Paolo Andruccioli: Divisoni nella maggioranza. Fisco e pensioni ancora in bilico

12 Maggio 2004
Lo scontro è su tutto. Nonostante il rinvio dell'esame europeo sui conti pubblici concesso dall'Ecofin, il governo italiano non riesce a trovare il passo per portare a termine le riforme promesse. Sul fisco e le pensioni è ancora guerra di tutti contro tutti all'interno dello schieramento di maggioranza. Sulle pensioni è in bilico il voto finale (forse si rinvia tutto a dopo le elezioni), mentre tra oggi e domani ci dovrebbe essere un vertice dei partiti di governo per mettere a punto la proposta definitiva sulla riduzione delle tasse. Il problema è capire se l'iniziale idea di Giulio Tremonti (solo due aliquote) possa stare in piedi e soprattutto come sarà possibile finanziare un'iniziativa che costa molto, in uno dei momenti peggiori delle finanze pubbliche italiane. "Senza una riunione di maggioranza - ha detto ieri il ministro del welfare Maroni - non sarà possibile portare la proposta nel consiglio dei ministri di venerdì". Secondo il ministro, c'è infatti la necessità di discutere quale tipo di provvedimenti prendere per poter realizzare una delle promesse politiche di base del governo berlusconiano. E' ovvio che sul tavolo ci sono proposte molto diverse, sia dal punto di vista del finanziamento dell'intera operazione (quali tagli e dove), sia dal punto di vista dei destinatari. La posizione di An, espressa più volte in questi ultimi giorni dal vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini fa a pugni con l'idea di Tremonti di premiare le fasce più ricche. An, pensando alla sua base elettorale, vorrebbe premiare i ceti medi.
Intanto scoppia un nuovo giallo sulle pensioni. Ieri è slittato il voto al senato sulla delega previdenziale. Per ora il rinvio è stato fissato a domani, ma è possibile anche un ulteriore slittamento alla prossima settimana. E non è neppure detto che questo programma di marcia venga rispettato. Il periodo del rinvio potrebbe essere cioè ben più lungo. Questa mattina in senato ci sarà la replica del relatore al provvedimento, Carmelo Morra, ma sulla delega pesano 550 emendamenti, cosa che rende molto improbabile un'accelerazione e un voto finale entro questa settimana. Ovviamente i problemi sono politici e ieri le dichiarazioni dei protagonisti si sono incrociate, mentre è anche rispuntata l'ipotesi di una fiducia sul provvedimento, anche se è stato il ministro per i rapporti con il parlamento, Carlo Giovanardi, a escludere almeno questa possibilità. "E' un'ipotesi che non esiste - ha dichiarato Giovanardi - d'altra parte il consiglio dei ministri ha già dato la relativa autorizzazione".
Il ministro si riferisce al fatto che il governo, al momento di varare la delega previdenziale, aveva anche previsto la possibilità di ricorrere - al momento del bisogno - a una richiesta di fiducia in parlamento. Un'eventualità contro cui si è però sempre battuto il ministro del welfare, Roberto Maroni. Ieri lo stesso Maroni si è però detto molto preoccupato per la lentezza dell'iter al senato. "Mi auguro - ha detto Maroni - che la delega venga approvata entro giovedì (domani, ndr), ma sono un po' preoccupato. Mi auguro che venga approvata, perché se si va oltre giovedì, ho dubbi che il parlamento ce la faccia entro le elezioni". Sabato saremo già in campagna elettorale.La confusione, comunque, è davvero tanta. I rappresentanti del governo e dei partiti di maggioranza cercano di camuffare come possono l'evidente impasse politica e le tante brutte figure. Il vicepresidente del senato, Roberto Calderoli, ha detto che il voto potrebbe esserci domani, oppure la prossima settimana.
L'incertezza e la confusione sono bersagliate dalle critiche. "Come volevasi dimostrare - dice per esempio il capogruppo al senato di Alleanza Popolare-Udeur, Mario Fabris - l'ennesima promessa del governo Berlusconi è destinata a naufragare". Il presidente del consiglio in persona, ricorda infatti Fabris, aveva promesso la riforma delle pensioni prima delle elezioni, ma era già scontato che un provvedimento così pesante dal punto di vista politico e sociale non sarebbe stato possibile.
In realtà, il governo rinvia, è la tesi delle opposizioni, perché è terrorizzato dal voto. Ne è convinto per esempio il capogruppo dei Verdi in senato, Natale Ripamonti. Stesso discorso dal senatore dei Ds, Giovanni Battafarano, secondo il quale il governo attende l'esito della scadenza elettorale. Intanto il presidente della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, Lucio Francario, scende in campo di nuovo contro il trasferimento del Tfr all'Inps e contro la chiusura della stessa Covip.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …