Paolo Andruccioli: "Ormai è saltato il potere d'acquisto"

09 Luglio 2004
Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, boccia la manovra del governo e parla della concertazione che la nuova Confindustria di Luca Cordero di Montezemolo ripropone ai sindacati. Per il leader dei metalmeccanici, bisogna andare oltre le parole e le buone intenzioni. "La concertazione va bene - dice - se è un varco per uscire dalla chiusura totale degli ultimi anni, ma il problema è quello di entrare nel merito. Se si procede a suon di fiducia come sulle pensioni e si ripropone la politica dei bassi costi, non mi pare che si possa parlare realisticamente di patto sociale".

Rinaldini, partiamo allora dalla manovra del governo. Che cosa si prospetta?
Non è in crisi solo un governo che ha perso il suo ministro dell'economia. È entrata in crisi un'idea della crescita e dello sviluppo che era fondata su una politica economica all'insegna dei costi. Questo determina - anche alla luce delle nuove misure correttive - un effetto sugli equilibri politici perché è evidente il tentativo dei soggetti forti (non solo a livello politico) di utilizzare ciò che hanno acquisito in questi anni. C'è un tentativo di stabilizzazione politica con nuovi intrecci di alleanze. Su questo io penso che non sono accettabili soluzioni di carattere bipartisan per gestire questa fase.

Che cosa sarebbe dunque necessario?
Credo sia necessario rendere evidenti le alternative sociali e politiche che sono in campo, tanto più se andiamo, come sembra, incontro alle elezioni anticipate.

C'è però - ora - la manovra economica del governo e suoi sviluppi..
Un sindacato non può vedere scisse le parti della manovra e della politica economica. È infatti evidente che per noi dovranno stare insieme la politica industriale, le politiche del lavoro e la redistribuzione del reddito. In una fase come questa, con la riforma delle pensioni che arriva in porto, il Dpef in vista e una manovra da 7,5 miliardi di euro è necessario che il movimento sindacale sia in campo con le sue posizioni. C'è stato uno sciopero generale e sarebbe assurdo ora delegare tutte le questioni in ballo alle forze politiche. Esiste cioè un problema di svolta reale della politica economica, con la previsione di un forte intervento pubblico. È necessario contemporaneamente combattere la precarietà contrastando la legge 30, condizione indispensabile per arrivare a chiederne l'abrograzione. Per quanto riguarda la redistribuzione del reddito, non è più accettabile qualsiasi logica che di fatto svalorizzi il ruolo del contratto nazionale e ne diminuisca il potere. Da questo punto di vista, ripeto, non mi pare che ci sia un problema di concertazione e di politica dei redditi. Il problema, caso mai, è quello di riaffermare il ruolo del sindacato.

Sui redditi e la debolezza dei salari mi pare ci sia ormai un consenso unanime. Si riparte da lì?
La riduzione del potere d'acquisto dei lavoratori non è riconducibile ai riferimenti dell'Istat. A parte il fatto che si sarebbe di che discutere sulla natura del paniere che viene utilizzato, ma c'è anche da dire che non si colgono i fenomeni più importanti che stanno sconvolgendo tutto il quadro: con il passaggio del Tfr ai fondi pensione, cambia per esempio il salario e cambiano tutte le poste in gioco quando i lavoratori sono costretti a pagarsi di tasca propria servizi che prima erano offerti dallo Stato. I lavoratori oggi sono costretti a costrursi con il Tfr una pensione integrativa e sono sempre più costretti a pagare altri servizi anche in campo sanitario. E' evidente che questo scolvolgimento cambia tutto il quadro di riferimento quando si parla di potere d'acquisto.

Rinaldini, in questi giorni la Fiom ha approvato un documento in cui ripropone i suoi obiettivi. Come pensi si potrà sviluppare la mobilitazione?
Su tutte queste cose che ho detto è stato già fatto uno sciopero generale. Ora dovremmo prendere decisioni conseguenti a quegli obiettivi visto che la riforma delle pensioni la impongono in un modo peggiore di quello che è stato scelto in Francia e Germania. Decideremo il da farsi per il prossimo sciopero generale. Intanto però vorrei dire una cosa a Montezemolo. Se proprio vuole rilanciare il dialogo ci risponda su due punti: dica che la fase degli accordi separati è finita. E ci dica che cosa ha intenzione di fare per la Fiat. Negli stabilimenti cresce la confusione e si vive una grande incertezza. Il presidente cominci a dire qualcosa su questo, altrimenti la sua, sarà solo una manovra politica.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …