Gianni Riotta: Il cow boy e l’arma della misericordia

30 Gennaio 2003
New York - Dicono gli esperti di televisione che in un leader la cravatta rossa è segno di potere, la cravatta azzurra icona di rassicurazione. Se la teoria dei colori vale davvero nell'arte dura della geopolitica, ieri il presidente George W. Bush ha voluto dare un segnale di rassicurazione al suo Paese in ansia.
Il discorso sullo stato dell'Unione, una metà dedicata alla crisi economica e sociale, la seconda metà al manifesto per l'invasione dell'Iraq, voleva tranquillizzare la nazione. Possiamo uscire dalla stagnazione e dobbiamo far guerra a Saddam Hussein senza alienare gli alleati. Possiamo essere forti, conservatori e misericordiosi. Al collo il presidente indossava la più azzurra delle cravatte azzurre.
Nel preparare il discorso, accolto dalla tradizionale coreografia di applausi di deputati, senatori, alti ufficiali e invitati di rango, i collaboratori della Casa Bianca hanno seguito due priorità. Rassicurare i cittadini che le difficoltà nella Borsa e nel trovare un lavoro sono superabili con lo stimolo fiscale poderoso di 670 miliardi di dollari (la stessa cifra in euro in pratica) di sgravi sulle imposte. E persuaderli che la guerra a Saddam Hussein non solo si può fare ma è anche giusta, per fermare un dittatore feroce contro il suo popolo e avviare la normalizzazione del Medio Oriente. E' la teoria del domino stilata dal consigliere Richard Perle: un regime filoamericano a Bagdad, pressioni su Siria e Iran perché lascino perdere terrorismo e nucleare, invito perentorio a Egitto, Arabia Saudita e Giordania per un'apertura democratica, sostituzione di Arafat alla leadership palestinese e infine suggerimento al neo eletto premier israeliano Sharon: è l'ora della pace.
Bush sa che molti americani sono scettici su questo risiko mondiale. E che europei, arabi e Onu puntano i piedi. Rassicurare: ai primi s'è rivolto con l'argomento più efficace, la paura di un 11 settembre 2001 con armi biochimiche sponsorizzato da Saddam Hussein: "Se solo una fiala, un ordigno, una cassa arrivasse nel nostro Paese scoppierebbe un giorno di orrore come mai ne abbiamo conosciuti". Saddam nasconde ancora 25.000 litri di antrace, 38.000 litri di botulino e 500 tonnellate di gas letali.
Ai partner europei e alle Nazioni Unite Bush ha mandato un messaggio nitido e uno subliminale. Con nettezza ha chiarito che l'America è pronta ad andare in guerra anche da sola. Lo ha fatto con un tono serio, una voce rauca, una determinatezza di intenti che non lascia dubbi: "Mandare americani in battaglia è la decisione più grave che un presidente possa prendere. Le tecnologie mutano. I rischi e la sofferenza in guerra non mutano. Per gli intrepidi americani che rischiano in prima persona, non c'è vittoria senza dolore. La nostra nazione combatte malvolentieri, perché conosciamo il costo, e inorridiamo davanti ai giorni del cordoglio che sempre giungono puntuali".
Assodato questo punto, Bush ha affrontato la questione dell'"Ugly American", il brutto americano detestato in così tanti caffè del mondo.
Ha annunciato di volere rimandare il segretario di stato, l'ex generale Colin Powell, il prossimo 5 febbraio, alle Nazioni Unite per ripresentare la requisitoria americana contro Saddam.
Bush non ha fatto trapelare se Powell tirerà fuori la prova finale sull'arsenale chimico di Bagdad. Sembra improbabile: ma il segretario di Stato chiederà ancora il consenso all'Onu e agli alleati. Senza un sì, l'America andrà avanti da sola, come già fece il presidente Bill Clinton in Kosovo.
