Paolo Andruccioli: Soldi all'Alitalia tagli sui farmaci

23 Giugno 2004
Via libera al prestito ponte per l'Alitalia e al decreto taglia spese per i farmaci, mentre sulle pensioni si procede verso l'approvazione della delega previdenziale. Grande attivismo ieri del consiglio dei ministri. Nonostante le spaccature e le tensioni interne, in particolare tra il ministro Tremonti e An che cerca di ridurre come può lo strapotere del responsabile dell'economia e tra il ministro Maroni e tutta la coalizione, il governo riesce a mettere in campo alcuni provvedimenti. Il tentativo è quello di preparsi alla scadenza del Dpef e alla minaccia dell'early warning europeo. Il vicepresidente Gianfranco Fini, che si sta adoperando per far passare al più presto la riforma delle pensioni, spinge anche verso misure di politica economica che evitino la manovra correttiva e ieri ha detto che l'obiettivo del 3% sarà raggiunto. Nel frattempo si mette mano alla spesa statale, tagliando prima di tutto nei settori sociali come quello sanitario. Per Alitalia si è invece deciso di salvare il salvabile e contro le posizioni della Lega e del ministro Maroni si è optato per il prestito ponte. Si tratta di un prestito di 500 milioni di euro che dovranno essere finanziati dal governo, con un successivo decreto di garanzia del ministero del Tesoro che renderà dunque operativo il prestito, per ora solo virtuale. Lo scontro dentro il governo è stato durissimo e il ministro del welfare che ne è uscito sconfitto ha dichiarato che il suo governo ha varato un provvedimento sbagliato. Positive invece le reazioni delle opposizioni e dei sindacati. Secondo i Verdi è stato bloccato il tentativo della Lega di far fuori la compagnia di bandiera. Per la Cgil, il decreto potrebbe essere una base di partenza per riaprire il negoziato sul destino della compagnia aerea.
Intanto si taglia nel settore della sanità. Con il sistema del "taglia-spese", introdotto con la legge finanziaria berlusconiana, via libera al decreto sui farmaci. Ieri il consiglio dei ministri ha infatti deciso di bloccare la spesa dello Stato per le medicine. Ogni euro che sforerà il tetto fissato di spesa sarà quindi automaticamente girato alle industrie farmaceutiche e alle Regioni. Il decreto varato ieri dal governo prevede che la spesa in più sarà divisa: 60% a carico dell'industria farmaceutica e 40% a carico delle Regioni.
Dalle anticipazioni che sono circolate ieri sera si è saputo che dovrebbe essere di 495 milioni di euro la quota di deficit farmaceutico che dovrà essere ripianato dall'industria farmaceutica nella percentuale del 60%. Il decreto, si legge in una nota del ministero, "si è reso necessario a causa dell'aumento della spesa farmaceutica a carico del servizio sanitario nazionale. L'aumento si sarebbe evidenziato soprattutto nel primo trimestre del 2004 in tutte le Regioni". In realtà le Regioni si sono poi attivate e la stragrande maggioranza ha riportato la spesa sotto controllo. Tre Regioni sono invece ancora in forte sofferenza: il Lazio, la Campania e la Sicilia. Sempre secondo le precisazioni ufficiali di ieri, il decreto approvato da Palazzo Chigi non costituirebbe un taglio non programmato della spesa farmaceutica, ma l'applicazione di una norma già prevista di cui il decreto è solo la definizione del metodo di calcolo.
Ma anche se non si tratta di un taglio imprevisto e non annunciato, è chiaro che gli effetti dell'applicazione del sistema "taglia-spese" nel settore sanitario protrebbe produrre effetti negativi per migliaia di cittadini. Scaricando infatti sulle Regioni e sulle industrie farmaceutiche tutto quello che sfora dal tetto di spesa prefissato, potrebbe produrre due effetti separati o che si potrebbero anche sommare. Da una parte le Regioni, aumentando i carichi di spesa potrebbero essere tentate di aumentare nuovamente i ticket sui farmaci. Dall'altra le industrie farmaceutiche - che avevano chiesto di ripartire le spese anche con i farmacisti - potrebbero essere tentate nel prossimo futuro di aumentare il prezzo delle medicine che risultano fuori dal prontuario farmaceutico nazionale. Ieri il presidente di Farmindustria, Federico Nazzari, ha definito "immatura" e "non urgente" l'approvazione del decreto sul ripiano della spesa. "Si poteva tranquillamente aspettare - dice Nazzari - una verifica sui conti di maggio e giugno". Intanto il decreto varato ieri stabilisce anche che l'onere a carico del servizio sanitario nazionale per l'assistenza farmaceutica convenzionata resta fissato anche per quest'anno al 13% delll'importo della spesa sanitaria complessiva.
‟È presto per valutare gli effetti del provvedimento - spiega Beniamino Lapadula, responsabile economico della Cgil - ma è chiaro che se le industrie decideranno di aumentare i farmaci lo faranno per quelli fuori dal prontuario. L'obiettivo è sempre quello di fare cassa. In ogni caso si deve anche tenere conto che quasi tutte le regioni hanno ormai messo sotto controllo la spesa farmaceutica che aveva avuto un impennata all'inizio dell'anno”.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …