Paolo Andruccioli: Finanziaria. Pedaggi sulle strade? No, solo "ombre"

06 Ottobre 2004
È la finanziaria dei misteri e delle gaffe. Dopo la valanga di reazioni negative all'idea di introdurre nuovi pedaggi su autostrade e sui raccordi intorno alle città, tipo il Grande raccordo anulare di Roma, ieri mattina il Mef, il ministero dell'economia e delle finanze, ha diffuso un comunicato stampa in cui si conferma la volontà di dare in cessione circa 1500 km di strade statali, tra quelle in esercizio e quelle in costruzione, a una società che è "al di fuori del perimetro della pubblica amministrazione", ma comunque controllata direttamente o indirettamente dallo stato. Si daranno in cessione le strade dunque, ma non ai privati, ma appunto a una società controllata, quasi sicuramente la Infrastrutture Spa. Il tutto per ottenere un introito di 3 miliardi di euro, che comunque - è sempre la versione ufficiale di via XX settembre - non rappresenta pedaggi per gli automibilisti, "ma è il prezzo pagato dalla società acquirente a seguito della cessione". Il ministero cerca quindi di cancellare il termine pedaggi che comunque è stato usato abbondantemente nella stesura della legge finanziaria, sia nell'articolato, che nella relazione tecnica. "La remunerazione dell'investimento - si affretta ora a precisare il ministero - non grava sugli automobilisti" e avverrà piuttosto attraverso i "pedaggi ombra", in inglese shadow toll. Siniscalco, che ci sta abituando alla terminologia finanziaria inglese avendo importato da Gordon Brown anche il metodo dei tetti di spesa, spiega che il pedaggio ombra sarà pagato dallo stato alla società che acquisterà la concessione attraverso l'erario. Insomma una tremenda partita di giro: lo stato offre in concessione le strade per mettere (subito) in bilancio 3 miliardi di euro; dopodiché pagherà con gli interessi, anno per anno, il dovuto alla società concessionaria attraverso l'erario (cioè sempre attraverso i soldi dei cittadini).
Non è chiaro a questo punto se il pedaggio vero, non quello ombra, sarà cancellato. Perché, sempre dalle interpretazioni che sono circolate ieri si è anche ipotizzato che eventualmente la concessionaria potrebbe chiedere dei pedaggi reali non tanto agli automobilisti di passaggio, ma alle aziende che usano le strade per portare le loro merci negli stabilimenti. Altro brivido per tutti gli automolibilisti e per le centinaia di persone addette al grande trasporto delle merci (basta fotografare ogni mattina le nostre strade per vedere la fabbrica semovente) è scaturito dal testo della relazione tecnica della finanziaria laddove si dice che i 3 miliardi si ricaveranno applicando un interesse del 7,5% (quindi molto più alto di quello dei Bpt trentennali) e su un calcolo basato su "un ricavo medio per km pari a circa 0,68". Che cos'è questo 0,68? Difficile trovare spiegazioni attendibili. Lo potrebbe spiegare bene solo l'estensore del testo. Qualcuno aveva pensato a 0,68 euro per km che però sarebbe una misura spropositata: per circa 70 km di raccordo a Roma si pagherebbero sui 45 euro. C'è chi questi km li macina ogni giorno. Altri parlano dello 0,68 come un moltiplicatore. In ogni caso, sempre stando al testo della finanziaria, il pedaggio o ticket sarebbe quantomeno equiparato a quello che paghiamo in autostrada. Per fortuna via XX settembre ci tranquillizza tutti: solo pedaggi ombra.
Le smentite e le controsmentite in realtà non tranquillizzano nessuno, anche perché ieri un altro ministro della repubblica, Antonio Marzano (attività produttive) ha ipotizzato un abbonamento per chi usa spesso le strade statali, sul modello della Svizzera. "Lo proporrò - ha spiegato ieri Marzano da Venezia - per chi usa più spesso le strade statali e quindi le usa per motivi di lavoro, per trasporto merci".
Non c'è solo il mistero dei pedaggi e dei tre miliardi che comunque potrebbero essere messi in discussione se l'operazione finanziaria immaginata imboccherà altre strade. Le cose da chiarire sono ormai una valanga e perfino Giorgetti, il presidente leghista della commissione bilancio della Camera, chiede che entro la prossima settimana il governo chiarisca tutto in parlamento, a partire dal quadro completo delle voci di spesa. Sempre secondo Giorgetti, sono aleatorie alcune entrate messe in manovra come posta, ma che che potrebbero svanire all'ultimo momento. Anche sugli studi di settore e dalla manutenzione della base imponibile le incertezze cominciano a farsi molto concrete. Così se proprio sarà costretto, il governo confermerà i pedaggi. In questo caso, ha sentenziato brillantemente il viceministro Adolfo Urso, "i cittadini capiranno".

Paolo Andruccioli

Paolo Andruccioli (Roma, 1955) scrive sulla pagina economica del quotidiano "il manifesto", è stato caporedattore dello stesso giornale e direttore responsabile della rivista di dibattito politico-teorico "Il Passaggio" e della …