Gianni Riotta: Il seno di Janet scuote l'Impero americano

12 Febbraio 2004
Il presidente non c'era, e se c'era dormiva: «Ho visto il primo tempo, ma non lo show durante l' intervallo. Dovevo lavorare il giorno dopo e mi sono addormentato. Raccontatemi voi» ha dichiarato ai cronisti George W. Bush. Ma tutti gli altri americani c' erano e non solo la notte del Superbowl, la finale del campionato di football, quando la cantante Janet Jackson ha mostrato il seno, con il partner Justin a strapparle il body di pelle nera. Il motore di ricerca su Internet Lycos assegna il record della storia informatica al seno galeotto. Nessun evento è mai stato tanto ricercato via computer quanto lo spogliarello un po' goffo. Perfino lo choc dell' 11 settembre 2001 è superato, il disastro dello Shuttle, la guerra in Iraq, niente ha agitato il cybermondo quanto la sorella di Michael Jackson desnuda. Il New York Times parla di «armi di distruzione mammarie», il saggista Tom Friedman vede nello spettacolo sexy la prova del decadimento e della barbarie americana che il mondo disprezza. Il presidente della Fcc, agenzia che governa l' emittenza televisiva, denuncia lo scandalo e promuove un' inchiesta: «abbiamo ricevuto oltre 200.000 messaggi di protesta... la Jackson ha violato una liturgia sacra!». Il presidente si chiama Michael Powell, è figlio del segretario di stato Colin Powell, uno non trova le armi biologiche, l' altro le cerca sotto i pizzi. Powell junior è sotto accusa per aver provato a cancellare le leggi antitrust sui media e il suo zelo beghino gli procura sarcasmi: filomonopoli e antitopless? Al Superbowl il festival del pacchiano, coiti mimati, un cantante che finge di masturbarsi in diretta, la Jackson che prima si copre il petto come una Madonna del Parmigianino, poi ammette di aver architettato (absit iniuria verbis) il tutto in camerino. Spenti i riflettori parte il festival dell' ipocrisia. George Vecsey, che è il Gianni Brera d' America, bofonchia: «Ce lo meritiamo: ce la prendiamo con i trucchi di Janet Jackson e dimentichiamo la base sozza degli sponsor industriali, delle tv, della Lega Football che sta degradando noi e i nostri bambini!». La Caduta del Reggiseno Janet diventa Metafora della Caduta dell' Impero Americano. Un avvocato di Knoxville, in Tennessee, ricorre allo strumento che da oltre due secoli viene impugnato dagli oppressi, la legge, e denuncia Cbs e Mtv (le reti che hanno promosso lo show) «siamo vittime di oltraggio, umiliazione, imbarazzo e disagi psicologici». Il Senato e la Camera, siamo dopotutto in un anno elettorale, convocano d' urgenza commissioni speciali su «pornografia e mass media». E la mano del censore cala pesante e grottesca: «E.R.», il serial sugli ospedali, cancella l' inquadratura di un' ottantenne a seno nudo, in corsia prima dell' operazione. La natura «politica» dello scontro è colta dalla critica femminista Maura Spiegel, docente alla Columbia University e autrice del monumentale dizionario in 387 definizioni "Il libro del seno, una storia intima e intrigante": «Una donna che si scopre il seno, per libera scelta razionale, ha sempre rappresentato nella storia un gesto di sfida, il potere femminile che scuote l' equilibrio». La Spiegel cita Sojourner Truth, protofemminista che nel 1858 si denudò sino alla vita «per dimostrare che le donne erano potenti e potevano sconfiggere la schiavitù». Inoltre, osserva compunta la professoressa Spiegel, poiché la finale del football, uomini giganteschi che cozzano uno contro l' altro in cerca di una palla a forma di vagina, «è il giorno più fallico dell' anno», Janet Jackson non ha cercato di vendere più dischi del nuovo album, né di avere prime pagine come Madonna al bacio con Britney Spears e neppure di ripulire dal nome di famiglia l' alone criminale del fratello Michael alla sbarra per pedofilia. No, suffragetta della videomusic, ha sfidato l' America puritana di Bush e dei cristiani integralisti in nome del corpo, «Eros e civiltà» avrebbe detto il vecchio filosofo Marcuse. Che cosa sta accadendo? Che la battaglia culturale in corso negli Stati Uniti s' è impigliata per una notte nell' intervallo della finale del football, sul seno di una vivace rockstar, «seno normale di una donna di mezza età, non la turgida appendice al silicone delle ragazze di Playboy» secondo la critica Alessandra Stanley. In Europa tutti straparlano di «America», amandola, odiandola, litigando sulle stelle e strisce. Ma gli Stati Uniti si stanno dividendo culturalmente in un mosaico di popoli e filosofie che ha l' uguale per varietà solo nella Grecia ellenistica. La Corte Suprema del Massachusetts intima al parlamento di approvare subito leggi per il matrimonio degli omosessuali, solo pochi mesi dopo l' abrogazione dell' arresto obbligatorio per «sodomia» al Sud. Sulle coste del Pacifico e dell' Atlantico vive una nazione cosmopolita, elitaria, sessualmente emancipata, multiculturale, progressista e dura da scandalizzare. L' ereditiera Paris Hilton che lancia online i suoi amplessi non inquieta questa America, che non va in chiesa né in sinagoga, ma offre milioni di ore di lavoro volontario a poveri, diseredati, all' ambiente. E' un Paese che detesta la guerra in Iraq, condanna Osama Bin Laden perché nemico fondamentalista, non fuma, mangia poca carne e molta verdura organica, adora i Protocolli di Kyoto e la Corte penale internazionale. Un popolo che voterà per il candidato democratico John Kerry. Nel Midwest e al Sud vive l' America che arrossisce per il seno della Jackson in tv, relega la nudità femminile ai club per soli uomini, vuole convertire i gay, crede che Armageddon, lo scontro finale tra la Fede e il Maligno, sia alle porte, mette al bando da scuola la teoria dell' evoluzione di Darwin e fa insegnare all' ora di scienze il «creazionismo» derivato dalla Bibbia. Un popolo che non ama l' Europa, considera New York e San Francisco Sodoma e Gomorra del peccato e applaude quando il ministro John Ashcfort fa rimuovere solennemente due statue della Giustizia con bronzeo seno al vento. Gente che manda i figli maschi al football, le ragazze al pianoforte, e tutti e due a catechismo. Che in tv e sul computer inserisce i filtri elettronici per cancellare i siti vietati ai minori, fuma con gusto una Marlboro e adora la bistecca al sangue coperta di burro fuso. Questa America odia Bin Laden come un nemico militare, diffida dall' Onu e dai trattati internazionali. Un popolo che voterà per George W. Bush. In mezzo ai due Paesi militanti, convive l' America qualunque, che si limita a ridere della pacchianata Janet-Justin, chiude un occhio se il figlio si attarda su Internet in cerca di ragazze, si preoccupa di guerra e posto di lavoro, prega quando può, sogna la dieta e si lascia tentare dalle patatine, vuol vivere in pace con l' Europa ma si è offesa con Chirac ed è indecisa tra Bush e Kerry. Il film tradizionalista e anti Concilio Vaticano II sulla passione di Cristo girato da Mel Gibson sarà il kolossal della stagione per l' America puritana, come "Kill Bill" di Quentin Tarantino ha infiammato la metà disinibita. La foto di Janet Jackson, un morbido seno nudo adornato da un provocante gingillo d' argento sul capezzolo, l' altro seno prigioniero di una medievale fascia di cuoio e metallo, è la Tac accurata delle due Americhe. Ecco la ragione di tanto chiasso.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …