Paolo Andruccioli: Tutte le strade portano al pedaggio

05 Ottobre 2004
Solo il presidente della camera, Pierferdinando Casini, crede che si possa ancora essere elastici sulla questione dei "tetti". Ieri, infatti, presentando ai deputati (pochi in realtà) dell'aula di Montecitorio il ministro dell'economia, Domenico Siniscalco, Casini ha detto. "Ministro, parli pure, non le metteremo un tetto del 2 per cento alla discussione". Il ministro ha ringraziato e poi ha cominciato a parlare, prendendola alla larga, ovvero parlando delle cifre macroeconomiche mondiali, le previsioni di crescita dei Pil negli Usa, in Eurolandia e in Cina, la bassa inflazione che si profila all'orizzonte come buona notizia per tutti: stati, investitori, cittadini. Poi, il ministro dai toni cortesi, ha ribadito con tutta la nettezza possibile che le spese, tutte le spese (e sono ottomila le voci del bilancio dello stato) dovranno essere contenute entro l'ormai famoso tetto. Siniscalco non ha risposto quindi a Casini, che alla vigilia dell'audizione del ministro aveva espressamente chiesto chiarezza sui singoli interventi e sull'incidenza di questo metodo sulle leggi vigenti. Il ministro non ha risposto e il presidente ha dovuto rimandare a un altro momento (all'audizione in commissione) il chiarimento richiesto. Ieri però, con l'avvio ufficiale dell'iter parlamentare della legge finanziaria per il 2005 e la presentazione delle relazioni tecniche e degli allegati, si sono capite cose nuove soprattutto per quanto riguarda il capitolo entrate. Una delle novità più rilevanti di questa finanziaria, oltre alla cosidetta "manutenzione" della base imponibile, riguarda le nuove forme di gabelle che il governo ha in mente. Da una parte si scarica sugli enti locali la necessità di aumentare l'Ici, dall'altra si pensa di mettere caselli autostradali per far pagare un pedaggio sia sulle strade statali, sia su raccordi stradali come il Gran Raccordo Anulare di Roma. Se andasse in porto l'operazione - che però ha già suscitato un vespaio - solo sul congestionato raccordo di Roma comparirebbe un'ottantina di caselli. Il comma 19 dell'articolo 35 della finanziaria spiega nella relazione tecnica che "a seguito del trasferimento della rete viaria alle Regioni e agli Enti locali, allo Stato fanno capo 20.590 chilometri di rete viaria ordinaria, gestita da Anas, che comprende, accanto ai 20.200 chilometri circa di strade statali, 370 chilometri circa di raccordi autostradali, il 94% dei quali classificati come autostrade senza pedaggio". Nella relazione tecnica della finanziaria si spiega anche che oltre ai 20.590 chilometri di strade, Anas gestisce direttamente circa 869 chilometri di rete autostradale sulla quale gli utenti oggi transitano a titolo gratuito. Per questo sarà necessario far pagare tutti gli automobilisti e motociclisti che si avventureranno sul Gra, il Gran Raccordo Anulare di Roma, sull'autostrada che collega Roma all'aeroporto di Fiumicino, sulla A3, la famosa (in quanto a intasamenti e incidenti) Salerno-Reggio Calabria e poi anche sulla A19, la Palermo-Catania e sulla A29, la Palermo-Mazzara del Vallo.
Dai conti realizzati dai tecnici del ministero, si prevede che l'ipotesi di pedaggio potrebbe riguardare circa 1500 chilometri di strade statali tra quelle già funzionanti e quelle che devono ancora essere costruite o ultimate. Ci sono poi anche dei calcoli sulle possibili entrate dell'altra operazione che sta per essere avviata: la vendita delle strade, novità anche questa assoluta nella storia della politica economica, visto che finora si era sempre parlato di concessioni e non di vendita diretta a qualcunaltro (seppure società controllate direttamente o indirettamente dallo Stato) del patrimonio pubblico: circa 3 miliardi di euro. Il calcolo è stato fatto assumendo una concessione quarantennale analoga a quella del Gruppo Autostrade.
Novità anche sul fronte ambientale. Il governo ha intenzione di avvalersi di società per azioni esistente, controllata direttamente o indirettamente dallo stato per una convenzione sul dissesto idrogeologico. Lo stato annuncia quindi di ritirarsi anche dalla protezione civile e - se dovesse andare in porto la norma sulle assicurazioni obbligatorie contro le calamità naturali a spese dei proprietari di casa, il cerchio sarebbe chiuso. Neanche il bene pubblico del territorio su cui abitiamo è più pubblico. Ognuno con la sua piccola assicurazione per la casa e società esterne allo stato per l'intervento in caso di calamità. Il perimetro della cosa pubblica è sempre più piccolo.

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …