlo Azeglio Ciampi, a cui è stato chiesto - anche con le moine proprie dei nipotini in cerca di coccole - «di essere adottati» dal nonno-Presidente. E lui, il Capo dello Stato, ha risposto alzandosi in piedi e rivolgendo le braccia aperte verso quei bambini in cerca di protezione. Già, perché proprio questo chiedevano, quando recitavano che «voler bene» è soprattutto «prendersi la responsabilità degli amati, per sempre». Ma non si è limitato a questo, Ciampi. Alla fine, lasciando il teatro Massimo, dove sotto un enorme ritratto di Falcone e Borsellino gli scolari della «Arculeo» e del «Centro Borsellino» hanno rappresentato la lotta del bene contro il male della Piovra, ha voluto riprendere questo dialogo ideale, dandogli forza attraverso un monito rivolto, questa volta, agli adulti. «E' veramente commovente - ha detto il Presidente, riprendendo i discorsi ascoltati in sala a proposito dei ragazzi definiti la speranza per il futuro - affidare il ricordo, la memoria, soprattutto ai giovani, ai bambini. Ma bisogna rivolgersi anche ai grandi per ricordare loro che si può mantenere la fiducia e la speranza di queste giovani generazioni se ognuno di noi continua ad operare avendo come riferimento la propria coscienza, avendo chiaro quali sono le nostre forze: la capacità, stando insieme, operando insieme, di superare le avversità e di sconfiggere questa orribile "piovra" che i bambini hanno evocato con la loro rappresentazione sul palcoscenico». Il tema della coesione e dell'unità è stato più volte evocato nelle parole del Presidente, che si è detto «orgoglioso di rappresentare tutti gli italiani e ricordare anche tutti gli altri caduti di questi anni, in Sicilia e nel resto d'Italia nella lotta contro la criminalità». «La lotta di Falcone e Borsellino - ha precisato Ciampi - e di tutti gli altri è una lotta che dobbiamo continuare con tutte le nostre forze. Questi dieci anni confermano indubbi successi. Dobbiamo continuare in questo sforzo collettivo. Sempre più occorre avere forte la fiducia che noi disponiamo non solo della consapevolezza, ma anche delle forze necessarie per sconfiggere la criminalità: queste forze sono la coesione e l'unità degli italiani». Prima della rappresentazione, aperta dall'esecuzione dell'inno nazionale, Ciampi aveva incontrato le famiglie di alcune vittime della mafia (i Falcone, i Borsellino, la mamma del commissario Ninni Cassarà, la mamma dell'agente Catalano). All'incontro era presente anche don Luigi Ciotti, presidente di «Libera» che si è molto impegnato specialmente sul fronte della lotta ai patrimoni illegali di Cosa Nostra. Ma sono state notate anche molte assenze, alcune definite «esclusioni per le vittime di serie B». E' il caso del padre dell'agente Agostino, che continua a non darsi pace soprattutto per non aver avuto la soddisfazione ancora di vedere individuati gli assassini del figlio. Avrebbe voluto parlare col Presidente, ma è riuscito soltanto a fargli pervenire un breve messaggio. Poi il cerimoniale lo ha allontanato, mentre Ciampi tornava in aeroporto promettendo un ritorno «prima della fine dell'anno». L'arrivo del Presidente, «sistemato» in una data mediana tra le due stragi del '92 (maggio e luglio) per non ingenerare criteri di priorità sull'importanza delle vittime, è stato salutato anche come una sorta di evento unificatore di celebrazioni che sono state sempre distinte e separate. Gli interventi di Maria Falcone e di padre Giuseppe Bucaro, presidenti delle due Fondazioni, hanno sanato, alla presenza del Capo dello Stato, questa annosa «anomalia». Le parole del professor Giovanni Conso, membro onorario del «Centro Borsellino», si sono distinte proprio per l'afflato unitario. Così come i discorsi ufficiali del sindaco Cammarata e del presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, che hanno inteso offrire all'autorevole ospite l'immagine di una comunità unita.

Storia di Giovanni Falcone di Francesco La Licata

“Io sono solo un servitore dello stato” Giovanni Falcone Francesco La Licata ricostruisce le vicende salienti della vita di Giovanni Falcone, eroe civile, palermitano autentico, magistrato protagonista del pool antimafia e del maxiprocesso di Palermo. Un giudice a cui era stat…