Bush sa dai sondaggi europei e arabi che un cupo rancore antiamericano pervade il mondo e ha punteggiato il suo discorso di riferimenti al Paese che libera le nazioni senza poi occuparle, come in Germania e in Giappone, e che è capace di creare coalizioni contro i despoti, da Hitler alla guerra fredda. Tornato dal summit di Davos, il segretario Powell gli ha riferito delle innumerevoli critiche contro l'America ricca che non firma i protocolli ambientali di Kyoto e non si prodiga per il Terzo Mondo. Nascono dunque le iniziative che dicono molto della filosofia dei "conservatori misericordiosi". Il presidente ha chiesto al Congresso 15 miliardi di dollari in cinque anni per un fondo di emergenza contro l'Aids in Africa. Il segretario Onu Kofi Annan ne rivendica da tempo dieci l'anno.
I volontari contro l'Aids, come Global Aids Alliance, giubilano "Siamo estasiati", ma dietro la scelta di Bush c'è la persuasione di Powell, della consigliera Condoleezza Rice e della Cia che la disintegrazione sociale che l'Aids sta portando in Africa (in molte nazioni un abitante su tre è sieropositivo) può scatenare un caos diplomatico e militare che rischia di essere la vera emergenza di sicurezza nazionale del futuro.
Sull'inquinamento Bush non ha fatto promesse di adesione a Kyoto. Ha stanziato un miliardo e duecento milioni di dollari in fondi per la ricerca che portino in una generazione a un credibile prototipo di automobile all'idrogeno, non inquinante. Modello industriale pulito quindi, non rinuncia luddista alla produzione.
Per rassicurare, per demolire il cliché del "brutto americano", Bush ha proposto anche 450 milioni per l'assistenza ai figli dei detenuti (di solito vengono affidati a famiglie volontarie, ma spesso mancano i soldi per l'organizzazione) e 600 milioni per i centri di recupero dei tossicodipendenti. Agli anziani, che spesso hanno sostenuto con il loro voto il partito democratico, Bush ha promesso 400 miliardi in dieci anni per consolidare la mutua Medicare, concedendo anche assistenza per i medicinali più costosi (gli Stati Uniti soffrono di prezzi da capogiro sui farmaci, spesso il doppio o il triplo del Canada e dell'Europa per lo stesso prodotto).
Quando Bush ha parlato dei tremila terroristi catturati ha fissato la telecamera, stringendo lo sguardo nella smorfia che i suoi avversari trovano da "cow boy": "Altri hanno avuto un fato diverso. Diciamo così, non costituiscono più un problema per gli Stati Uniti, i nostri amici e alleati". Sono cioè morti, uccisi. Bush ha aggiunto "La guerra al terrorismo va avanti e noi la stiamo vincendo". Sa che molti americani sono scettici in proposito, e questo giustifica la retorica aspra. Compassione per i malati di Aids (con occhio alla geopolitica a venire), per i bambini, gli anziani, ma linguaggio "nasty", durissimo, per chi si trova a combattere dalla parte del terrore. Nessuna pietà.
I democratici hanno reagito con il discorso di una delle loro nuove stelle, il governatore dello stato di Washington Gary Locke, di origine cinese. Locke ha toccato i temi classici dell'opposizione, più fiato all'economia e niente precipitarsi in guerra. L'ora però appartiene al presidente George W. Bush. Con determinazione rara in un politico di questa stagione, Bush ha deciso che la prossima mossa nella guerra al terrore è l'invasione dell'Iraq.
Spera di persuadere Onu e alleati ma è pronto ad agire da solo. I suoi strateghi militari hanno in conto anche 15.000 caduti tra le forze Usa. Bush è persuaso che l'Iraq oggi e l'Iran domani possano venire in possesso di ordigni nucleari. E crede che se una Corea del Nord si possa imbrigliare, un vespaio di dittature nucleari sarebbe la fine del mondo occidentale.
E' una convinzione religiosa, prima ancora che politica o diplomatica: "La libertà che amiamo non è il dono dell'America al mondo, è il dono di Dio all'umanità. Noi americani abbiamo fede in noi stessi, ma non solo in noi stessi. Noi non conosciamo, non pretendiamo di conoscere le strade della Provvidenza, eppure ce ne fidiamo, dando la nostra fiducia al Dio amoroso che sta dietro la vita e la storia. Ci possa guidare ora, e possa Dio continuare a benedire gli Stati Uniti d'America". George W. Bush sa che si appresta a guidare il Paese a un salto nel buio in cui le cravatte non conteranno: nel farlo si affida, come nei momenti tragici della sua vita, a Dio, con la fede radicale del dissoluto convertito.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …