Gianni Riotta: La doppia amnesia

23 Settembre 2004
L'Assemblea delle Nazioni Unite si apre mentre la storia cambia il mondo senza requie e fa apparire nel suo vortice i leader piccini, schiacciati dalle sfide future. Tra cinque anni la Cina sarà gigante economico grande quanto due Germanie. Tra mezzo secolo Cina e India saranno Paesi leader della produzione e non si accontenteranno del primato di ricchezza. La democrazia, che metteva boccioli alla fine del millennio scorso, avvizzisce. Forse l'ex consigliere della Casa Bianca Zbigniew Brzezinski esagera a considerare Vladimir Putin "Mussolini a Mosca" e la Russia "fascismo con i pozzi di petrolio", certo la svolta autoritaria del Cremlino è passata nell'impacciato silenzio del mondo. La diaspora dei Paesi atlantici, l'offensiva del terrorismo e il caos seguito alla guerra unilaterale in Iraq, il perdurare delle ingiustizie e delle epidemie chiamerebbero a una fase di unità vera, come alla fondazione dell'Onu. Purtroppo poco di questo spirito aleggiava ieri su New York. Il segretario generale Kofi Annan s'è appellato nel suo discorso alla "forza della legge" per prevenire gli abusi contro i diritti civili, dimenticando però che la messe diabolica dei genocidi, delle torture e delle discriminazioni, dal Darfur alla Birmania, è protetta dalla "legalità" di regimi che siedono all'Onu e che, come il Sudan, fanno magari parte della Commissione diritti umani. Stilando la malinconica lista di violazioni del codice umanitario, Annan ha fatto bene a includere le sevizie nel carcere di Abu Ghraib contro i detenuti iracheni, trascurando però di notare che, in quel caso, almeno i responsabili pagano davanti alla corte marziale, mentre coperture e complicità lasciano impunito chi scanna volontari innocenti a Falluja, stupra fanciulle a Grozny, deporta musulmani cinesi. Anche il presidente George W. Bush ha avuto un momento felice, evocando dal podio "il giovane secolo della libertà" e ribadendo che solo Paesi dove sono radicate libertà e giustizia possono negoziare patti di pace duraturi. Bush dimentica però che la carica solitaria a Bagdad ha alienato troppe simpatie alla causa americana e non basta un appello isolato, in campagna elettorale, a recuperare il consenso perduto irridendo l'Onu come "circolo del dibattito". Molti ambasciatori hanno stretto furtivamente la mano alla sorella del candidato democratico Kerry, funzionaria Onu, mormorando "Speriamo vinca suo fratello". Schiacciato tra Annan e Bush, ha parlato anche il presidente brasiliano Lula che, abbandonati i panni del populista, propone un'agenda moderata, riforma del Consiglio di Sicurezza aperta ai Paesi nuovi, G8 a 24 posti, sviluppo economico e tolleranza come ricetta contro la miseria. All'Onu il pianeta sembrava diviso in due satelliti, uno piccolo ma irto di antenne tv, ipnotizzato dai campi di battaglia in Iraq e dai torti e ragioni presunti di quella campagna, l'altro enorme e senza voce, che prepara la storia, i poteri, gli equilibri di un'economia globale che moltiplichi la ricchezza, apprestandosi al referendum cruciale: il "secolo giovane" sarà libero o sprofonderà nella palude di un totalitarismo mal truccato da civiltà? Ignorando il dilemma, i grandi della Terra hanno sprecato ieri un'opportunità preziosa.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …