Paolo Andruccioli: Confindustria. Dietro le quinte della svolta di Montezemolo

31 Maggio 2004
Luca Cordero di Montezemolo già protesta contro le definzioni "vetero-provinciali". Il nuovo presidente di Confindustria non si riconosce infatti nelle semplificazioni di chi dice che - siccome gli industriali non stanno più con il governo - allora sono contro il governo. E magari stanno (già) con un potenziale governo di centro sinistra. Niente di più sbagliato. La Confindustria deve piuttosto tornare a essere indipendente e autonoma. La vera svolta dell'Eur sta forse tutta qui: gli industriali si sono accorti - e non certo da ieri - di aver toccato il fondo sposando il governo Berlusconi. Non solo le promesse di Parma non sono state mantenute, ma la situazione economica generale è via via precipitata. Per questo ora, è il pensiero di molti industriali che si sentono rappresentati dalla nuova squadra, bisogna rimboccarsi le maniche. Un discorso che il neopresidente ha pronunciato con chiarezza nel giorno dell'investitura. E' arrivato il momento di restituire qualcosa al paese, ha detto. E' il momento di tornare a essere "classe dirigente". La Confindustria si ripropone come soggetto politico autonomo, capace di realizzare un progetto e di stringere alleanze. La Confindustria di D'Amato è stata l'errore più grave proprio perché era diventata subalterna al governo Berlusconi, si era legata le mani da sola. E infatti D'Amato esce di scena senza aver portato a casa nulla, fatta eccezione per la riforma del mercato del lavoro che non è certo opera sua e che sarebbe stata realizzata comunque. La nuova presidenza e il nuovo governo di viale Astronomia non sono dunque un accidente, ma sono piuttosto il frutto di una "ribellione" che covava tra gli industriali già da qualche mese. Ci confermano, per esempio, che la candidatura di Montezemolo era stata preparata e definita almeno un anno fa.
Per una strana ironia della storia, proprio con la fine della dinastia della famiglia Agnelli, torna alla guida dell'associazione degli industriali un uomo che viene dalla Fiat e che comincia a riflettere sulle trasformazioni dell'operaio, non più il Cipputi di un tempo e sul nuovo rapporto tra capitale produttivo e capitale finanziario. Sempre nella sua relazione, Montezemolo dice per esempio che finalmente si potrà uscire dall'ubriacatura della Borsa che aveva fatto girare un po' la testa a tutti (perfino a sinistra). Bisogna tornare in fabbrica, ai "fondamentali". Ma la fabbrica e i fondamentali non sono più gli stessi, tutto è cambiato con la rivoluzione informatica. Per questo è necessario stringere una doppia alleanza: con i sindacati e con le banche. Così se la nuova Confindustria non è un incidente di percorso, non lo è neppure dal punto di vista prettamente industriale e della rappresentatività. D'Amato era partito con l'ambiziosa idea di rappresentare il mondo delle piccole imprese contro le grandi famiglie del capitalismo italiano, contro il centralismo romano e la burocrazia. Poi però si è perso nei meandri del Polo. Quali gruppi industriali rappresenterà ora il nuovo vertice di Viale Astronomia?
Non è una risposta che si può dare in qualche riga, implica un lavoro. Si possono però abbozzare due suggestioni. La prima riguarda il rapporto con le banche e la nuova centralità della finanza. E' vero che bisogna farla finita con i miti del guadagno facile in Borsa, ma è anche vero che Montezemolo considera la questione della finanza di impresa uno dei pilastri del lavoro dei prossimi quattro anni di Confindustria. Non è neppure un caso che il "ministero" sia stato affidato a Tronchetti Provera, uomo influente che pare abbia avuto un ruolo decisivo nella svolta. E non è neppure un caso che proprio il giorno prima dell'elezione di Montezemolo il ‟Sole 24 ore” ha pubblicato un'intervista all'ad di UniCredit, Alessandro Profumo che propone un patto banca-impresa per lo sviluppo e prestiti senza garanzia a chi ricapitalizza. E non è neppure un caso che tra le 500 maggiori multinazionali del mondo del ‟Financial Times” ci siano alcune banche italiane, insieme a Eni e Telecom (ancora Tronchetti). Le banche italiane sono piccole, ma alcune cominciano a contare.
L'altra suggestione riguarda il "ministero" del lavoro o meglio delle relazioni sindacali, affidato ad Alberto Bombassei, presidente e amministratore delegato della Brembo, l'uomo di Federmeccanica che si è scontrato con la Fiom e l'ha isolata. Come si concilia questa scelta con il discorso della riapertura del dialogo?

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …