Riotta Gianni: Le scomode domande del manifesto Prodi

14 Novembre 2003
L' Ulivo non tornerà al governo candidandosi come l' «Antisilvio», coalizione in cui convergono i delusi dal premier Berlusconi, dal conflitto di interessi, dalle leggi ad personam, dalla fine delle privatizzazioni, dalla diplomazia umorale. Il documento che il commissario europeo Romano Prodi ha lanciato come piattaforma per la lista unica delle opposizioni, è dunque un primo passo per capire se l' Ulivo tornerà il soggetto vittorioso del 1996, o resterà la confusa comitiva sconfitta nel 1994 e nel 2001. Prodi fa distinzioni importanti, che gli creeranno guai con l' ala conservatrice dell' Ulivo, dice che la giustizia sociale, e la redistribuzione del reddito, passano dalla crescita economica, che la distanza tra ricchi e poveri si riduce solo se la torta da dividere è abbondante. Dubito che Cossutta e Bertinotti saranno d' accordo, ma è bene che l' ex premier ripeta quel che insegnano i maestri dell' economia solidale, da Amartya Sen a Hernando De Soto. Il mercato crea ricchezza, regole trasparenti devono poi investirla per cancellare la povertà che il documento imputa, fra le righe, agli Stati Uniti. L' economia senza valori non muta le società, ma come può realizzarsi l' armonia senza che la sinistra torni ad essere il partito di chi ha lavoro fisso o pensione, invisa ai ceti nuovi, al Partito della Partita Iva, la generazione dei servizi e nuovi mestieri che, ormai da decenni, nega il Comune di Milano ai progressisti? Qui il testo di Prodi diventa punto di partenza, più che set di soluzioni. Prima il centro-sinistra, in tutte le sue componenti, saprà dare risposta convincente ai quesiti sollevati, più solide saranno le speranze di parlare agli elettori indipendenti o centristi. Bene l' appello alla tutela dell' ambiente e ai protocolli verdi di Kyoto, ma in Europa solo Germania, Inghilterra e Francia riducono davvero le emissioni gassose nocive. Gli altri Paesi membri inquinano senza freni, Italia per prima. Come essere ambientalisti nei fatti e non nella retorica? Il manifesto di Prodi considera l' emigrazione una risorsa: ma siamo pronti a riconoscere la cittadinanza a ogni nato in Italia? Siamo pronti ad accogliere i tecnici stranieri, senza imporre, come i tedeschi, barriere fasulle? La ricerca e l' innovazione tecnologica sono la vera frontiera del futuro, fonte di smacco per gli europei, stretti tra la supremazia creativa degli Usa e la capacità produttiva a basso costo di Cina e India: giusto, ma siamo disposti a mettere a dieta i grassi sussidi all' agricoltura, che impegnano metà del bilancio dell' Unione Europea, impoveriscono il terzo mondo con il loro protezionismo, e drenano i fondi che dovremmo impegnare nella ricerca? Diamo due euro al giorno a ogni mucca europea e centesimi alla scienza. E come primeggiare nelle biotecnologie se i laboratori d' avanguardia sono insultati come «Frankenstein» da finti no global, paladini del camembert? Prodi non entra nella pericolosa deriva tra Usa e Europa dopo la guerra in Iraq, ma la sinistra di governo dovrà scegliere tra la sconfitta americana a Bagdad e la ricostruzione condivisa. Richiama infine a una svolta: basta con le divisioni al Fondo monetario e nel Consiglio di sicurezza Onu, che gli europei abbiano il coraggio di rinunciare ai propri seggi accettando una presenza comune. Campassi mille anni, non vivrei abbastanza per vedere il presidente Chirac che regala il seggio francese all' Onu, ma parlarne è giusto. Prodi elogia la pace e riconosce che la guerra in Kosovo fu necessaria e che l' Ue deve avere una sua forza militare. Degli Usa ricorda la capacità di prendere decisioni comuni in fretta: ma come riprodurla in Italia? Quanti veti burocratici dovranno cadere prima che le scelte siano fatte senza lungaggini e lottizzazioni? Le domande son queste: il centro-sinistra può glissare e campare, ma per vincere deve rispondere, a tutte, una per una, in dettaglio, con l' occhio alle persone perbene da convincere nel 2006.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …