Paolo Andruccioli: L'industria italiana prova a ripartire

15 Giugno 2004
Timido segnale di ripresa della produzione industriale. L'Istat ha reso noto il dato di aprile che fa registrare un leggero aumento dello 0.5%, rispetto al mese precedente. Rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, ovvero all'aprile del 2003, la crescita è del 2,7%, ma è un dato che va corretto con un giorno in più di lavoro: 21 giorni nel 2004, contro i 20 di aprile dell'anno precedente. In ogni caso l'Istat offre i dati sui primi quattro mesi dell'anno, che confermerebbero variazioni positive per i beni di consumo (2,8%), per i beni durevoli e non durevoli e per l'energia. In flessione, invece, i beni intermedi e i beni strumentali. Nel confronto tra i due periodi di quest'anno e dell'anno scorso i segni più vivaci si sono registrati nelle industrie manifatturiere, in quelle della carta, stampa ed editoria, del legno e dei suoi prodotti e infine nella produzione di metalli e di prodotti di metallo. Pelli e calzaturiero, insieme all'industria degli apparecchi elettrici e di precisione, al petrolio e ai mezzi di trasporto, sono stati invece i settori con le peformance più deludenti. Secondo i ricercatori dell'Isae, l'attività industriale proseguirà ora con un andamento "esitante". Anche giugno andrà così, dopodiché si dovrebbero registrare cali congiunturali dello 0,5% e dello 0,1%. La produzione dovrebbe poi riprendere in modo significativo in luglio, con un aumento intorno all'1,6%. Sempre secondo l'Isae, il miglioramento registrato in aprile è stato "migliore delle attese" e protrebbe configurarsi "come un sostanziale consolidamento della prevalente condizione di stabilità ciclica che interessa i nostri settori industriali". In particolare i prodotti della chimica stanno facendo registrare una fase di espansione. Complessivamente si ha dunque un'immagine di una industria italiana che starebbe scandando i motori in vista di una ripresa consistente. Le previsioni per giugno rimangono negative, ma anche per il Centro studi di Confindustria i segnali di ripresa che si sono registrati in aprile sono già migliori di quello che si era previsto. E' comunque evidente che si tratta solo di segnali e di tentativo di invertire la rotta, con nuove iniezioni di fiducia, uno degli elementi del gioco che era mancato clamorosamente negli ultimi mesi.
È come se si stesse cercando disperatamente la ripresa, spiega Marigia Maulucci della segreteria confederale della Cgil. A parità di giorni, spiega la sindacalista, la produzione industriale risulta sostanzialmente ferma. E se pure qualcosa "dovesse cominciare a muoversi cadrebbe nel vuoto assoluto dell'iniziativa di governo". "Il governo dica cosa vuole fare per mettere in campo una vera strategia di politica industriale per lo sviluppo e l'occupazione", le fa eco la sua collega Carla Cantone, segretaria confederale Cgil. Quello che si segnala dai dati Istat riguarda in particolare il settore manifatturiero tradizionale, ma anche i settori strategici. Non si ferma in questi settori il costante ricorso alla cassa integrazione e il fenomeno della "delocalizzazione", nello specifico di aziende metalmeccaniche e tessili.
Per il segretario confederale della Cisl, Raffaele Bonanni, i nuovi dati sulla produzione industriale sono comunque confortanti, anche se rimangono evidenti le difficoltà di alcuni settori di punta del made in Italy, come per esempio il calzaturiero. Il sindacalista cislino punta sulla concertazione e dice che finché si è in tempo "bisogna riprendere l'iniziativa delle parti sociali con il governo, soprattutto per affrontare il problema della qualità della produzione". E anche per la Uil (Paolo Pirani) si sono accese piccole fiammelle. L'importante, ora, è non farle spegnere.
A guardare più da vicino i dati dell'Istat, emerge l'elemento positivo dei distretti industriali, che pur essendo anch'essi in crisi, fanno registrare una crescita dell'occupazione che non si vede altrove. Mentre infatti nel complesso dell'industria italiana, dal 1991 al 2001 si è registrata una flessione del 14,5%, nei distretti industriali i dieci anni sono stati contrassegnati da una crescita, seppure leggera, dell'1,3%. Dal 2001 a oggi, la crisi ha coinvolto anche i distretti.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …