Giuseppe Montesano: La fabbrica magica degli euro. Un racconto

14 Novembre 2003
Quando il capitano della Finanza Michele Coccio comincia a gridare che è tutta colpa della moglie, lei quasi lo aggredisce. "Colpa mia? Ma tu a me mi devi solo ringraziare! Tu mi devi baciare la suola delle scarpe...". Va be', il figlio di dodici anni si è costruito un laboratorio nel ripostiglio per stampare soldi falsi: e con questo? "Tu sei arretrato, caro mio! Oggi ci vuole spirito di iniziativa, fiuto aziendale, impresa e internet! E secondo te dovremmo campare con il tuo stipendiuccio miserabile?". Eleonora Coccio scoppia a ridere, velenosa. Se era per suo marito, quel ragazzo veniva scemo: l'onestà di questi tempi? "Mio figlio tiene grandi idee, Miche', quello è un genio!".
Ma Michele Coccio i soldi che stampa il figlio li ha mai visti? Una filigrana tale e quale, la lamina olografica riprodotta come Dio comanda, l'inchiostro otticamente variabile migliore di quello della Zecca! Euro falsi? No, quelli non sono euro falsi, quelli sono capolavori! Michele Coccio fissa la moglie a bocca aperta, senza riuscire a replicare. "Non parli più? E fai bene, fai: Miche', tu di queste cose è meglio che non ti interessi...". Sì, forse per ora fabbricare soldi falsi è illegale: ma si deve sempre essere così arretrati? Prima o poi tutte queste leggi vecchie saranno superate! "E tu che ne sai dove può arrivare Pasqualino, eh?". E Eleonora Coccio, con uno sguardo ispirato, si rivolge agli altri condomini.
Adesso Pasqualino suo tiene solo dodici anni e già è così bravo: poi si piglia una laurea in Economia, un master in America, e domani chi lo sa che può diventare uno così? "Parole sante, signora mia, parole sante!". E Gemma Piglia annuisce, entusiasta: "E come si campa più, oggi? Pasqualino ha avuto una grande idea! L'inflazione cresce? La pensione non ce la danno? I broccoli costano come i diamanti? E allora noi i soldi ce li stampiamo in casa...". Certo, aggiunge Elena Soccio, un ragazzo così intelligente tiene un futuro aperto: parlamentare, ministro, presidente, re, imperatore, e chi lo ferma più a Pasqualino? "No, non è possibile... Voi siete pazzi... Io vi denuncio, io vi denuncio a tutti quanti...". Coccio si tiene la testa fra le mani e la scuote, con lo sguardo vuoto. Ma la moglie scoppia a ridere di nuovo, e quasi si soffoca. Ma a chi denuncia, quello scemo! E secondo lui la vacanza ai Caraibi con quali soldi l'hanno fatta? E la Ferrari che ha ordinato al concessionario come la paga? Mica ha veramente creduto alla storia dell'eredità! "Ma è immorale..." balbetta Coccio con un filo di voce, stremato. "Eh, don Miche', voi e questa moralità! Ma a chi vedete più con questa moralità, eh?". L'ingegnere Zella sorride, e gli batte la mano su una spalla. "Non è più cosa, don Miche', e che diamine! I tempi cambiano, oggi ci vuole l'iniziativa privata: e vostro figlio che ha fatto? Ha messo su un'impresa, ha fatto un investimento, e ora deve vedere i frutti...". Con lo sguardo ormai vitreo, Michele Coccio biascica ancora che esiste la legge, ma l'avvocato Ciarla lo zittisce. La legge? Ma la legge è un concetto elastico, una cosa flessibile come i lavoratori, e si deve adattare alla realtà. "Non dovete fare l'ostinato, don Miche'! A furia di opporvi al progresso, finisce che in prigione ci andate voi, e di corsa!". Tutti scuotono la testa come si fa davanti a uno scemo o a un pazzo, cercando di fargli capire che si sta sbagliando, che se dicono così è solo per il suo bene. "E poi chi ve lo fa fare di pigliarvi tutta questa collera per una fesseria?". "Don Miche', voi di Pasqualino dovete essere orgoglioso!". "Ah, se lo tenessi io, un figlio così! Ma Raffaele è un chiodo...". "È una fortuna, don Miche', non ci sputate sopra...". "E ricordatevi sempre: oggi gli euro falsi, e domani chissà! L'importante è non farsi prendere...". Michele Coccio si è accasciato a terra e singhiozza, forse di felicità. Intorno a lui si discute di tagli di banconote: è meglio falsificare i pezzi da cinquanta, o passano più inosservati quelli da dieci? La discussione è così accesa che riesco a rientrare in casa senza che nessuno mi noti, mi chiudo la porta alle spalle, e sprofondato nel divano mi chiedo: e se avessero ragione loro?

Giuseppe Montesano

Giuseppe Montesano è nato a Napoli. Ha pubblicato due romanzi: A capofitto e Nel corpo di Napoli (Premio Napoli, Superpremio Vittorini, Premio La Torre, Premio Scommesse sul Futuro, finalista Premio …