Lorenzo Cremonesi: "Via subito le bande armate da Nassiriya"

15 Aprile 2004
Da giorni trattava con Aus Al Kharfaji, l' uomo forte del leader fondamentalista Moqtada al Sadr a Nassiriya. E nelle ultime ore Barbara Contini aveva cambiato i toni: "Basta. Fuori subito le bande armate dalle strade, altrimenti è guerra". Poco dopo l' una di ieri notte, quando la tregua tra i nostri militari e i miliziani iracheni era cessata da pochi minuti e qualche colpo di mortaio era già volato verso la sede dell' autorità provvisoria, è sembrato che Kharfaji stesse cedendo. A Nassiriya è circolata la notizia che aveva ordinato ai suoi di uscire per le strade con dei megafoni per invitare i miliziani a ritirarsi. Proprio quando per i nostri soldati stava scattando l' allarme rosso. Tutto era iniziato alle 6 del pomeriggio: nell' ufficio del governatorato di Nassiriya la presidente dell' autorità provvisoria, Barbara Contini, presenta il suo ultimatum a Kharfaji, l' iracheno che da oltre 40 giorni, inclusi gli ultimi 5 di grave crisi, ha accettato e cercato il dialogo con le autorità italiane. "Se non vi ritirate saranno guai - dice Contini -. I comandi del contingente italiano stanno consultando i vertici militari britannici per pianificare le operazioni belliche e i pattugliamenti in Nassiriya città e in tutta la regione di Dhi Qar". Kharfaji ha chiesto altre 24 ore. La Contini ha risposto: "No". L' atmosfera in città era pesante. Barbara Contini è ormai barricata nella palazzina dell' autorità provvisoria, alla periferia della città. Da lì due giorni fa spiegava: "Sto trattando con i rappresentanti di Moqtada, penso sia la via più ragionevole". Poi è arrivata la notizia che gli statunitensi sono stanchi di aspettare, che intendono usare il pugno di ferro contro ogni focolaio di rivolta. "Ho fatto evacuare gli ultimi 5 civili italiani, inglesi e americani che erano con me - ha spiegato la Contini -. Sono al sicuro nelle basi di Tallil, fuori città. A Nassiriya resto io con 70 soldati italiani". Pronta a trascorrere notti che si annunciano interminabili. "Di giorno non accade quasi nulla - racconta -. Anzi, pare tutto normale. Ma la notte è difficile, specie prima dell' alba. E poi domani (oggi, ndr) è il primo anniversario della caduta di Bagdad. La nostra intelligence segnala che potrebbero esserci scontri, attentati e proteste violente". La Contini non pensa, come gli americani, che i rivoltosi siano "un piccolo manipolo di fuorilegge isolati dalla popolazione". A Nassiriya e provincia sono scese in campo forze diverse, variegate, a volte in lotta tra loro. E gli uomini di Moqtada sono tanti. "Almeno 100 mila sul milione e 600 mila abitanti della città. Sono il gruppo più forte, in competizione con gli esponenti più moderati di al-Dawa, i seguaci di al-Sistani, e con le tribù dove la legge del sangue è più importante di quella religiosa". Ma il vero problema, spiega, non sono Kharfaji e i suoi seguaci, quanto i guerriglieri iraniani infiltrati di recente con il compito di impedire la normalizzazione. "Non sappiamo di preciso quanti sono, forse decine. Ma ben organizzati: con covi, armi e finanziamenti. Li studiamo: sono esperti nell' arte di provocare attentati". Poi ci sono i banditi: "Mafie del crimine prive di piattaforme politiche, anche se a volte si danno un alibi religioso. Tribù dedite per tradizione al brigantaggio e che dalla caduta di Saddam si sentono più libere di colpire. Per contrastarle lavoro con 38 capi tribù, cerco di mobilitarli contro i violenti. L' ho detto anche a Kharfaji: se torna la violenza ne farai le spese, gli iracheni sono stanchi di battersi". Da oggi i nostri soldati dovrebbero ricominciare a pattugliare la città assieme alle polizia irachena.

Lorenzo Cremonesi

Lorenzo Cremonesi (Milano, 1957), giornalista, segue dagli anni settanta le vicende mediorientali. Dal 1984 collaboratore e corrispondente da Gerusalemme del “Corriere della Sera”, a partire dal 1991 ha avuto modo …