Paolo Andruccioli: Scoppia il nuovo caso del ticket sui farmaci
27 Agosto 2004
La manovra economica per il 2005 batterà i record
storici (forse anche quella di Amato) e sarà il nuovo banco di prova non solo
del ministro Siniscalco, ma di tutto il governo Berlusconi. In ballo - oltre
all'impegno dell'Italia di rispettare i parametri di Maastricht - ci sono anche
altre due questioni esplosive: la necessità impellente di trovare i soldi (24
miliardi di euro, più i costi della riforma fiscale) e l'obbligo di cambiare in
corsa tutto il sistema dei conti pubblici nazionali nel caso in cui andasse in
porto la riforma federalista, che trasferisce le finanze a livello locale. La
delicatezza della situazione spiega il grande caos e il nervosismo che regnano
di nuovo dentro il palazzo. Il neoministro Domenico Siniscalco non nasconde
infatti la sua irritazione per le anticipazioni che sono circolate in questi
giorni. Perfino il ticket unico sui medicinali (che era contenuto in un
documento riservato di undici pagine scritto a fine luglio), viene ora smentito
dal dicastero di via XX settembre, dove ieri si sono recati i due sottosegretari
all'economia, GiuseppeVegas e Gianluigi Magri e poi anche il ministro della
sanità, Girolamo Sirchia, che ha incontrato Siniscalco insieme al ragioniere
generale dello Stato, Vittorio Grilli. Secondo fonti del ministero della sanità,
Sirchia avrebbe smentito categoricamente l'ipotesi che il governo stia lavorando
all'introduzione di un ticket unico nazionale sui farmaci. Una mezza smentita
era arrivata già nella mattinata di ieri dal ministero dell'economia. «Il
ministro dell'economia - si legge in un comunicato - vorrebbe sapere chi sono le
fonti del Tesoro che da giorni producono le idee più stravaganti in materia di
politica economica». Nel pomeriggio, però, incontrando i sottosegretari Vegas
e Magri, lo stesso ministro Siniscalco avrebbe impostato il discorso preliminare
sui risparmi di spesa partendo proprio dai tagli nei settori della sanità,
degli enti locali, del pubblico impiego e dell'acquisto di beni servizi.
Nonostante le smentite ufficiali, l'ipotesi di un ticket unico di 50 centesimi sulle ricette farmaceutiche continua a circolare e produce anche scontri più o meno espliciti all'interno della maggioranza. Il ticket sui farmaci viene spinto dallo staff economico di palazzo Chigi che aveva calcolato in circa 800 milioni di euro la possibile entrata per lo Stato. E' anche ovvio però che in questo settore, oltre i conti, assumono importanza gli effetti politici in termini di crollo di popolarità. Siniscalco non ama presentarsi con il ticket. E in ogni caso il ticket, come ha dichiarato ieri Roberto Polillo della Cgil, «sarebbe solo un espediente per fare cassa subito».
Il ministro preferisce piuttosto presentarsi come il futuro artefice della più grande operazione di privatizzazioni e dismissioni che sia mai stata fatta in Italia. Siniscalco vorrebbe anche ricalcare le orme del suo collega inglese, Gordon Brown, che ha cambiato il sistema di previsione della spesa pubblica (mettendo dei tetti preventivi ai vari ministri) e ha osato intaccare il lavoro nel pubblico impiego. Intervistato dal Financial Times, Siniscalco ha detto che le privatizzazioni saranno autentiche e che il governo non si limiterà a parcheggiare le partecipazioni nella Cassa depositi e prestiti. La Cassa potrebbe però essere «la dimora appropriata per le partecipazioni in industrie strategiche come le Poste. L'intenzione del governo è dunque quella di accelerare il programma di privatizzazioni (sono in corso vari gruppi di lavoro) attraverso cartolarizzazioni di crediti, vendite di immobili e ulteriori cessioni di quote in aziende pubbliche.
Se tutto questo non bastasse, c'è da tenere in considerazione anche gli effetti del federalismo. La riforma potrebbe trasformarsi infatti in un vero e proprio terremoto per le finanze pubbliche. Lo mette in evidenza anche l'economista della banca d'affari Morgan Stanley, Vincenzo Guzzo, intervistato ieri dall'agenzia AdnKronos. La finanziaria e il federalismo, sostiene Guzzo, potrebbero piegare ulteriormente l'Italia. In particolare sul federalismo, Guzzo dice che la riforma va valutata molto attentamente. «Mi pare - dice l'economista - che la politica italiana non abbia valutato le conseguenze effettive della legge. Trasferire così tanti poteri dall'oggi al domani è quasi impensabile.
Nonostante le smentite ufficiali, l'ipotesi di un ticket unico di 50 centesimi sulle ricette farmaceutiche continua a circolare e produce anche scontri più o meno espliciti all'interno della maggioranza. Il ticket sui farmaci viene spinto dallo staff economico di palazzo Chigi che aveva calcolato in circa 800 milioni di euro la possibile entrata per lo Stato. E' anche ovvio però che in questo settore, oltre i conti, assumono importanza gli effetti politici in termini di crollo di popolarità. Siniscalco non ama presentarsi con il ticket. E in ogni caso il ticket, come ha dichiarato ieri Roberto Polillo della Cgil, «sarebbe solo un espediente per fare cassa subito».
Il ministro preferisce piuttosto presentarsi come il futuro artefice della più grande operazione di privatizzazioni e dismissioni che sia mai stata fatta in Italia. Siniscalco vorrebbe anche ricalcare le orme del suo collega inglese, Gordon Brown, che ha cambiato il sistema di previsione della spesa pubblica (mettendo dei tetti preventivi ai vari ministri) e ha osato intaccare il lavoro nel pubblico impiego. Intervistato dal Financial Times, Siniscalco ha detto che le privatizzazioni saranno autentiche e che il governo non si limiterà a parcheggiare le partecipazioni nella Cassa depositi e prestiti. La Cassa potrebbe però essere «la dimora appropriata per le partecipazioni in industrie strategiche come le Poste. L'intenzione del governo è dunque quella di accelerare il programma di privatizzazioni (sono in corso vari gruppi di lavoro) attraverso cartolarizzazioni di crediti, vendite di immobili e ulteriori cessioni di quote in aziende pubbliche.
Se tutto questo non bastasse, c'è da tenere in considerazione anche gli effetti del federalismo. La riforma potrebbe trasformarsi infatti in un vero e proprio terremoto per le finanze pubbliche. Lo mette in evidenza anche l'economista della banca d'affari Morgan Stanley, Vincenzo Guzzo, intervistato ieri dall'agenzia AdnKronos. La finanziaria e il federalismo, sostiene Guzzo, potrebbero piegare ulteriormente l'Italia. In particolare sul federalismo, Guzzo dice che la riforma va valutata molto attentamente. «Mi pare - dice l'economista - che la politica italiana non abbia valutato le conseguenze effettive della legge. Trasferire così tanti poteri dall'oggi al domani è quasi impensabile.
Paolo Andruccioli
Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …