Paolo Andruccioli: "Aria sudamericana"

30 Aprile 2004
Appello dal Viminale: è necessario isolare i provocatori - ha dichiarato ieri sera il ministro dell'interno Giuseppe Pisanu - per poter garantire la salvaguardia dei diritti di tutti i lavoratori. La tensione, dunque, non si allenta. Il governo non sceglie la linea del confronto e si dichiara invece pronto a rispondere in parlamento dei fatti di Melfi. Almeno questo è l'annuncio dato sempre ieri dal vicepresidente della camera dei deputati, Publio Fiori. La richiesta era stata avanzata, tra gli altri, dai diessini, Gavino Angius e Cesare Salvi. Stessa posizione quella del deputato della Margherita, Giuseppe Molinari. Il confronto diretto in aula potrebbe essere un'occasione importante per capire se quello di Melfi è stato un episodio isolato, oppure un primo segnale di una svolta nella gestione dell'ordine pubblico e in particolare delle manifestazioni dei lavoratori. Finora possiamo solo avanzare qualche ipotesi analizzando le prime dichiarazioni dei politici, tra cui troviamo anche chi sfrutta l'occasione per rilanciare l'argomento della limitazione del diritto di sciopero (ieri la parte è toccata a Italo Bocchino, An). Follini se la prende invece con Prodi e la sua lista perché non avrebbero stigmatizzato la protesta operaia. Se poi dobbiamo dare un qualche credito al sottosegretario al welfare, Maurizio Sacconi, le cariche della polizia contro gli operai di Melfi non sono state solo giuste, ma a questo punto perfino necessarie "per salvare il gruppo Fiat dal collasso produttivo e quindi finanziario". Anche Maroni rivendica il diritto di intervenire per l'ordine pubblico, ma si lava le mani del conflitto tra la Fiat e i lavoratori: un problema che riguarda la Fiat e la Fiom, non il governo. Una linea di intervento drammatizzante è scelta anche da Umberto Agnelli, secondo il quale le lotte di questi giorni hanno avuto un unico effetto: regalare automobili alla concorrenza. Sacconi è andato anche oltre i problemi della concorrenza, sostenendo già da sabato che l'unica condizione per costruire nuove relazioni sindacali passa attraverso la sconfitta e l'isolamento della Fiom.
E' un fatto comunque che cariche della polizia così violente e decise non certo in piazza - ma ovviamente dall'alto - non si vedevano in Italia da molti anni. Carlo Ghezzi, presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio che è stato a lungo capo dell'organizzazione della Cgil, risale addirittura al 1968-69 e in particolare ai fatti di Avola e Battipaglia per rintracciare nella storia del conflitto operaio una scena paragonabile a quella che si è vista ieri mattina a Melfi. Giorgio Cremaschi, della segreteria Fiom, preferisce evocare un'aria da Sud America.
Per la Cgil, "è gravissimo quello che è successo a Melfi, perché non c'era alcun bisogno di usare la forza in una lotta sindacale non violenta". Molto netta la presa di posizione del segretario generale, Guglielmo Epifani - secondo il quale le richieste dei lavoratori di Melfi "sono assolutamente legittime, fondate e necessarie" - e di tutto il gruppo dirigente della Cgil, che si è riunito nel pomeriggio per valutare la situazione. Nel frattempo dalle camere del lavoro e dalle categorie di tutta la Cgil è partita una vera valanga di comunicati di indignazione. Solidarietà agli operai della Fiat di Melfi in lotta è stata espressa dalla Filtea, dalla segreteria della funzione pubblica, dalla segreteria nazionale dello Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil, passando per la camera del lavoro di Napoli, per quella di Reggio Emilia, che considera gravissimo l'intervento della polizia e per tantissime altre strutture territoriali del sindacato.
E mentre c'è qualcuno dentro la Confindustria che prende al volo l'occasione per attaccare la Fiom (ieri la dichiarazione di Giorgio Usai), dalla sinistra arriva una reazione quasi all'unanimità. Contro la carica della polizia si esprime il segretario di Rifondazione, Fausto Bertinotti, ma anche il Pdci. Moltissime le prese di posizione anche tra le fila degli altri partiti: gravissimo episodio, è stata la dichiarazione di Folena, mentre risulta molto importante la solidarietà alla lotta operai che arriva dai movimenti e dal mondo del volontariato e dai no global.
Indignati per il brutale intervento della polizia si dichiarano i rappresentanti del Forum sociale europeo, Tom Benetollo, presidente dell'Arci, mentre Attac Italia mette in evidenza come la nuova generazione degli operai di Melfi stia scoperchiando dieci anni di "fabbrica modello". Forte la protesta dei sindacati di base.
Un appello diffuso ieri dai senatori diessini e dell'Ulivo è già stata firmato da tredici intellettuali e artisti, mentre una riflessione sull'accaduto prende corpo anche tra i sindacalisti democratici di polizia. Si tratta dunque di capire se il governo ha scelto la strada dello scontro sociale. Il rischio, a questo punto, è molto alto.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …