Paolo Andruccioli: Il giro di prova di Montezemolo

28 Maggio 2004
Innovazione, concertazione, nuovo rapporto tra banche e imprese. E poi soprattutto capacità di competere sui mercati internazionali, puntando la gara sui concorrenti più forti, non sulle aree deboli, di nicchia, o peggio residuali. Il neopresidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, si è presentato così ieri, davanti alla platea degli industriali e a tutto il mondo economico e politico italiano, con l'adrenalina alta, nonostante la sua lunga esperienza delle partenze di formula uno, "un tasso di emozione molto alto, che pensavo di aver già pagato". Il discorso è stato politico e non si è neppure censurato nei passaggi più delicati, quello sulle degenerazioni del federalismo per esempio, che è stata inizialmente una bella idea, perché avrebbe avvicinato la pubblica amministrazione ai cittadini, ma si è poi trasformata in qualcosa di molto diverso, "un localismo che ci sta uccidendo". Così come sulla scuola, l'istruzione e la ricerca, settori che tutti dicono essere decisivi e strategici, ma poi vengono abbandonati a se stessi. I riferimenti alla devolution e più in generale alle riforme hanno creato una certa tensione in sala, ben visibile sui volti dei rappresentanti del governo. Il ministro Maroni è apparso molto scuro e, finita l'assemblea, ha esternato senza freni contro l'attacco di Montezemolo al suo federalismo e contro la pretesa assurda di rilanciare oggi la concertazione, ormai morta e sepolta. La ministra Moratti si è un po' rilassata solo quando il neopresidente degli industriali le ha dato atto di avere messo in campo una "buona riforma" che viene ostacolata dalle "resistenze corporative", mentre il ministro Marzano, prima, il premier Berlusconi in persona poi, hanno tentato di difendere in qualche modo la politica industriale di questo governo e in generale la sua politica economica, che erano state smontate dalla relazione di Montezemolo. Marzano ha detto che il governo sta facendo il possibile per sveltire le procedure burocratiche, creare nuove possibilità di finanziamento dell'impresa, costruire infrastrutture. Tante belle cose, propositi. Peccato che quasi nessuno le ha ascoltate, vista la platea totalmente distratta. Neppure il ministro Tremonti è sembrato troppo interessato alle parole del suo collega, intento com'era a scherzare con i i vicini di banco, cioè di poltrona.
Il presidente Berlusconi è stato sicuramente più ficcante del suo ministro delle attività produttive, ma neppure lui è apparso al meglio. Dopo aver ringraziato sinceramente Antonio, nel senso dell'uscente Antonio D'Amato, Berlusconi ha sciorinato le tante cose positive fatte dal governo, nonché i prossimi obiettivi - Ponte sullo Stretto compreso. Berlusconi sembrava stesse rileggendo i suoi megamanifesti stradali, mentre a Montezemolo si è rivolto come a un collega imprenditore, promettendogli grandi cose sul fronte dei mercati orientali. Il governo sta aprendo la strada "in tutti i paesi a est dell'Italia" e ha creato buone occasioni di affari negli States, anche attraverso la politica estera, ovvero la guerra. Ma sta lavorando intensamente anche sulla grande Russia dell'amico Putin, laddove c'è solo un grande mercato in espansione. Ora però bisogna andare avanti e per far questo il presidente del consiglio chiede pazienza, aiuto e comprensione. L'Italia è pesante e burocratica, tutto è così difficile. D'altra parte però - "permettetemi un po' di orgoglio"- se non ci riesce lui a cambiare l'Italia, chi mai potrà riuscirci?
L'unica cosa concreta che ha detto ieri Berlusconi davanti agli industriali riguarda l'Irap. Montezemolo, nella relazione, aveva detto che prima di arrivare alla sua eliminazione, sarebbe opportuno almemo tagliarla sui costi della ricerca. Berlusconi gli ha risposto che il governo sta lavorando proprio sulla questione dell'Irap per i ricercatori e - sorprendentemente - non ha fatto neppure un cenno alla grande rivoluzione delle tasse. Il vecchio cavallo di battaglia è un po' stanco, nonostante il prossimo traguardo elettorale. Promesse e propositi a parte, quello che è apparso evidente ieri all'assemblea di Confindustria è il cambio del clima. Con la Confindustrria di D'Amato, ha detto Berlusconi, c'è stata una sintonia perfetta, anzi una "vera amicizia". I quattro anni di Montezemolo prendono il via in un modo completamente diverso da quella lontana riunione di Parma.
Luca Cordero di Montezemolo non ha usato comunque toni polemici. Ha letto il messaggio augurale del presidente Ciampi che invita tutti gli industriali a battersi contro la logica del declino. L'obiettivo principale, anche per il neopresidente degli industriali, è quello di ricreare la base dell'attività economica, "la fiducia". Particolare anche il suo riferimento al dare e all'avere. Esiste un momento - ha detto Montezemolo - nella vita di ciascuno e delle classi, in cui "occorre restituire qualche cosa di quello che abbiamo avuto. E noi come imprenditori e come cittadini di questo paese abbiamo avuto molto". Effettivamente gli industriali hanno avuto sempre molto dallo Stato, che è l'unica entità in grado di finanziare la ricerca.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …